Una recente sentenza della Corte costituzionale (la numero 156/2025) ha stabilito che il diritto di costituire rappresentanze sindacali aziendali (Rsu) spetta non solo alle organizzazioni firmatarie dei contratti collettivi ma anche alle associazioni più rappresentative dei lavoratori sul piano nazionale. Questa decisione potrebbe cambiare il quadro dei poteri di rappresentanza all’interno delle imprese. Il paletto fissato dalla Suprema Corte è quello di “dimostrare di possedere tutti i requisiti di legge per il riconoscimento ufficiale in base al numero degli iscritti e alla loro presenza in azienda e nel territorio”. La questione della rappresentanza sindacale nell’azienda di Viale Mazzini affonda all’iniziativa di Arturo Diaconale, all’epoca segretario dell’associazione Stampa romana, di Paolo Cantore e Paola Angelici, componenti del Consiglio nazionale della Federazione della stampa, guidata dagli esponenti della corrente “giornalisti democratici”). Era il 6 settembre del 1994 quando Paolo Cantore da queste colonne lanciava la battaglia per la difesa del pluralismo con lo slogan: “I Cento chiedono di non essere imbavagliati”. All’interno delle strutture Rai nacque il movimento dei “Cento” che si allargò a centinaia di iscritti indipendenti al fine di contestare l’orientamento politico e non sindacale dell’Usigrai guidato da Giuseppe Giulietti e poi da Roberto Natale (ora consigliere in quota partiti della sinistra dopo essere stato portavoce dell’ex presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini).
I vertici di viale Mazzini impedirono al “Movimento dei Cento” di ricevere la quota d’iscrizione come avveniva per l’Usigrai e di partecipare alla Commissione paritetica. Un monopolio protratto nel tempo. Contro il quale è nato 2 anni fa il gruppo Unirai, che si è organizzato anche nelle sedi regionali. Non avendo, però, mai firmato contratti collettivi era escluso dalla possibilità di formare vere rappresentanze sindacali dentro l’azienda e svolgere tutte le azioni di tutela per i propri iscritti.
La sentenza della Corte costituzionale apre le porte al pluralismo, abbatte in Rai un monopolio non più sostenibile nell’azienda pubblica. Secondo una valutazione del segretario Unirai Francesco Palese si tratta “di una pronuncia che per quanto riguarda la Rai spazza via ogni residua pretesa di esclusività da parte del sindacato storico e riafferma con il principio del pluralismo sindacale, senza esclusioni arbitrarie”. Già diversi tribunali del lavoro avevano anticipato questo orientamento ma la Corte lo sancisce in maniera definitiva, ponendo fine a interpretazioni discriminatorie, in linea con i principi fissati dallo Statuto dei lavoratori. I dirigenti di Unirai hanno precisato di possedere i requisiti richiesti dalla Corte. Il gruppo giornalistico è federato alla Cisal che, come confederazione, rientra tra le associazioni più rappresentative a livello nazionale.
Aggiornato il 03 novembre 2025 alle ore 17:28
