È puro e insano egoismo quello che Evelina Sgarbi tenta astutamente di celare dietro gli improvvisi slanci di amore filiale manifestati in queste ultime ore. La richiesta presentata al tribunale civile di Roma per sottoporre il padre ad amministratore di sostegno, e le continue uscite pubbliche tese a rivendicare un diritto di mera natura patrimoniale venduto a buon mercato come una rassicurante offerta di aiuto, sono sintomo di una condizione di perdurante protagonismo che affligge insanabilmente da settimane l’ultimogenita del noto critico d’arte. L’irrefrenabile desiderio di regalare a tutti i costi un tutore al padre, risponde infatti a un’esigenza personale della stessa Evelina: preservare il patrimonio accumulato negli anni da Vittorio Sgarbi da qualsivoglia decisione idonea a ledere in qualche modo il suo interesse patrimoniale di figlia. In buona sostanza, Evelina teme dunque che il padre possa destinare parte dei suoi averi per fini diversi dalla mera successione ereditaria. Situazione, questa, che giocherebbe inevitabilmente a sfavore suo e degli altri eredi diretti del critico d’arte. Per scongiurare tale eventualità, la più giovane delle figlie di Vittorio Sgarbi punta convinta alla soluzione amministrazione di sostegno, probabilmente incurante del fatto che la nomina di un tutore rappresenterebbe per il padre la totale negazione della sua stessa essenza liberale, libera, libertaria.
Vittorio Sgarbi, e questo la capricciosa Evelina con ogni probabilità non l’ha ancora adeguatamente compreso, incarna da sempre la massima esaltazione del principio di libertà individuale. Come i frutti del suo genio creativo sono parte di un ingentissimo patrimonio collettivo che non può essere banalmente ridotto a una delle innumerevoli contese familiari legate a stupide beghe ereditarie. Per chi, come Vittorio, la libertà ha sempre rappresentato un valore autentico, supremo e inalienabile il pilota automatico non può e non deve essere un’alternativa ammissibile. Il critico d’arte, pertanto, dovrebbe poter continuare a disporre liberamente di tutte le proprie libertà, e quell’ambito patrimonio esclusivamente frutto del suo smisurato talento artistico restare anch’esso libero e fruibile, possibilmente rimanendo tale anche dopo Sgarbi e l’esauribile ciclo terreno. Il genio sopravviva agli interessi materiali, alla burocrazia e alla carne. Il mito non sia soffocato dalla cupidigia, dalla convenienza e dell’egoismo.
Aggiornato il 03 novembre 2025 alle ore 10:31
