Livori social anti-Giubileo

Sono orgogliosamente laico. Credo che nessuna religione debba avere influenze o ingerenze nelle questioni politiche o in generale nelle vicende dello Stato. Ma questo non mi impedisce di guardare con ammirazione alle attività che stanno avendo luogo a Roma in quest’anno giubilare. La settimana scorsa è stata la volta del Giubileo dei giovani, che ha visto la partecipazione di centinaia di migliaia di ragazzi e ragazzi di tutto il mondo a numerosi eventi svolti a San Pietro e a Tor Vergata (in particolare l’incontro del sabato con il papa e la messa domenicale). Non è la prima volta che Roma ospita questa mole di pellegrini. Sono mesi – dalla morte di Papa Francesco, all’elezione di Leone XIV, se non dall’inizio stesso del Giubileo a dicembre 2024 – che la Capitale attira fedeli e turisti (che, numeri alla mano, non sono poi così tanti). Ormai tante persone vivono nel mondo parallelo dei social e si informano di ciò che li circonda soltanto vedendo video di TikTok o storie di Instagram. La settimana del Giubileo dei giovani è stata però narrata dai social in maniera pericolosamente polarizzata.

Da una parte l’entusiasmo incontenibile dei giovani cattolici, la presenza alle celebrazioni, la gioia di incontrare il papa e i tanti religiosi influencer invitati a Roma. Dall’altra, ed è questo l’oggetto della mia riflessione, la vera e propria avversione di tanti cittadini, soprattutto romani, e turisti, verso i ragazzi del Giubileo. A vedere certi video sembrava che Roma fosse in guerra, sotto le bombe. Il trend patetico della settimana vedevo qualche individuo, probabilmente con livelli patologici di frustrazione e invidia, filmare i ragazzi cantare canzoni religiose in metro con frasi come “Sto andando al lavoro e mi trovo questi infervorati davanti” oppure “Per colpa del loro amico immaginario non posso riposarmi”, alludendo, con l’espressione “amico immaginario”, a Dio. Sembra che certi romani abbiano realizzato soltanto questa settimana che prendere la metro a Roma non è come prenderla a Tokyo, dove l’unico suono concesso è quello delle porte dei vagoni che si aprono in stazione.

A Roma prendere la metro all’ora di punta può davvero essere un’esperienza paranormale, eppure certa gente ha aspettato un evento (religioso) per gettare livore su persone soltanto felici e spensierate. Il tono di molti commenti è ancora più raccapricciante: “A una certa sono andato davanti a questi che cantavano e ho iniziato a bestemmiare” oppure “Non ho resistito e gli ho detto di stare zitti. Quanto ho goduto”. È bello prendersela con persone innocue. Ma sono convinto, convintissimo, che nessuno di questi paladini dell’ordine pubblico avrebbe il coraggio di chiedere di abbassare la voce a qualche gruppetto di cosiddetti “maranza”, risaputamente inclini a fare casino, così come non si permetterebbe di rimproverare i tanti borseggiatori che davvero rendono la metro di Roma un inferno. Mi sono capitati centinaia di video, la settimana scorsa, con commenti scritti da gente con il fegato avvelenato, che non aspettavano altre che un evento così tanto gioioso per diffondere odio e frustrazione.

Ma si sa, la religione e la fede fanno questo e altro. Ho avuto la percezione che tra i giovani – e mi riferisco ovviamente a quelli dei trend di odio verso il Giubileo – ci sia un livello preoccupante di avversione al sacro. Esiste la libertà di credere così come esiste la libertà di essere atei o agnostici. Ma quando la presunta libertà di espressione, che talvolta è una concessione sopravvalutata, sconfina della vera e propria violenza verbale come quella che ho percepito giorni fa, c’è un problema. La fede viene vista come qualcosa da “sfigati”, da “infervorati” o da gente “medievale”. La tendenza attuale vuole la fluidità, il materialismo sfrenato, la sterilità spirituale, e i social stanno offrendo terreno fertile per questa deriva tutta occidentale. La percezione è che tante persone hanno visto in questo giubileo giovanile soltanto una seccatura, quando vivere a Roma è ormai insostenibile da più di dieci anni, con problemi cronici nell’ambito della mobilità, dei trasporti, della sicurezza pubblica e della criminalità. Vorrei consigliare ai tanti odiatori del Giubileo di usare la stessa rabbia per realizzare servizi giornalistici nei luoghi di degrado, spesso in pieno centro, dove si rischia la vita per dire a qualcuno di non fare casino. Troppo facile chiedere silenzio a dei ragazzi che cantano.

Aggiornato il 06 agosto 2025 alle ore 11:19