Bomba atomica: cambio di paradigma

Erano le 8.15 del mattino del 6 agosto 1945, quando un bombardiere statunitense, Enola Gay B29, dopo un volo di sei ore giunse sulla città giapponese di Hiroshima, importante centro industriale e militare, sganciando un ordigno atomico. Non era mai accaduto nella storia che l’uomo avesse a disposizione e decidesse di utilizzare un’arma a tal punto distruttiva (una bomba a fissione con base di uranio-235) da uccidere in pochi secondi 80mila persone, mentre a causa delle forti radiazioni nel giro di quattro mesi il numero delle vittime salì a oltre 140mila. L’esplosione generò un’onda durto devastante accompagnata da una luce accecante e da una temperatura che raggiunse diversi milioni di gradi Celsius. La potenza fu pari a circa 15 kiloton di Tnt. Si scatenò una tempesta di fuoco che distrusse quasi per intero la città, con pesanti ripercussioni in un raggio di circa 1,6 chilometri. Tre giorni dopo, il 9 agosto, si replica. Un’altra bomba di potenza superiore rispetto alla prima (plutonio-239) cade su Nagasaki causando un numero altrettanto spaventoso di vittime: 45mila per salire a 80mila nei mesi successivi. Dopodiché, il 15 agosto il Giappone dichiarò la resa.

Non furono da meno le ricadute a lunga distanza nel tempo. Si calcola che morirono in centomila negli anni a venire per avere sviluppato tumori e malattie genetiche a causa delle radiazioni. Quel 6 agosto si scoprì che la scienza aveva messo nelle mani dell’uomo uno strumento in grado di distruggere l’intera umanità. Ciò che era accaduto nei mesi precedenti, ovvero battaglie cruente come quelle di Midway, Guadalcanal e Iwo Jima al cospetto dell’atomica assumeva un carattere decisamente secondario. Si giunse alla decisione di sganciare l’atomica sulle città giapponesi subito dopo il successo del test effettuato il 16 luglio 1945 nel deserto del New Mexico. Si discute ancora oggi sui motivi che portarono il presidente Harry S. Truman ad autorizzare un’operazione tanto estrema, nonostante i dilemmi morali avanzati dagli stessi scienziati che lavorarono al progetto Manhattan. Del resto, non vi era più il timore che la Germania nazista potesse giungere prima degli Stati Uniti alla costruzione dell’atomica. La Seconda Guerra mondiale si era già conclusa con la sconfitta della nazione tedesca.

La ragione principale, secondo la versione fornita dall’Amministrazione americana, nasceva dalla necessità di accelerare la chiusura del conflitto anche sul fronte orientale dove la determinazione dell’esercito nipponico faceva supporre tempi ancora molto lunghi prima della fine delle ostilità. È assai probabile, invece, che il ricorso all’arma nucleare sia stato indotto da un’altra motivazione appartenente più all’ordine politico che a quello militare. Infatti, molti studiosi concordano nel ritenere che gli Stati Uniti alla vigilia della Guerra fredda volessero mandare all’Unione sovietica di Iosif Stalin un chiaro messaggio sulla propria potenza, l’unica all’epoca a carattere atomico. Oggi sono nove i Paesi nei cui arsenali giacciono bombe nucleari (con tredicimila testate ) dotate di una capacità distruttiva di gran lunga superiore rispetto a quelle esplose su Hiroshima e Nagasaki. A distanza di 80 anni da quei tragici giorni di agosto e nonostante i diversi tentativi di disarmo la corsa all’atomica non si arresta. Il rischio di proliferazione e di un uso anche solo accidentale rimane una minaccia costante per il mondo intero.

Aggiornato il 31 luglio 2025 alle ore 16:26