La Quarta Mafia: viaggio nel cuore oscuro della Puglia

Un’ombra si allunga sulla Puglia, una terra di ulivi secolari, coste mozzafiato e antiche tradizioni. È l’ombra della mafia, una presenza cangiante e pervasiva che, lontana dai riflettori che illuminano altre organizzazioni criminali, ha saputo evolversi e radicarsi nel tessuto sociale ed economico della regione. Dalle origini contrabbandiere a una moderna holding criminale, la mafia pugliese, o “Quarta Mafia”, continua a rappresentare una ferita aperta e una sfida costante per lo Stato e la società civile.

Dalle sigarette alle estorsioni: la genesi di un potere criminale

La storia della mafia pugliese non affonda le sue radici in epoche lontane come Cosa Nostra siciliana o la ’Ndrangheta calabrese. La sua ascesa è un fenomeno relativamente recente, che prende forma e si struttura tra gli anni Settanta e Ottanta. Inizialmente, la criminalità locale era dedita principalmente al contrabbando di sigarette, un’attività estremamente redditizia che trasformò le coste pugliesi in un crocevia di traffici illeciti con i Balcani. Questo business, sebbene illegale, per un certo periodo ha goduto di una sorta di tacita accettazione sociale, offrendo lavoro a centinaia di persone in un’economia spesso in affanno.

La svolta avviene all’interno delle carceri. È qui che i malavitosi locali entrano in contatto con esponenti di spicco della Camorra e della ‘Ndrangheta. Un nome su tutti segna questo passaggio: Raffaele Cutolo, fondatore della Nuova Camorra Organizzata, che dal carcere progetta di estendere la sua influenza sulla Puglia. Questo tentativo di colonizzazione, unito alla necessità dei clan locali di organizzarsi per gestire i crescenti proventi illeciti, porta alla nascita della Sacra Corona Unita (Scu). Fondata ufficialmente nel carcere di Bari da Pino Rogoli, con il benestare della ’Ndrangheta, la Scu si struttura con riti e gradi di affiliazione, importando modelli da altre organizzazioni mafiose ma mantenendo una propria specificità. Accanto alla Scu, nel foggiano, si sviluppa la Società foggiana, nota per la sua ferocia, e nel barese una serie di clan autonomi, spesso in lotta tra loro per il controllo del territorio, noti come Camorra barese.

Le cronache ricordano che è stato nel contesto carcerario barese che si saldarono alleanze e si definirono le gerarchie che trasformarono la criminalità pugliese. Le attività si diversificano rapidamente: dal contrabbando si passa al traffico di droga e armi, e soprattutto alle estorsioni, che diventano uno strumento capillare di controllo del territorio e di accumulazione di capitale.

I grandi boss e i legami pericolosi con la borghesia

La mafia pugliese ha visto l’ascesa di boss carismatici e spietati, capaci di esercitare un potere quasi assoluto sui loro territori. Nomi come Giuseppe Rogoli, Savino Parisi a Bari, o Giosuè Rizzi a Foggia, hanno segnato un’epoca. Ma la forza di questa mafia non risiede solo nella violenza. Una delle sue caratteristiche più insidiose è la capacità di mimetizzarsi e di infiltrare l’economia legale.

La cosiddetta zona grigia, quella terra di mezzo dove si incontrano criminalità e mondo degli affari, in Puglia ha trovato un terreno fertile. Imprenditori, professionisti e funzionari pubblici sono stati spesso coinvolti in inchieste che hanno svelato una rete di connivenze e complicità. La mafia offre servizi come il recupero crediti, la concorrenza sleale o la protezione, e in cambio ricicla i suoi capitali illeciti in attività apparentemente pulite: edilizia, turismo, agricoltura, gestione dei rifiuti. Recenti inchieste hanno mostrato come i clan siano in grado di infiltrarsi nelle aziende municipalizzate e di condizionare l’assegnazione di appalti pubblici.

Assalti ai portavalori: Puglia capitale della rapina

Una delle specialità più redditizie e violente della criminalità organizzata pugliese è l’assalto ai furgoni portavalori. La Puglia detiene un triste primato in questa classifica criminale, risultando la prima regione per importo rapinato negli ultimi cinque anni. Non si tratta di rapine improvvisate, ma di operazioni paramilitari pianificate nei minimi dettagli.

Commando armati fino ai denti, spesso con kalashnikov, bloccano le strade con camion dati alle fiamme, usano esplosivi per aprire i blindati e non esitano a ingaggiare conflitti a fuoco con le forze dell’ordine. Dietro a questi colpi, che fruttano bottini milionari, ci sono gruppi specializzati provenienti soprattutto dalle aree di Cerignola, Bitonto e Andria. Questi assalti non solo finanziano le attività dei clan, ma rappresentano anche una dimostrazione di forza e di controllo militare del territorio, seminando terrore e sfidando apertamente lo Stato.

I nuovi rampolli: tra ostentazione social e affari silenti

Come ogni organizzazione, anche la mafia pugliese affronta un ricambio generazionale. I nuovi rampolli dei clan, figli e nipoti dei boss storici, stanno prendendo le redini, ma con uno stile diverso. Da un lato, c’è una fascinazione per l’ostentazione del potere, spesso veicolata attraverso i social ma si preferisce la corruzione all’omicidio, la collusione allo scontro frontale. Un cambiamento strategico che rende la mafia ancora più pericolosa e difficile da combattere. Un esempio drammatico di questa nuova leva criminale è emerso in un recente omicidio a Manduria, dove giovanissimi legati a uno storico clan hanno eseguito una sentenza di morte per una questione di droga, a dimostrazione della persistente ferocia e della necessità di affermare il proprio potere.

Una società assuefatta? Il voto di scambio e la politica collusa

Una delle domande più dolorose che la Puglia è costretta a porsi è se la sua società si sia assuefatta alla presenza mafiosa. Anni di convivenza forzata, di violenza e di infiltrazione hanno lasciato cicatrici profonde. Il coordinatore della Dda di Bari, Francesco Giannella, ha lanciato un allarme sulla “attenuata capacità di cogliere i segnali più nascosti della presenza della criminalità organizzata” da parte dei cittadini, un segnale di una pericolosa normalizzazione.

Questo clima favorisce uno dei fenomeni più devastanti per la democrazia: il voto di scambio. Recenti inchieste, come loperazione Codice Interno a Bari, hanno scoperchiato un sistema allarmante di intrecci tra clan mafiosi, imprenditori e politici.

Le indagini hanno rivelato come, in occasione delle elezioni amministrative, i clan siano stati in grado di orientare pacchetti di voti in cambio di favori, appalti o assunzioni. La Procura di Bari ha denunciato una preoccupante mancanza di sensibilità culturale che porta a considerare il voto come una merce da vendere per poche decine di euro, minando alla base la fiducia nelle istituzioni. Linchiesta ha portato allarresto di oltre 100 persone, tra cui politici locali, e ha spinto il Ministero dellInterno a inviare una commissione daccesso per valutare lo scioglimento del Comune di Bari per infiltrazioni mafiose.

Quali prospettive per il futuro?

Il futuro della Puglia nella lotta alla mafia è un sentiero stretto, in equilibrio tra speranza e preoccupazione. La relazione del 2024 della Direzione Investigativa Antimafia (Dia) conferma la complessità del fenomeno, con una mafia foggiana tra le più violente e una generale tendenza delle organizzazioni pugliesi a infiltrarsi nell’economia e nelle istituzioni.

Tuttavia, non mancano i segnali di speranza. Lo Stato continua a infliggere colpi duri alle organizzazioni criminali con arresti e sequestri di beni. La società civile, sebbene a volte appaia rassegnata, mostra anche segnali di risveglio. Associazioni, scuole e singoli cittadini si impegnano quotidianamente per promuovere la cultura della legalità.

La politica è chiamata a unassunzione di responsabilità senza precedenti, per recidere ogni legame con gli ambienti criminali e per sostenere chi denuncia.

La vera sfida si gioca sul piano culturale: sradicare la mentalità mafiosa, offrire alternative concrete ai giovani dei quartieri a rischio, rafforzare il senso di comunità e la fiducia nello Stato. La lotta alla mafia in Puglia è una battaglia per la liberazione, per restituire a questa terra meravigliosa un futuro libero dalle ombre, un futuro in cui la bellezza del suo paesaggio corrisponda pienamente alla bellezza della sua convivenza civile.

Aggiornato il 29 luglio 2025 alle ore 17:27