Gli incel: femminicidi per vocazione

(S)conoscete gli “incel”, contrazione di “involuntary celibate”? Si tratta in realtà di un altro epifenomeno dilagante del disagio giovanile, il cui profilo sociologico è il seguente: “L’incel è membro di una comunità online di giovani maschi che si considera incapace di attrarre sessualmente le donne, dimostrando disagio e ostilità nei confronti degli individui sessualmente attivi”. Ciò detto, la prima parola che viene spontanea di dire a commento è: “Oibò!”. Passato lo stupore, sarà appena il caso di approfondire gli aspetti socio-comportamentali di un simile fenomeno. Insomma, si tratta di scapoli loro malgrado, o di persone talmente frustrate sessualmente per cui il femminicidio è considerato cosa buona e giusta? In prima approssimazione, questo particolare gruppo sociale si colloca, come molti altri del disagio giovanile, nella “ansiosfera” (il mondo dell’angoscia esistenziale) di giovani macerati da un malessere così profondo tanto da finire fuori di senno, manifestando addirittura la vocazione al femminicidio. Le persone di sesso opposto costituiscono per costoro l’incarnazione di tutti i loro fallimenti sentimentali, che li spingono a odiare in modo feroce l’oggetto stesso del godimento (Jacques Lacan). Il che, porta gli organismi di sicurezza a prendere in seria considerazione la possibilità che gli “incel” possano da un momento all’altro passare all’azione, con tutte le conseguenze del caso. In Francia, ad esempio, la polizia di sicurezza ha tempestivamente provveduto all’arresto di uno di loro, un giovane studente di ingegneria, Timothy G., sceso in strada con due coltelli alla ricerca della vittima di turno di genere femminile. E se il ragazzo non avesse commesso l’imprudenza di scaricare dalla rete video machisti, pubblicando sui social messaggi violenti antifemministi, la sua pericolosità sarebbe passata del tutto inosservata.

Dietro una facciata perbenista e timida, infatti, sulla rete Timothy si era mostrato particolarmente interessato agli autori di sterminio di massa, come Anders Breivik, che il 22 luglio del 2011 aveva fatto 77 morti e 200 feriti a Oslo e Utoya, in Norvegia. A seguito del prodursi di casi analoghi, gli inquirenti francesi hanno inserito i profili degli “incel” in un quadro di “vigilanza aumentata”, che ha il suo focus in quelle sabbie mobili dei “virilisti”, sedotti dall’estremismo politico (più spesso di destra), radicalizzati online e caratterizzati da una misoginia a fior di pelle. Storicamente, il movimento degli incel nasce nel 1993 a cura di una canadese bisessuale che, avendo seri problemi a trovare un(a) partner, intendeva condividere con qualcuno il suo mal di vivere. Così, sotto lo pseudonimo di “Alana”, la studentessa aveva creato un forum da lei denominato “Alana Involuntary Celibacy Project” per la condivisione dei suoi stati d’animo con donne e uomini che, come lei, non erano in grado di instaurare legami sentimentali o amorosi con altre persone. All’inizio, il movimento aveva mosso i suoi primi passi con discrezione, salvo poi a imporsi all’attenzione dei media con la strage californiana del 23 maggio 2014, a Isla Vista, a opera di un certo Elliot Rodger. Questo assassino seriale, divenuto poi il mito degli incel, che era riuscito prima di allora a sfuggire ai radar degli apparati di sicurezza, aveva dapprima pugnalato a morte nel suo appartamento due coinquiline e un amico, per poi impugnare un paio di pistole e tentare senza successo di entrare in un pensionato femminile, uccidendo due studentesse che si trovano all’esterno dell’edificio e ferendone una terza.

Non contento, cammin facendo aveva preso di mira i passanti, uccidendo uno studente che si trovava all’interno di un negozio di alimentari e ferendo altre 14 persone innocenti. Prima di giustiziare se stesso, al termine di tanta follia, suicidandosi all’interno della sua auto, Rodger (che molti considerano come il primo assassino di massa di tipo incel) aveva pubblicato un video di rivendicazione postuma, che aveva avuto molte centinaia di migliaia di visualizzazioni, e un manifesto di ben 137 pagine dove aveva riversato tutto il suo debordante veleno incel, in cui spiegava di volersi vendicare dell’intera umanità e delle donne che, in particolare, avevano osato rifiutarlo. Il testo, contenente ampie connotazioni persecutorie, oscillava tra l’auto-compatimento e l’invettiva accusatoria, propria di una personalità paranoide, ossessionata dalla sua verginità e convinta che i migranti di colore fossero lì soltanto per “rubare le donne bianche”. A partire dal 2015, il fenomeno degli incel si radicalizza, prendendo piede all’interno di una popolazione giovane che attraversa tutte le delusioni dell’adolescenza, trovandosi a disagio con se stessa, e non sa bene come rapportarsi nei confronti dell’autorità e dell’altro sesso. Gli incel, conclamati o potenziali, sono tutti alla ricerca di una qualche spiegazione, volendo capire la ragione per cui non risultano seducenti agli occhi del genere femminile. Una volta entrati nella categoria e poi nei gruppi incel, gli adepti iniziano a condividere la teoria degli “80/20”, in base alla quale l’80 per cento delle donne hanno interesse soltanto per il 20 per cento degli uomini. Così, questi potenziali assassinivergini”, si rinchiudono da soli in bolle informative (gruppi chiusi e così via) sui social, con la convinzione di appartenere a una sorta di casta eletta, a un clan di eroi, pronti a vendicarsi, passando all’azione violenta.

Com’è realmente accaduto a Nantes, dove un incel 17enne ha pugnalato con 57 coltellate una compagna di scuola 15enne e altre tre persone che si trovavano in un’aula adiacente, con il suo conseguente ricovero nel reparto psichiatrico. Anche in quel caso, prima di entrare in azione, il giovane studente aveva reso pubblico un testo farneticante e logorroico di matrice neo-luddista, in cui si faceva riferimento a un pensiero tecnofobico, invitante all’abbandono delle tecnologie moderne. A un primo esame, il movimento radicale degli incel ha consistenti tratti in comune con le pratiche jihadiste, dato che gli aspiranti attivisti si dopano letteralmente, scaricandoli dalla rete, di video violenti e mal digeriti, che mostrano sequenze in cui le donne vengono cosificate, trattate e ridotte cioè a “cose”. Modalità queste ultime molto simili a quelle con cui gli apprendisti della Jihad duplicano un numero molto elevato di volte le scene sanguinarie di decapitazione degli infedeli e dei nemici. Anche i lockdown dovuti alla pandemia hanno contribuito a questa sorta di burning neuronale, creando mostri come i più estremisti degli incel, che comunicano tra di loro attraverso forum di discussione per il tramite di giochi violenti del tipo Call of Duty, manifestando senza filtri i loro stati d’animo più estremi. Per nostra fortuna, pochissimi incel diventano assassini seriali e molti di loro abbandonano i gruppi di riferimento relativi, una volta diventati adulti. Però, che fatica questo vivere!

Aggiornato il 25 luglio 2025 alle ore 10:00