
Nel nostro Paese il diritto a non soffrire è sancito dalla legge, ma negato nei fatti. La Legge 38/2010 garantisce a tutti i cittadini l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Eppure, questa legge è carta morta in gran parte del territorio nazionale.
La verità è che manca tutto: mancano gli hospice, mancano le équipe palliative, manca la volontà politica. Manca lo Stato.
Nel 2025, ancora oggi, morire con dignità in Italia è un privilegio di residenza: se sei fortunato e vivi in una delle poche regioni che ha investito davvero in cure palliative, forse riceverai assistenza. Altrimenti, morirai a casa, nel dolore, abbandonato da un sistema che ti ha lasciato solo proprio nel momento in cui aveva il dovere costituzionale di esserci.
“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività” (articolo 32 della Costituzione italiana).
E allora? Chi tutela il malato terminale? Chi difende il diritto a non soffrire inutilmente? Dove sono le istituzioni? Dove sono i parlamentari che ogni giorno rinviano, ignorano, distolgono lo sguardo?
Ogni mancato accesso alle cure palliative è una violazione di un diritto umano. È un fallimento morale. È un atto di violenza istituzionale. Perché lasciare una persona a morire nel dolore, quando esiste una medicina che può evitarlo, è una forma di tortura legalizzata.
Abbiamo leggi, ma non abbiamo giustizia. Abbiamo principi, ma non li applichiamo.
La mancanza di hospice in Italia non è solo una carenza strutturale: è un crimine etico. È lo scandalo silenzioso che accompagna migliaia di fine vita, ogni anno, nel disinteresse generale.
Aggiornato il 22 luglio 2025 alle ore 10:38