Garlasco, i presunti “intrallazzi” di Chiara e il secondo uomo misterioso

Nuovi clamorosi colpi scena affiorano dopo la riapertura del caso di Garlasco. Tra gli elementi misteriosamente riemersi a distanza di ben diciotto anni dall’efferato delitto, anche un secondo telefono in uso alla vittima, di tipo “apribile e di piccole dimensioni”, come ebbe a descriverlo la sua collega di lavoro, Francesca Di Mauro, e alcune mail, poi cancellate. Tra queste, una in particolare, inviata da Chiara Poggi a un amica in data 5 luglio 2007, appena un mese prima del cruento omicidio, in cui la vittima parla esplicitamente di due uomini. “I miei intrallazzi stanno vivendo un periodo di stasi”, scrive Chiara richiamando con un gioco di parole il cognome del fidanzato Alberto Stasi. “Il mio piccione al telefono dà sempre soddisfazioni, mentre l’altro ultimamente non ci vado troppo d’accordo, colpa mia che me la prendo per niente, colpa sua che secondo me è un po’ cambiato”. Chiaro, no? Nelle settimane che precedono il delitto, nella vita di Chiara Poggi ci sono almeno due uomini, come ella stessa confessa. Uno, che la vittima definisce “il mio piccione”, con cui le cose sembrerebbero andare abbastanza bene, l’altro, di cui la Poggi invece non dice nulla, con cui la vittima in quel periodo sembrava non andare troppo d’accordo.

Ma chi sono i due uomini misteriosi a cui Chiara fa riferimento nella sua mail? Il primo, che la vittima chiama confidenzialmente “piccione”, dovrebbe essere Alberto Stasi. Sul suo telefono “ufficiale”, infatti, l’utenza telefonica riconducibile a Stasi era salvata proprio come “piccione”, nomignolo richiamato anche nei messaggi che i due si scambiavano in intimità. Il fatto che nella mail in questione Chiara Poggi specifichi “al telefono dà sempre soddisfazioni”, potrebbe inoltre fare riferimento al fatto che in quel periodo i due fidanzati si vedessero poco, prima a causa della partenza di Alberto per Londra, poi per via del fatto che quest’ultimo fosse alquanto impegnato con la stesura della tesi di laurea. L’aver voluto specificare “al telefono” potrebbe pertanto essere considerata una frecciatina all’indirizzo di un fidanzato in quel frangente un po’ “assente”.

A questo punto, arriviamo pure al secondo uomo, di cui non si conosce praticamente nulla, fatta eccezione per il cambiamento di cui fa menzione la vittima nelle sue comunicazioni. Ad ogni modo, quello che traspare dalla conversazione è che l’amica potesse essere a conoscenza dell’identità dell’uomo a cui Chiara aveva fatto riferimento, sebbene la stessa, dinanzi agli inquirenti, non avesse mai fatto alcuna menzione al suddetto scambio di mail. Riavvolgiamo adesso il nastro dell’intricata matassa: poco prima di essere uccisa, in una conversazione con un’amica di cui si fida, poi prontamente cancellata, Chiara parla senza mezzi termini dell’esistenza di “intrallazzi” nella sua vita privata, facendo riferimento alla presenza di un altro uomo con cui i rapporti in quel momento erano sul punto di incrinarsi. A pensar male, si potrebbe quindi dedurre che in quel periodo la vittima avesse una relazione con un altro uomo, sebbene, in tutti questi anni, la famiglia Poggi abbia sempre negato con forza l’eventualità dell’esistenza di un “amante”, o comunque di un’altra figura maschile nella vita privata di Chiara. Se invece, al contrario, trovasse riscontro la pista del secondo uomo, allora potrebbe trovare spiegazione anche la tesi del secondo cellulare, fino a oggi dichiarato “non in uso” dalle sentenze, nonché il fatto che Chiara tendesse a eliminare dalla sua casella mail quelle conversazioni in cui si faceva esplicito riferimento a certi “intrallazzi”, probabilmente per scongiurare il rischio che queste venissero lette dal fidanzato.

Partendo da detti presupposti, tutto sembrerebbe dunque tornare. Eccetto l’identità del secondo uomo, chiaramente. Di lui non si conosce nulla. Ma perché? Com’è stato possibile che, in tutti questi anni di indagini, non sia mai venuto fuori nulla circa questa presunta relazione che la vittima avrebbe intrattenuto con un uomo misterioso? Strano, no? Se volessimo azzardare un’ipotesi criminologica, un po’ inquietante ma per nulla illogica, potremmo riprendere la medesima avanzata qualche giorno addietro proprio su questa testata: sarà forse che l’uomo in questione era parte, anche con posizioni marginali o periferiche, dell’apparato investigativo? Un soggetto che, per via delle proprie competenze professionali, sapeva bene come muoversi e cosa non fare al fine di non lasciare proprie tracce sulla scena del crimine e nella vita privata di Chiara? Così, si spiegherebbero, tra l’altro, anche i motivi per cui l’identità dello stesso è potuta rimanere coperta per tutto questo tempo, nonché le singolari ragioni per le quali nessuno, in questi diciotto lunghi anni, ha mai pensato di concentrare le indagini su un uomo diverso da Stasi, con cui la vittima, in quel periodo, avrebbe, presumibilmente, potuto intrattenere una relazione intima o comunque ambigua.

Aggiornato il 21 luglio 2025 alle ore 11:07