A proposito di comunicazione

Il rapporto della tecnica con la cultura è micidiale, positivamente o negativamente decisivo. La trasmissione della cultura nel passato avveniva con mezzi elementari direi naturali: scrivere con la mano. Mi riferisco ovviamente alla letteratura. Ormai la scrittura manuale, il rapporto diretto tra la mano e la pagina non esiste. Perdiamo le sensazioni che manifestavamo secondo ciò che esprimevamo. Non esiste la pagina. Non esiste la mano sulla pagina. Esistono il quadrante che sia del telefono che sia del computer o di altro mezzo e la tastiera. Questo evento altera la modalità dello scrivere, la raffredda emotivamente e addirittura può comprimere l’esternazione emotiva. La parola scritta variava al variare emotivo, il tasto è uniforme. Certo, possiamo fornire espressività a quanto scriviamo. Ma non vi è la relazione tra la mano e la parola. La scrittura manuale non aveva complicazioni, bastava saper scrivere. La scrittura mediante strumento oltre il vantaggio della riproducibilità, dell’invio, esige conoscenze tecniche. Dal momento in cui la cultura si unisce alla tecnica se ignori come esercitarla mediante lo strumento non ti resta che scrivere a mano o dettare.

Ma la tecnica offre superiori opportunità, al di fuori della perdita del rapporto immediato tra manualità e scrittura. Scrivi e spedisci subito, conservi quantità di materiale in minimo spazio, cataloghi, hai la disponibilità ovunque, come accennavo, oltre che scrivere puoi dettare. Gli inconvenienti provengono da personale indisposizione alla tecnica. Dimenticare di salvare il testo, cancellare invece di salvare, non dare titolo, non sapere forgiare una pagina nuova, il file, sono attivazioni semplicissime ma non per me. Non so ancora spedire un testo email attraverso WhatsApp o WhatsApp in email. La separazione della tecnica dall’attività creativa risulta dannosissima, nel mio caso mortale. Ho un enorme romanzo sparso, disperso in vari strumenti e decine di blocchi, come parte dei diari. Fossero ben ritrovabili avrei soltanto l’impresa di ordinare, adesso ho una necessità maggiore e peggiore, ritrovare il tutto. Mi capita però una casualità che si ripete. Conoscere esperti in materia informatica. Talvolta ne ho scritto. Persone che risolvono facilmente quanto per me è un ostacolo. Di recente, per altri motivi, mi sono recato in un locale, un’agenzia di servizi, vicino casa mia, a Roma. Il giovane che la attiva, insieme a una ragazza, sono disponibili alle mie esigenze. Si è trattato di un mutamento di gestione energetica, ma nel discorrere con il giovane, nel vederlo agire sui tasti con facilità risolutiva gli ho accennato dei miei vasti problemi in terreno informatico.

Addirittura, un computer che ha difficoltà di accensione. Quindi ho la necessità di riversare i materiali. Sono giorni che recandomi all’agenzia ho soluzioni rapide, efficaci, cortesi. Me ne viene una considerazione elementare ma rilevante. Nell’Era della tecnica tutto passa per la tecnica. La si può, anzi dobbiamo, ritenerla strumentale, altrimenti abbiamo tecnica senza arte e cultura, ma arte e cultura ormai esigono la tecnica, meglio, si uniscono meglio si potenziano. Ponendo la tecnica al servizio dell’arte e della cultura le civiltà risorgeranno. Se un mio testo mi paralizzava, poterlo eseguire rapidamente o consigliato efficacemente, fa sentire, fa vivere l’importanza della tecnica, purché, ripeto, come manifestazione animativa della conoscenza e dell’arte. Altrimenti è sarabanda aggrovigliata di comunicazione vana per sfoggio di perizia. La tecnica fine a se medesima o tramite dell’inconsistente, presuntuosa come tecnica rende il mezzo, fine. L’altalena che pende a vuoto.

Aggiornato il 10 luglio 2025 alle ore 12:08