
C’è un fattore che accomuna ogni singola tempesta giudiziaria che si rispetti: la puntuale comparsa sulla scena di vergini e alieni. Si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, di soggetti gerarchicamente prossimi al vertice della struttura bersaglio dell’inchiesta giudiziaria, spesso e volentieri i numeri due o i più fidati collaboratori del dominus. Coloro che, per intenderci, condividono più da vicino scelte e programmi del vertice, spesso anche influenzandoli o partecipando in prima persona alla loro ideazione ed elaborazione. Gli stessi che poi, quasi sempre, al sopraggiungere della tempesta, si comportano esattamente nella maniera in cui si comporterebbe una vergine immacolata o un’entità aliena proveniente da Marte o da uno dei tanti pianeti che compongono la nostra galassia: palesando ora ingenuità, ora inconsapevolezza, ora innocente candore e ora persino dolore. Una situazione, quella appena descritta, che tende a manifestarsi con una certa frequenza soprattutto se di mezzo ci sono inchieste che interessano il magico mondo della politica, lì dove esiste la più folta concentrazione di ladri e corrotti, e, contestualmente, di alieni e verginelle, anche nello stesso periodo di tempo, anche all’interno del medesimo partito.
Emblematico fu, in tal senso, il caso del Psi di Bettino Craxi al tempo di Mani pulite. Simbolo indiscusso del malaffare e della dilagante corruzione primo-repubblicana il suo segretario, miracolosamente estranei agli addebiti mossi dal pool di Tangentopoli alcuni dei suoi più vicini collaboratori. Il medesimo copione che sta prendendo forma proprio in queste ore in Sicilia, dove le indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Palermo stanno scatenando un vero e proprio terremoto giudiziario che ha già causato le irrevocabili dimissioni del segretario nazionale della Democrazia cristiana Totò Cuffaro e dei due assessori del Governo regionale in quota Dc, Nuccia Albano e Andrea Messina. L’inchiesta, portata avanti della procura del capoluogo siciliano, vede coinvolti diciotto persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione, tra cui spiccano, oltre all’ex governatore, anche il coordinatore di Noi Moderati Saverio Romano e il capogruppo Dc all’Assemblea Regionale Siciliana Carmelo Pace.
Non coinvolti nelle indagini, invece, gli altri vertici nazionali del partito, alcuni dei quali, appena un attimo dopo il sopraggiungere della tempesta, non hanno esitato a prendere le distanze dal loro leader, dichiarandosi “ignari” e “inconsapevoli”, rivendicando a sé il “diritto all’ingenuità”, manifestando rabbia, dolore, spaesamento, disgusto. Sentimenti, questi, che evidentemente non tendevano a emergere nel periodo di tempo in cui gli stessi dirigenti democristiani raccoglievano i generosi frutti del fecondo lavoro di Cuffaro, consistenti in incarichi di consulenza o in rapporti contrattuali lautamente retribuiti dalle casse della Regione Siciliana. Ora, delle due l’una: o gli “ingenui” dirigenti Dc disconoscevano veramente tutto, ivi compreso il fatto che transitassero dai loro conti correnti dei denari gentilmente elargiti dalle casse regionali per via della loro appartenenza al partito, oppure, come spesso accade in casi come questo, la cosiddetta “questione morale” vale solo a corrente alternata, sempre e rigorosamente a uso e consumo dei moralisti di turno.
Aggiornato il 11 novembre 2025 alle ore 10:27
