Adesso, l’iter parlamentare, a doppia lettura, previsto per emendare la Costituzione, concernente la riforma della giustizia, si è concluso.
A marzo la parola spetta agli elettori, attraverso il referendum. Da qui ad allora la difesa della riscrittura è bene venga continuata da Carlo Nordio, che l’ha sempre esposta con la chiarezza di un grande magistrato, giurista e uomo di cultura. Naturalmente la presidente del Consiglio dei ministri lo appoggerà con opportuni interventi. A Giorgia Meloni e a tutto il Governo, spetterà, a nostro avviso, però, principalmente altro: non solo durare, giacché in una coalizione è ovvio ci siano anche differenze di sensibilità e priorità tra i diversi partiti che la compongono, e continuare a scalare la vetta tra gli Esecutivi di maggior durata; ma affrontare con decisione l’iter parlamentare per l’altra revisione costituzionale prefissata, il premierato consolare.
Già s’è scritto in precedenza: l’elezione diretta del premier, cosa diversa da un mero presidente del Consiglio per ruolo e poteri, nella permanenza di un capo dello Stato con funzioni inalterate, è un regime consolare, cioè tra colleghi nel regno, alla romana, con periodi pluriennali anziché plurimensili. Bisogna fornire allo spirito pubblico l’idea di una riforma complessiva, liberale e di solidità romana, prima che la democrazia si esprima nei comizi.
Aggiornato il 30 ottobre 2025 alle ore 12:21
