
A bordo di quel naviglio ci sono senza dubbio persone animate da sincero afflato di pace; affrante, dolenti, per la sorte dei civili palestinesi; indignate, oltraggiate e offese, per il comportamento del governo israeliano. Sono convinte di quello che dicono, e cercano di fare quello che pensano e dicono.
Mai come in questi momenti, in queste situazioni occorre fare ricorso quella che è considerata una delle quattro virtù cardinali, la prudenza, o “saggezza pratica”. La prudenza consente alla ragione di discernere il vero bene, calibrare i mezzi adatti per raggiungerlo, per conseguire i fini che ci si prefigge. Prudenza non è codardia o evitare i rischi. È piuttosto una forma di pratica intelligenza che fa ricorso all’esperienza, sa coniugare giudizio e visione di insieme; sa fare ricorso alla fantasia, è consapevole che una marcia non è una coerente fila di passi: spesso occorre saper fare delle pause, perfino marce indietro.
Questa è l’essenza della nonviolenza, che mai si disgiunge dal diritto. Uno “stadio” molto diverso dal “pacifismo”.
Per tornare a “Flotilla”, quale il fine dell’iniziativa? Evidente che il portare generi alimentari e sussistenza ha un valore puramente simbolico. Richiamare l’attenzione delle opinioni pubbliche del mondo? Anche qui, il conflitto in corso a Gaza, da mesi conquista giustamente l’attenzione di ogni mezzo di comunicazione, a differenza di altre decine di conflitti, di massacri anche quelli con centinaia di migliaia di vittime civili. Il filmato del ragazzino con sulle spalle la sorellina e che disperato urla “Mamma” vale mille Flotilla, non c’è angolo di mondo dove non sia stato visto, commentato, abbia commosso e indignato.
Si vuole forzare a tutti i costi il blocco imposto dalla marina israeliana? A che pro, quand’anche una o due o tre imbarcazioni dovessero riuscirci? Si intende premere perché le diplomazie mondiali intervengano, agiscano, premano per far cessare il massacro? Lodevole proposito. A parte che certe iniziative chiedono pazienza, rigore, discrezione, non beau geste di sapore dannunziano, a questo punto però si dovrebbe esercitare analoga pressione nei confronti dell’Egitto: anche quel paese ha chiuso il suo valico su Gaza. Eppure, nessuna protesta. Pressioni nei confronti dei paesi arabi circostanti muovono flebili proteste, ma nulla di sostanziale; di tutta evidenza che a loro va benissimo che Israele (l’Israele di Benjamin Netanyahu) faccia “il lavoro sporco”.
Infine. Flotilla salpa tra agosto e settembre: convogli partiti da Genova (30 agosto); Barcellona (31 agosto), Tunisi (14 settembre), infine Portopalo di Capo Passero (19 settembre). Siamo a fine settembre; meno di due settimane ci separano dal tragico 7 ottobre. È questo, il giorno atteso? È questo l’appuntamento per creare l’“incidente”?
Flotilla si doti di prudenza e pratica saggezza, nei fatti dimostri che questo è un pessimo pensare infondato e malevolo.
Aggiornato il 30 settembre 2025 alle ore 10:21