
Pensando di rispondere a tono alle accuse di chi sottolineava l’inaccettabilità morale delle sue affermazioni circa l’assassinio di Charlie Kirk, sembra che Piergiorgio Odifreddi, senza particolare originalità, abbia ricordato che “le parole possono essere macigni”. Non è chiaro se si riferisse a quelle di Kirk o a quelle che lui stesso ha usato per valutare il tragico evento americano, a meno che pensi che le sue parole si collochino su un piano superiore, pure espressioni della verità e della morale universale. Anche la sua citazione di Gesù, quando ha detto che chi di spada ferisce di spada perisce, appare grottesca dato che non risulta che Kirk abbia ferito fisicamente qualcuno e, dunque, la sua uccisione va contro un principio che in questi giorni è spesso citato in altri contesti ossia quello della proporzionalità della reazione.
Ho conosciuto Odifreddi tempo fa durante un convegno a Potenza e ne avevo ricavato l’impressione di un brillante logico e matematico. E anche intelligentemente spiritoso come quando, nel suo intervento, strappò una risata al pubblico dicendo che, come matematico, salendo verso la sede del convegno, si rallegrava per aver finalmente capito cosa vuol dire “elevazione a Potenza”.
Tuttavia, di fronte alle affermazioni di cui sopra, che mi sembrano incoerenze logiche, ho qualche perplessità. Anche sul piano delle idee generali mi pare vi sia qualche cosa che non funziona per bene come quando dichiara il suo legittimo ateismo trascurando il fatto che, mentre è assai difficile dimostrare che Dio esiste, sul piano logico è sicuramente impossibile dimostrare che non esiste e che, chi ne è convinto, mostra solo di avere una fede aprioristica esattamente come un credente. Di conseguenza, una posizione agnostica sarebbe maggiormente accettabile ma, essa, esigerebbe una moderazione intellettuale che, evidentemente, non appartiene a Odifreddi, uomo dagli atteggiamenti radicali più lapidari, senza apertura apprezzabile verso il dubbio. Ciò si evince anche dai suoi atteggiamenti pacifisti, antimilitaristi e anticapitalisti, tutti elementi che la sinistra italiana ha professato per decenni ma da cui si è parzialmente allontanata lasciando ad una minoranza, di ultra sinistra, l’arduo compito di opporsi ciecamente al liberalismo moderno e di alimentare l’odio di classe come fosse una virtù. Un’impresa ormai noiosa e inutile spreco di tempo e di energie a fronte di problemi sempre nuovi da affrontare.
In merito alla vicenda delittuosa che ha colpito Kirk c’è poi da fare un’ulteriore considerazione che va al di là delle tesi di Odifreddi. Intendo riferirmi al fatto che, innegabilmente, nonostante uno creda fermamente in una serie di valori morali, non sempre il suo animo riesce ad essere perfettamente equilibrato e ossequioso nei loro confronti. La fede ideologica, per esempio, di fronte alla scomparsa di un avversario, può indurre qualche gratificazione subliminale ma, per chi, anche da laico, crede in valori cristiani, nel senso crociano del termine, si tratta di un moto d’animo inconfessabile e da rimuovere al più presto. A maggior ragione se la scomparsa di un “nemico” avviene tramite un assassinio. Di fronte al possibile perdurare di un atteggiamento che includa una sorta di compiacimento per la morte di un essere umano da parte di un altro essere umano, al di fuori di un eventuale contesto di guerra o di lotta alla criminalità, la migliore cosa da fare sarebbe rivolgersi ad un consigliere spirituale o ad uno psicanalista. E non certo rendere pubblico un impulso a tutti gli effetti disumano e legato a motivazioni ancestrali, come l’odio, dalle quali, evidentemente, ancora stentiamo ad allontanarci.
Aggiornato il 15 settembre 2025 alle ore 11:04