La difesa europea per salvarsi dai dazi

Il piano di riarmo europeo serve, per chi non lo abbia capito, a ristorare le attività penalizzate dai dazi statunitensi da poco siglati tra il presidente Donald Trump e Ursula von der Leyen per l’Europa. Si chiama “riarmo” – che poi in realtà è un armarsi per la difesa comune europea – e nei fatti distribuisce compensazioni alle attività penalizzate dai dazi. Tecnicamente sarà un caos perché si cela, dietro una maschera difensiva europea, una distribuzione di soldi europei. Comunque, non è un’idea molto lontana rispetto a quello che è stato il Quantitative easing di draghiana memoria o, ancora prima, un altro marchingegno di stura di soldi europei. Allora mal distribuiti presso le banche, e non ai cittadini europei. Adesso vediamo come.

Il problema è che si tratta di politiche che aggirano di fatto la regolarità delle norme democratiche europee. Si pensa di perseguire e attuare un fine ritenuto “giusto”, ma nella realtà dei fatti si deviano e bypassano le regole europee. Così legittimando distorsioni su distorsioni, che poi però presentano il conto – sebbene dopo anni – ingarbugliando l’equilibrio europeo. Che oggi non esiste, ed esisterà sempre meno così facendo. Va anche detto che la difesa europea, visto cosa è successo ultimamente con la Nato, coinvolta in maniera coatta dal precedente presidente Usa, Joe Biden, sarebbe quasi meglio non esistesse, perché in questo momento saremmo da qualche anno tragicamente in guerra contro tutti, a cominciare dalla Russia. In ogni caso, la difesa europea ipotizzata oggi ha l’obiettivo precipuo di distribuire soldi sollevando dalle penalità derivanti dai dazi Usa. Quindi, si suppone, si immagini una difesa europeasoft”, non effettiva. Non è che non si debba andare avanti sul progetto originario europeo, ma non si costruisce sul terreno se questo non è solido, perché si sfalda e crolla.

Le regole democratiche europee esistono, non vanno aggirate. Andrebbero riprese, lucidate e applicate perché facciano da base e fondamenta stabili per una evoluzione progressiva dell’ideale originario europeo. Aggiungere alambicchi e marchingegni per arginare problemi contingenti non serve e non porta da nessuna parte. I dazi Usa puntano a riequilibrare l’Europa. Trump ce l’ha con la Germania con il suo surplus lucrato contro gli altri Stati membri europei e con la Francia di Emmanuel Macron.

Aggiornato il 31 luglio 2025 alle ore 11:34