
L’accordo raggiunto tra gli Stati Uniti, alla cui presidenza c’è Donald Trump, e l’Unione europea con, alla presidenza, Ursula Von der Leyen, ha evidentemente l’obbiettivo di spostare il centro dei commerci negli Stati Uniti, spostando l’Europa sotto l’alveo americano. Ma soprattutto, l’accordo raggiunto mira a riordinare la nostra Europa. Sono anni che l’Unione europea deraglia istituzionalmente ed economicamente tra un misto di forze più o meno prepotenti che prevalgono e dettano legge, così come avviene la prevaricazione delle regole date. Non sta a me ricordare qui quello che dal 1990 è stato più volte messo in evidenza, e cioè che sono state bypassate le regole democratiche europee. Sono tanti gli accadimenti verificatisi, o meglio determinati volontariamente, in Europa per mano della stessa Unione. Si andava avanti così, cercando di non sapere (e soprattutto di non far sapere in giro).
Il problema preminente della nostra Europa è stato di aver bypassato il Parlamento europeo in luogo e a vantaggio della Commissione europea. Il primo è eletto, cioè legittimato, da tutti i cittadini europei. La seconda non è eletta, però stabilisce tutto lei, insieme alla Banca centrale europea (anch’essa non eletta), al Fondo monetario internazionale – pure lui non eletto – i cui membri che poi decidono e dispongono non vengono eletti da nessuno di noi europei. La democrazia si fonda sulle elezioni democratiche, che significa che chi decide è stato scelto e legittimato dal voto elettorale dei cittadini europei, dalla maggioranza della cittadinanza europea. Dopo più di 30 anni di deragliamento e sovvertimento delle regole democratiche, con atti non legislativi a farla da “padrone” come i Regolamenti o le Comunicazioni europeee, era piuttosto difficile rimettere le cose in ordine riportando nei binari e nel corretto equilibrio democratico la nostra Europa.
Avevo scritto che il pluri eletto presidente Usa avrebbe usato i dazi per fare ordine. Così è stato. Avevo anche scritto per tempo, quando ancora era in vita la Regina Elisabetta, di fare un asse tra Italia, Usa di Trump e l’Inghilterra – i primi ministri inglesi non sono mai stati finora all’altezza dell’intelligenza della loro Regina, intelligenza e chiarezza non presente purtroppo anche nei suoi discendenti – in modo da riordinare l’Europa e noi, cioè l’Italia. I tempi non erano forse maturi. Era troppo presto.
Adesso però, non essendoci arrivati con la lungimiranza, l’Italia come tutti gli Stati membri europei (troppi) ci arriveranno con i dazi, o le bastonate, fate voi. C’è da dire che gli Usa di Trump ce l’hanno soprattutto con Germania e Francia, l’Italia, come si dice oggi, è semplicemente un “effetto collaterale, discendente”. Non perché la nostra economia sia seconda a quegli Stati europei ma perché, continuando a non rispettare le nostre regole democratiche europee, siamo retrocessi (e avremmo continuato fino a ricevere il bel trattamento rifilato alla Grecia) dietro alla Germania. Perché barava con l’aiuto dell’intera Europa sbagliata. Oggi Trump “l’Europa sbagliata” la sta raddrizzando. Noi, l’Italia, pur pagando come tutti gli Stati membri, ci guadagniamo e guadagneremo. Avere fede in Donald.
Aggiornato il 28 luglio 2025 alle ore 12:22