
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio rivendica con fermezza la linea adottata dal governo per fronteggiare l’emergenza carceraria, rispondendo così agli appelli reiterati dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. In un’intervista concessa al Corriere della Sera, il Guardasigilli chiarisce l’impostazione dell’esecutivo sul delicato tema del sovraffollamento negli istituti penitenziari italiani, confermando l’esclusione di provvedimenti straordinari come amnistia o indulto. “Abbiamo sempre ascoltato con attenzione e riverenza gli appelli del presidente, e cercato di darvi una risposta che coniugasse certezza del diritto e diritti dell’umanità. Stiamo raggiungendo i primi obiettivi, cominciando con i detenuti che possono usufruire di misure alternative”, ha affermato Nordio, sottolineando che l’intervento del Ministero punta a soluzioni strutturali e selettive.
Nel dettaglio, sono 10.105 i detenuti condannati in via definitiva con una pena residua inferiore ai due anni, che secondo Nordio rientrano nella platea potenziale per l’accesso a misure alternative alla detenzione. “Se solo la metà ne fosse riconosciuta meritevole saremmo già a buon punto”, osserva il ministro. Tuttavia, ricorda che la decisione ultima spetta ai magistrati di sorveglianza, i quali devono valutare ogni singolo caso. “Spetta ai magistrati di sorveglianza decidere, caso per caso, se ne abbiano il diritto. Con loro abbiamo avviato un intenso confronto e li ringraziamo, ma sono pochi, come i loro assistenti. Per questo abbiamo sollecitato già nello scorso agosto il Consiglio superiore della magistratura a colmare i posti scoperti”, ha spiegato il Guardasigilli, rimarcando i limiti strutturali che gravano sull’amministrazione giudiziaria. Sul piano più politico, Nordio difende il progetto di riforma sulla separazione delle carriere, ormai prossimo all’approvazione parlamentare senza modifiche sostanziali. Respingendo le critiche avanzate dal Partito democratico, che ha parlato di una deriva illiberale, il ministro replica con decisione: “No. Perché la separazione della carriere è normale negli Stati dove è nata la democrazia: dalla Gran Bretagna agli Usa. E in quasi tutta Europa. Questo linguaggio apocalittico e sgangherato rivela debolezza argomentativa”.
Infine, Nordio si sofferma sul recente caso giudiziario esploso a Milano, legato all’inchiesta che ha coinvolto imprenditori e figure pubbliche, sottolineando l’efficacia della sua riforma nell’evitare il ricorso alla detenzione preventiva. “Con la mia riforma, a Milano oggi hanno tutti evitato il carcere. Vorrei sapere cosa ne pensa il Pd”, chiosa il ministro, rilanciando la sfida politica sul terreno della giustizia penale.
Aggiornato il 17 luglio 2025 alle ore 13:38