Guerre in corso e incubi di Stefano De Luca, in sonno sempre e comunque

L’Europa è, innanzitutto, una civiltà, ed il Consiglio d’Europa e l’Unione europea ne sono, ad oggi, rispettivamente, l’organizzazione internazionale e le istituzioni sovranazionali sorte per rappresentarla e dare attuazione ai suoi principi. Sono sorte per assicurare la pace al loro interno in un periodo di quiete, dopo due Guerre mondiali distruttrici degli imperi centrali, residui dei tentativi di ex barbari inciviliti di passarsi per romani. Quel complesso, organizzativo e supernazionale, è difeso da aggressioni esterne dall’Alleanza Atlantica, guidata dagli imperi extra-europei degli Stati Uniti d’America e della parte nordatlantica del Commonwealth britannico. Adesso, l’isolazionismo, sempre latente in Nord America, si confronta, in modo drammatico, con la realtà imperiale nella mente, confusa e influenzabile, del quarantasettesimo, già quarantacinquesimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. L’Europa, minacciata dalla nuova aggressività della Federazione Russa, presieduta da Vladimir Vladimirovič Putin, manifesta nell’attacco all’indipendenza dell’Ucraina, che sperava di sottomettere in pochi giorni e sfociata in una guerra pluriennale, è posta davanti alla necessità di proteggere la propria libertà e indipendenza con forze armate comuni o una più forte integrazione tra le nazionali. Queste ed altre sfide riempiono l’agenda, quella vera, della realtà politica.

Nel quadro dei partiti italiani, la eredità liberale e laica del Risorgimento venne rappresentata, dal congresso delle forze con quei principi dell’8 ottobre 1922, dal Partito liberale italiano. Esso fu l’anima ideale del centro destra estraneo al regime fascista e poi alla nostalgia neofascista, che, del resto, mai abbandonò salde radici nei programmi del massimalismo socialista. Si tenne fedele a questa impostazione anche quando, negli anni Ottanta del XX secolo, scelse una coalizione pur coi socialisti per bloccare l’idea di un Governo con democristiani e comunisti che avrebbe bloccato l’alternativa democratica in Italia con una dittatura di fatto, come allora avveniva nelle democrazie popolari dell’Europa centrale e orientale dominata dall’Unione Sovietica attraverso il Patto di Varsavia. Di qui l’attacco di quei magistrati comunisti, infiltrati in magistratura fin dall’immediato dopoguerra, quando il capo comunista Palmiro Togliatti li immise, e rimasti subacquei in attesa di sferrare l’offensiva fino al momento opportuno. Con la crisi di tutto il quadro politico, nel 1994 una consistente fetta dei liberali ritenne finita l’esperienza di quella formazione. Chi scrive fu convinto che la sua vita fosse una sorta di riparo delle idee liberali per passare un “inverno liberale” nell’età dell’irruzione delle masse. Vedeva il futuro dei liberali classici in Forza Italia, con Antonio Martino, e dei radicali nella articolata presenza degli iscritti alla formazione diretta, non sempre ufficialmente, da Marco Pannella, collocata in diversi partiti attraverso un’abile gestione del doppio tesseramento. Allora Stefano De Luca si limitò a votare contro lo scioglimento del Pli, ma si collocò, sonnolento, dapprima nell’Unione di centro di Raffaele Costa e poi in Forza Italia. Si ricordò di quel voto contrario solo quando Silvio Berlusconi lo stracacciò da quel movimento.

Allora usò la sigla Pli per cercare di dare rifugio a transfughi di gruppi parlamentari altrui in cerca di ricucirsi una verginità politica prima di volare altrove, e così appropriarsi di menzioni nell’annuario parlamentare. Contenuti, battaglie liberali, nulla di nulla. Però dei liberali convinti alla necessità di chi rialzasse la bandiera c’erano. Ex della Gioventù liberale, della Scuola di liberalismo della Fondazione Einaudi di Roma, pubblicisti de L’Opinione salvata da Arturo Diaconale. Questi si iscrissero al Partito liberale italiano. Nel 2022 costoro esprimevano la maggioranza del Consiglio nazionale e s’apprestavano a celebrare il centenario dalla fondazione del partito, che vede, storicamente, sorgere la nuova organizzazione colla ripresa delle posizioni, rese attuali all’epoca, della Destra Storica cavouriana. Stefano De Luca, allora, cercò d’impedirlo, con la convocazione d’un congresso con delegati da lui nominati, a suo talento. I consiglieri nazionali lo destituirono. Allora De Luca cercò di strafregarsene del Consiglio nazionale con un organizzazione parallela di suoi accoliti. In applicazione allo statuto, venne espulso dal partito e non impugnò il provvedimento nei termini. In seguito, cercò sempre di attaccar briga presentando liste al ministero degli interni, sempre rifiutate, ed in tribunale, fino ad avere torto, con una sentenza, dalla Suprema Corte di Cassazione.

Ora riciccia. Intanto, sotto la segreteria di Roberto Sorcinelli, il Partito liberale italiano celebrò il suo centenario, con voci autorevoli come Antonio Tajani, Antonio Martino, con un intervento di grande spessore, che, purtroppo, sarà uno degli ultimi. Poi entrò nell’assemblea regionale sarda e sostenne la destra alle elezioni europee, di cui si giovò, intelligentemente, Matteo Salvini per limitare le difficoltà, oggi, della Lega. La posizione conservatrice riformista assunta da Fratelli d’Italia, con quel nome così risorgimentale, risente di un’influenza di destra liberale. Il Pli di Roberto Sorcinelli, insomma, riprende ad essere una forza politica attiva in un momento in cui la storia ha ripreso a correre, lo fa verso destra, ma c’è una grande urgenza di bilanciare gli elementi di populismo strisciante, col riformismo liberale, di cui massima espressione è il guardasigilli Carlo Nordio. E De Luca cosa fa: cerca di appropriarsi di una sigla per rimettersi con essa in sonno, come il suo solito, in tutte le sedi. Ma quella storia porta i liberali altrove, nel riaffermare i principî fondativi dell’Italia, dell’Europa e dell’Occidente, attuati con riforme rese urgenti, e col sostegno alle forze veramente patriottiche nello spirare di questi tempi di guerra. Tutto questo tra i liberali veri, che si riuniranno a congresso il 4 luglio, riprendendo il filo, mai spezzato, srotolato dal 1922.

Aggiornato il 20 giugno 2025 alle ore 15:15