L’autunno della partecipazione

Il termine partecipazione ha una lunga storia alle spalle e il suo significato, dal pensiero di Aristotele a quello di Alexis de Tocqueville, nelle democrazie liberali, è piuttosto ovvio poiché indica la possibilità – impedita nei regimi totalitari – di assecondare o di contrastare un certo atto legislativo che il Governo o il Parlamento propongono o che è già in essere. Tuttavia in Italia, nell’ultimo mezzo secolo, il termine in questione è stato largamente adottato dai vari movimenti di sinistra laica e cattolica per tentare di arginare un fenomeno sociologico che, peraltro, era ed è tuttora difficile da regolare, cioè la tendenza della popolazione ad accettare la delega come strumento più che sufficiente per esprimere le proprie preferenze politiche. La delega è in effetti un istituto pienamente coerente con la natura stessa della democrazia e, anzi, assai più significativo perché indica la fiducia che una popolazione ripone nei candidati dei vari partiti, rinunciando così, salvo casi eccezionali, ad esercitare il proprio controllo politico attraverso la presenza fisica e la discussione impegnata.

La partecipazione diretta è stata, negli anni settanta e in parte degli ottanta, un vero e proprio obiettivo tattico che il Pci e altri movimenti cercavano di perseguire allo scopo di coinvolgere e motivare più gente possibile attorno all’idea ossessiva del cambiamento generale della società, ridefinendo in questo modo l’idea della rivoluzione ormai impossibile. Basti un mio ricordo personale. In un autunno degli anni Settanta, nella città emiliana in cui risiedevo, il Partito liberale mi aveva chiesto di prendere parte alla riunione di insediamento di una Commissione pubblica, di cui non ricordo il nome, la cui finalità era il controllo e la politica di indirizzo da assegnare alla sanità della provincia. La riunione si teneva in una sala piuttosto lunga e tutti i partecipanti, una quarantina (sic!), erano seduti attorno a una tavolata di una ventina di metri. A capotavola sedeva un guru locale tutto ardore partecipativo e noto per le sue lotte sociali nonché, va da sé, apertamente anticapitalista. Dopo le prime battute, iniziano gli interventi. La sanità viene ricollegata alla giustizia sociale e alle lotte contro le multinazionali e la partecipazione viene indicata come la via più sicura per democratizzare la medicina e l’istituzione ospedaliera. Nessuna voce contraria, solo aspre battute contro i potenti e a favore delle classi subalterne soggiogate dalla borghesia. Quatto quatto mi alzo e me ne vado disgustato perché la riunione era soffocante, le posizioni espresse erano ferree e sicuramente indisponibili a qualsiasi seria discussione.

Tornandomene a casa mi tornò in mente un altro episodio partecipativo ancora più esplicitamente schierato. Anche quello accadde d’autunno, a Trento, dove, avendo sostenuto l’ultimo esame, stavo per laurearmi. Avviandomi verso il parcheggio, dietro la Facoltà, noto al terzo piano le due grandi finestre spalancate nonostante il freddo serale. Mi fermo e sento che un docente, al microfono, sta facendo lezione a un’aula stracolma e per questo caldissima. Il tema erano le Tesi di aprile di Lenin e gli applausi scroscianti. Anche lì, ovviamente, la partecipazione non poteva che essere a senso unico e chi partecipava doveva necessariamente essere portatore della stessa, identica e ben precisa coscienza di classe, stavolta palesemente rivoluzionaria, che avrei constatato successivamente persino in tema di ospedali. In definitiva, possiamo dire che, a distanza di tanti anni, l’abbiamo scampata bella poiché la partecipazione in nome del cambiamento o della rivoluzione ha rapidamente perso ogni vigore grazie alla modernizzazione generata dal crescente benessere, dall’assenza di guerre e dall’apertura dei confini, soprattutto di quelli mentali, da parte di quote sempre più larghe di cittadini. Inclusi quelli che, serenamente, decidono di non votare a un referendum senza per questo temere o essere causa di chissà quale sciagura.

Aggiornato il 10 giugno 2025 alle ore 10:13