
“Il caso Garlasco? Comunque vada, finirà male”. Le parole del ministro della Giustizia Carlo Nordio, affidate a un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, accendono ancor di più il dibattito su uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi decenni. Il guardasigilli non entra nel merito delle indagini, ma evidenzia la portata sistemica delle criticità emerse. “O il detenuto è innocente, e allora ha sofferto una pena atroce ingiustamente. O è colpevole e allora è l’attuale indagato a dover affrontare senza colpe un cimento doloroso, costoso in termini di immagine, di spese e di sofferenze”, ha ragionato Nordio. Una riflessione che, pur priva di valutazioni dirette sul caso – com’è giusto che sia – ne sottolinea l’impasse giuridico ed etico.
Alla contestazione secondo cui, in passato, sarebbe stato proprio lui a definire “irragionevole” la condanna emessa dopo due assoluzioni, il ministro replica: “No. È un principio generale: dopo un proscioglimento è irragionevole una condanna. Soprattutto se le assoluzioni sono due. Come puoi condannare al di là di ogni ragionevole dubbio, se due giudici hanno già dubitato?”. Nordio insiste sulla necessità di una revisione profonda del meccanismo processuale, soprattutto alla luce dell’acquisizione di nuove prove. “In generale, se vengono acquisite nuove prove a carico dell’imputato, prima che la sentenza passi in giudicato, si deve rifare il processo ex novo. Non inserirle nel fascicolo già formato, come avviene in appello”.
Secondo il ministro, sono due le ragioni che renderebbero inevitabile una riforma – per cui già si è speso tante volte – in questo senso: la prima, di carattere garantista, impone che le nuove prove siano valutate “in contraddittorio con la difesa”; la seconda, “è anche più importante – spiega Nordio – Con il sistema attuale sottrai all’imputato il diritto a un doppio giudizio di merito. Se il tribunale assolve e la corte condanna, puoi solo ricorrere per Cassazione per motivi di legittimità. E il secondo giudizio di merito, colpevolezza o meno, va a farsi benedire”. Una linea che si scontra con la posizione dell’Associazione nazionale magistrati, secondo cui la doppia assoluzione richiederebbe soltanto una motivazione rafforzata in caso di successiva condanna. “Proprio per niente. E infatti l’Anm non risponde a queste obiezioni. Si esprime per slogan. E mi dispiace”, ha osservato il ministro.
Il guardasigilli ne ha approfittato per ribadire l’urgenza di un ripensamento complessivo dell’impianto normativo. “L’errore è sempre in agguato. È la legge che è sbagliata. Ci abbiamo già ripensato con la riforma introdotta due anni fa, per i reati minori”. La prospettiva è quella di una trasformazione più radicale, legata anche alla separazione delle carriere, che Nordio definisce “prodromica” a una futura revisione del codice di procedura penale. “La riforma costituzionale, proprio perché intende attuare il processo accusatorio anglosassone, è prodromica a un codice di procedura penale dove sarà rivisto anche il sistema delle impugnazioni. Se sarà la prossima riforma? Stiamo già studiando ma naturalmente aspettiamo l’esito del referendum”.
Aggiornato il 28 maggio 2025 alle ore 14:43