
Pubblichiamo l’intervento di Andrea Bernaudo al primo Congresso nazionale di Liberisti Italiani tenutosi a Roma il 17 maggio scorso, dove ha presentato la sua mozione politica, spiegando in diversi punti il progetto, l’idea e gli obiettivi del “nuovo partito della motosega”. Mozione sottoscritta dai congressisti che hanno poi votato per la sua rielezione a presidente di Liberisti Italiani.
Rottura definitiva col liberal-socialismo: una contraddizione in termini, un ossimoro politico, un grave errore storico.
Il cosiddetto liberal-socialismo è una menzogna politica. È una trappola intellettuale per chi non ha il coraggio – o, peggio, per chi non vuole – scegliere. È il tentativo di conciliare l’inconciliabile: libertà e pianificazione, proprietà privata e dirigismo, responsabilità personale e controllo collettivo. Non esiste liberalismo senza libertà economica. Non esiste libertà economica dove lo Stato tassa, impone, redistribuisce e controlla. E se non c’è una completa libertà economica non c’è libertà.
Liberismo e socialismo sono poli opposti. Il liberismo è la naturale traduzione del liberalismo in economia: affermazione e difesa della proprietà privata come valore irrinunciabile, libero mercato, responsabilità personale. Noi, Liberisti Italiani, che fondiamo al nostro interno le idee dei liberali classici e dei libertari sul perno appunto del liberismo economico siamo fautori dello Stato minimo.
Lo Stato deve occuparsi solo di chi davvero non può farcela da solo: gli indigenti, gli inabili, gli inattivi. Invece, in Italia, tutti i partiti politici che si sono avvicendati al governo hanno alimentato l’espansione patologica dello Stato, con effetti devastanti: la povertà assoluta è più che raddoppiata dal 2005 a oggi, passando dal 3,3 per cento al 9,7 per cento della popolazione (dati Istat ‒ fonte: dossier J’accuse Liberisti Italiani), la spesa pubblica ha raggiunto il 58,5 per cento del Pil, alimentando burocrazia e parassitismo, bassi salari, scarsa produttività, non benessere. Dove cresce lo Stato, cresce la povertà. Dove si riduce lo Stato, rifioriscono la libertà e la prosperità.
In Argentina, sotto la guida di Javier Milei
L’inflazione è stata drasticamente ridotta di oltre il 40 per cento; gli investimenti tornano, e la speranza rinasce; la povertà ha iniziato a calare, passando dal 52,9 per cento al 34,9 per cento della popolazione. Un risultato clamoroso che smentisce in modo netto la propaganda statalista: il liberismo economico non è la dottrina delle élite o dei ricchi, ma l’esatto contrario. È la dottrina economica che riduce la povertà ed espande le opportunità di benessere per tutti. Gli investimenti stanno tornando, e la speranza sta rinascendo.
Oggi, grazie all’esempio argentino, non siamo più soli. Javier Milei ha dimostrato che il liberismo non è solo una teoria o un sogno, ma una realtà concreta e vincente, capace di rilanciare la libertà, la dignità e la speranza dei cittadini. Il liberismo ha vinto nella realtà, non solo nella teoria. E questo rafforza anche la nostra battaglia in Italia.
Da Buenos Aires torniamo a Roma
Cinque anni fa, mentre l’Italia affondava sotto tasse, burocrazia e dirigismo, noi siamo nati. Poco dopo, la cosiddetta pandemia ha mostrato fino a che punto il Leviatano statale può calpestare le libertà: lockdown forzati, green pass, trattamenti sanitari imposti per decreto. Abbiamo visto il volto autoritario dello Stato.
E come ci insegna Friedrich Von Hayek: “L’emergenza è sempre il pretesto con cui si giustificano le restrizioni più gravi alla libertà”. Noi non ci siamo piegati. Abbiamo alzato la testa. Abbiamo scelto di andare avanti con ancora maggiore consapevolezza.
Da Roma a questa Unione europea solo dirigismo e costruttivismo
Dopo decenni di statalismo italiano, si è stratificato con forza anche il dirigismo europeo a completare l’opera di soffocamento del libero mercato e della libertà nel suo complesso.
Il Pnrr italiano non è altro che una derivazione del piano europeo Next Generation Eu: non un vero piano economico, che sarebbe comunque un abuso dirigista, ma una gigantesca pianificazione, fondata su obiettivi ideologici e su un costruttivismo economico fallimentare. Tra i cardini di questo piano vi è la cosiddetta transizione ecologica costruita sulle conclusioni dell’Ipcc, che punta a colpevolizzare l’intero genere umano – e soprattutto il capitalismo – come principale responsabile dei cambiamenti climatici.
Noi rifiutiamo questa narrazione apocalittica. I cambiamenti climatici sono un fenomeno complesso, non riconducibile in modo univoco all’attività antropica. Eppure, sulla base di ipotesi scientificamente non confermate, l’Unione Europea ha avviato decisioni distopiche e antieconomiche, che hanno devastato settori strategici delle nostre economie, distrutto investimenti, imposto agende punitive contro i cittadini e stravolto il libero mercato. Un conto è combattere contro l’inquinamento, un altro è strumentalizzare i cambiamenti climatici per instaurare una nuova forma di socialismo ecologista, fondato – come sempre – sulla paura, sul controllo e sulla pianificazione collettivista.
Molti cittadini, anche in buona fede, sono stati indotti a credere che questa transizione ecologica forzata fosse inevitabile e benefica. A loro ci rivolgiamo con coraggio e verità, per mostrare che il progresso autentico nasce dalla libertà, non dalla paura e dal controllo.
Noi, Liberisti Italiani, siamo stati l’unico movimento politico a denunciare apertamente queste ecofollie. Siamo scesi in campo a Roma, raccogliendo firme per il referendum contro la ztl allargata a tutto il territorio comunale fino al Grande Raccordo Anulare: un progetto folle, elitario e devastante per la libertà di circolazione, che colpisce duramente cittadini e imprese. Ma Roma Capitale, tramite una commissione appositamente istituita, ha respinto il nostro quesito referendario, impedendoci di proseguire la campagna e negando ai cittadini il diritto di esprimersi su una questione vitale per milioni di persone.
Non ci siamo arresi: abbiamo portato Roma Capitale in tribunale, chiedendo che sia un giudice a stabilire se i cittadini romani abbiano o no il diritto di votare su provvedimenti che impattano direttamente sulla loro vita, sul lavoro e sulla possibilità stessa di spostarsi, sulla loro libertà. Milioni di cittadini, che non possono permettersi l’acquisto di un’auto di ultima generazione, rischiano di essere segregati nelle loro case: una follia distopica che colpisce i più deboli, portata avanti da una sinistra radical chic, senza alcuna reale opposizione da parte del centrodestra.
Il centrodestra italiano, infatti, è debole e incoerente su questo fronte, perché è legato mani e piedi ai fondi del Next Generation Eu e al Pnrr: non può con una mano chiedere più soldi di tutti in Europa e con l’altra mano opporsi frontalmente agli obiettivi dirigisti da cui quei soldi derivano. Questo è il vero nodo politico che pochi hanno il coraggio di denunciare. Il nostro impegno contro il dirigismo verde e contro la nuova ideologia del terrore climatico non si fermerà.
I nostri maestri
Come Ronald Reagan ammoniva: “Lo Stato non è la soluzione ai nostri problemi. Lo Stato è il problema”.
Come Margaret Thatcher, opponendosi al dirigismo dell’Europa burocratica, ricordava: “Non abbiamo sconfitto il socialismo in patria per vederlo rinascere sotto una nuova bandiera a Bruxelles”. E ancora ammoniva: “Non esiste denaro pubblico. Esiste solo il denaro dei contribuenti”.
Javier Milei, allievo di Jesús Huerta de Soto, lo ha dimostrato davanti agli occhi del mondo denunciando senza paura ed in tutte le sedi che lo Stato è inutile: la società si autoregola meglio attraverso il mercato spontaneo. Lo Stato è un sistema di indottrinamento, forma sudditi, non cittadini. Lo Stato è immorale: si fonda sulla coazione e sul furto legalizzato. Lo Stato crea dipendenza: i sussidi generano schiavitù psicologica. Lo Stato limita la libertà: sostituendo la pianificazione individuale con quella collettiva. Lo Stato non è un fine. Lo Stato è, nella migliore delle ipotesi, un male necessario. E va ridotto al minimo indispensabile.
La delusione Meloni
Chi aveva sperato in una svolta liberista è stato di nuovo tradito. Nel quarto trimestre 2024, la pressione fiscale ha toccato il 50,6 per cento del Pil, in aumento di 1,5 punti rispetto all’anno precedente (fonte: Istat).
Il debito pubblico cresce inarrestabile: quasi 2.900 miliardi di euro. La spesa pubblica continua ad aumentare senza controllo.Il Total Tax and Contribution Rate per le imprese in Italia ha raggiunto il 59,1 per cento, tra i più alti al mondo, soffocando produttività e investimenti (fonte: Banca Mondiale).
Oggi in Italia si governa con la mano destra sui social (ammiccando a Milei) e con la mano sinistra sui conti pubblici (in perfetta continuità con Prodi, Monti, Conte e Draghi). Basta ipocrisie. Basta recite. Basta statalismo!
I nostri 10 obiettivi irrinunciabili
1) Tornare alla Cee, per un’Europa del libero scambio, senza pianificazioni sovranazionali. Riformare radicalmente l’Ue o costruire un percorso di uscita per l’Italia.
2) Tassa proporzionale al 15 per cento per tutte le attività produttive, con no tax area a 12.000 euro di fatturato; drastica riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori dipendenti pubblici e privati.
3) Abolizione definitiva del solve et repete: nessuna riscossione prima della sentenza di primo grado.
4) Libertà previdenziale: fine del monopolio Inps per i lavoratori autonomi e scelta tra previdenza pubblica o privata per tutti.
5) Trasparenza assoluta della spesa pubblica: pubblicazione online di tutti gli utilizzi dei soldi dei contribuenti.
6) Liquidazione della gran parte delle partecipate e liberalizzazione dei servizi pubblici tramite gare e concorrenza aperta.
7) Poche regole, chiare e stabili: semplificazione normativa drastica, perché la burocrazia soffoca la libertà come le tasse. Il groviglio di leggi e regolamenti costituisce un ostacolo insormontabile per chi lavora e produce ma anche per la vita quotidiana.
8) Accesso semplificato alla politica: abolizione della raccolta firme sproporzionata e introduzione della cauzione elettorale come in Inghilterra.
9) Difesa assoluta delle libertà personali: mai più restrizioni individuali imposte in nome di emergenze e trattamenti sanitari obbligatori.
10) Riforma liberale della giustizia: separazione delle carriere giudici/Pm, abolizione dell’obbligatorietà dell’azione penale, ritorno alla prescrizione ragionevole, stop al carcere preventivo salvo per reati gravissimi.
Oggi nasce Nec – Non essere complice
Siamo qui per ricostruire un’Italia libera, prospera, capace di premiare il merito e la creatività dei suoi cittadini. Un’Italia che torni a credere nella forza dell’individuo e nella responsabilità personale.
Nec è il Comitato di Liberazione Nazionale dallo statalismo italiano ed europeo. Un fronte politico compatto contro il partito unico del +Stato, che oggi domina maggioranza e opposizione: destra, centro, sinistra e 5 Stelle.
Nec è la casa di tutte le forze produttive che combattono ogni giorno nella trincea del mercato vero, di tutti i cittadini consapevoli che stiamo affondando in un pantano statalista e di tutti coloro che amano la libertà e vogliono garantire un futuro ai propri figli e nipoti.
Nec è aperto anche ai dipendenti pubblici che, entrati nello Stato tramite concorso nei comparti di sanità, istruzione e giustizia, vedono oggi le loro competenze mortificate da un parastato clientelare ed inefficiente e da uno sperpero del denaro dei contribuenti vergognoso.
Nec non è per chi invoca ancora “più Stato”. Nec è per chi ha capito che la vera frontiera del dissenso è la libertà dallo Stato. Non cerchiamo poltrone. Non chiediamo spazi in questo sistema corrotto. Vogliamo conquistarli cambiando le regole. Non vogliamo gestire questo sistema corrotto. Vogliamo abbatterlo.
Viva il libero mercato! Viva l’individuo! Viva la Libertà! Viva Liberisti Italiani!
(*) Presidente di Liberisti Italiani
Aggiornato il 20 maggio 2025 alle ore 15:22