Adesso inquadrate formalmente i “volonterosi”

Vladimir Vladimirovč Putin, presidente la Federazione Russa, dopo aver lanciato l’idea di andare a Istanbul per trattare una pace in Ucraina, e la risposta di Volodymyr Oleksandrovyč Zelens’kyj, presidente quest’ultima, annunziante il suo arrivo sul Bosforo per raggiungere lo scopo, e del presidente gli Stati Uniti d’America, Donald Trump, “s’è dato”, come si dice a Roma. Non ha inviato neppure il suo ministro agli Esteri, ma una delegazione di basso profilo, capeggiata da un consigliere, il quale a suo tempo aveva trattato, in quella città, l’accordo sulla navigazione sul Mar Nero pel commercio di cereali; poi, con un pretesto, disatteso, ad un certo punto, proprio della Federazione Russa. Putin non è timido, ma non ha nessuna voglia di concludere quella guerra d’aggressione se non con la resa dell’Ucraina. Allora perché lanciò lui quell’idea? Per fare la figura del mite, come quando preparò quell’invasione, nel suo pensiero più facile, mascherando la cosa con semplici esercitazioni militari in Bielorussia. Adesso sta facendo la medesima cosa, “operazione speciale” ancora in corso, ammassando truppe ai confini degli Stati baltici. Stati membri, lo si ricorda, dell’Unione europea, associati al Consiglio d’Europa e all’Organizzazione dell’Alleanza Atlantica.

Il che farebbe scattare, se aggrediti, l’articolo 5 del trattato istitutivo di quest’ultima, secondo cui un attacco a uno Stato alleato comporta la reazione di tutti gli Stati dell’Alleanza, compresa l’Italia. Il “distratto” presidente la Federazione Russa è uso passare sopra le organizzazioni internazionali e istituzioni supernazionali, in questo momento favorito dal fastidio ostentato nei loro confronti da colui il quale, adesso, presiede gli Stati Uniti d’America. È, quindi, una più generale precauzione quanto ricordato da Giorgia Meloni al debordante Stato d’Israele, ma anche parlando a suocera perché nuora intenda, che il diritto internazionale va sempre rispettato. A questo punto, è chiaro che l’Armata russa vada, in via assoluta, fermata in Ucraina. Quindi hanno assolutamente ragione i “volonterosi”, gli Stati europei impegnati per una decisa assistenza all’Ucraina e nel voler preparare l’Europa a difendersi.

Ha ragione la presidente la Commissione dell’Unione europea, Ursula von der Leyen, nel perseguire un piano di riarmo dell’Unione e nello spingere per l’adozione di una politica europea di difesa; è necessario che gli Stati europei dell’Alleanza Atlantica spendano di più per la loro difesa e sarebbe opportuno che, come gli Stati baltici, la Finlandia, la Polonia e la Germania, anche la nostra nazione provvedesse a una istruzione militare dei propri ragazzi in età scolare. Come legare tra loro i “volonterosi”, tra cui la più risoluta è la Gran Bretagna uscita dall’Unione europea? Essa, però, fa parte del Consiglio d’Europa, nel quale si possono disciplinare alcuni settori mediante convenzioni poi ratificate dagli Stati aderenti. È avvenuto per molte materie; per esempio per i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali. Si può pensare, in tale ambito, a una convenzione sulla difesa comune, con organi propri, che funga anche da pilastro europeo dell’Alleanza Atlantica. È bene rispondere, infatti, con la formalizzazione dei rapporti quando i nemici dell’organizzazione internazionale e delle istituzioni supernazionali, attraverso cui si costruisce in modo stabile la pace tra le nazioni, tendono a sabotarla descrivendo tali costruzioni frutto di fantasiose e speciose teorie del complotto.

Aggiornato il 19 maggio 2025 alle ore 10:04