Un Leone salvamundi: luce e non corpo

Quindi, ci siamo! Torna l’era leonina dei Papi che fanno la storia, come oggi si attende che lo stesso accada con Papa Leone XIV, chiamato a ricongiungere i lembi strappati di un mondo inguaribilmente belligerante. Il suo compito sarà di riavvicinare, innanzitutto, le due sponde dell’Occidente, sempre più separate dall’Oceano che le divide, per poi riconciliarle a loro volta con i rimanenti continenti che, pur ricchissimi di risorse naturali, sono resi poverissimi e migranti dalle loro leadership scellerate e non come si vorrebbe “per colpa dell’Occidente”! E, forse, sarebbe bene che quei leader indegni fossero messi per sempre all'indice dalla comunità mondiale, e censurati eticamente da una chiara condanna dell’Autorità papale. Ma, se tutto quanto precede rileva dalla geopolitica, c'è da dover affrontare da parte del nuovo Papa un altro universo conflittuale immateriale, costituito da due facce della stessa medaglia. La prima è composta dall’identità religiosa, articolata per le religioni del Libro nei due grandi domini maggioritari musulmano e cristiano, con quest’ultimo risuddiviso al suo interno tra ortodossi, cattolici e protestanti. L’altra parte complementare è rappresentata dalla sfera laica e agnostica che, però, in Occidente da tempo dilaga inarrestabile a macchia d’olio, portata da fortissime correnti venali (dominate dal Dio Denaro) ed edonistiche del piacere fine a se stesso. Come quello dei consumi non essenziali, gli unici tuttavia considerati mentalmente indispensabili da miliardi di persone, a seguito della rimozione valoriale ed etica dei principi di solidarietà e sobrietà, che rappresentano il patrimonio non negoziabile della cristianità.

Leone XIV, più di tutti gli altri predecessori, si troverà confrontato alla società globale il cui dominus è il binomio “zero/uno”, “chiuso/acceso”, che corrisponde alla numerizzazione della vita associativa e dei rapporti sociali, sempre più immersa, soggiogata e imprigionata nei cloud (nuvole) digitali. Ora, come potrà la patristica agostiniana (quella, cioè, che traduce i concetti ebraici in linguaggio comprensibile alla cultura greca, cercando una spiegazione filosofica del dogma cristiano) convincere masse sterminate di giovani nativi digitali ad accettare il mistero dell’Immacolata Concezione, quando fin da età pre-adolescenziali si ha libero accesso a milioni di clip pornografiche di ogni genere e gusto? Quale eugenetica cristiana del matrimonio e della sessualità è possibile ristabilire a queste condizioni? O come convincere gli scettici che esiste la resurrezione dei corpi, dato che oggi nessuno più capirebbe perché uno storpio totale in vita, che ha terribilmente sofferto per questa sua menomazione, dovrebbe ritrovarsi un corpo sano e perfetto il giorno del giudizio, quando anche il Cristo si è tramutato in luce (trasfigurato, come si dice) dopo essere risorto? Perché dire “corpo”, e non “luce” divina? Ma, soprattutto, come si fa a restaurare un’etica cristiana in un mondo occidentale profondamente e intimamente scristianizzato, dato che miliardi di persone vogliono tutto il possibile in questa vita, senza dover aspettare “l’altrapost-mortem?

Ovvero, come si disinnesca la fortissima attrazione edonistica dell’accesso ai beni materiali, ripristinando il santo principio della “rinuncia” e del dono di sé e dei propri beni a chi ha meno? Davvero le migrazioni epocali moderne non hanno nulla a che fare con il capitalismo finanziario cinico e globalista, che si comporta come i negrieri del Settecento per lo sfruttamento della forza-lavoro a buon mercato, in ciò coadiuvato dalle più impressionati organizzazioni criminali di sempre per la tratta dei migranti? Forse, un Leone Salvamundi del XXI secolo potrebbe farsi portatore di una soluzione salvifica, innestandola in un sofisticato ragionamento e ammaestramento all'interno di una Rerum novarum 2.0 sull’Ia (Intelligenza artificiale), tanto per stare al passo con le moderne definizioni che denotano le innovazioni radicali, anche sotto il profilo ideologico-religioso. Tenendo però conto di quanto scrisse Stephen Hawking nel suo bellissimo libro del 2018, l’anno della sua scomparsa, dal titolo: Le mie risposte alle grandi domande. “Non c’è nessuna le ngge che impedisca alle particelle di venire organizzate in modo da compiere calcoli ancora più avanzati di quelli svolti dalle particelle strutturate del cervello umano. Macchine dotate di un’intelligenza sovrumana potrebbero perfezionare ripetutamente il loro funzionamento fino ad arrivare a una “singolarità tecnologica” (creando così) invenzioni migliori di quelle dei nostri ricercatori, di manipolare i leader umani e magari sottometterci con armi di cui non capiremmo nemmeno il funzionamento. L’Ai potrebbe in futuro procedere da sola, riprogettandosi a velocità sempre più elevata; gli uomini, vincolati ai limiti della loro lenta evoluzione biologica, non sarebbero in grado di competere e finirebbero per diventare “obsoleti”. L’Ai potrebbe sviluppare anche una propria volontà autonoma, potenzialmente in conflitto con la nostra”.

Personalmente, sua santità Robert Prevost, è il Papa ideale, per chi, come me, pur avendo qualche anno più di lui, ha la sua stessa laurea in Matematica (poi, ancora, filosofo lui, architetto chi scrive) ed è figlio di madre americana, felice quindi di chiudere gli occhi sotto il suo regno. Però, essendo figli del nostro tempo entrambi, vedo oggi e nel prossimo futuro agire Attila ciclopici, tali da rendere un’inutile fatica di Sisifo quella di un nuovo San Leone Magno di doverli convincere e desistere uno a uno. Di certo, però, anche stavolta un’istituzione millenaria (fatta di “vecchietti”, come ha detto causticamente qualcuno, con un rituale fedelmente riprodotto nei millenni dell’osservanza del segreto assoluto nel Conclave) ha saputo eleggere al Soglio pietrino un nuovo Mastro operaio costruttore di ponti tra i vari continenti, così come fece con la nomina di Karol Wojtyła che riunì con la forza del suo carisma le due metà dell'Europa divise dalla Cortina di ferro.

Ora, il compito di Papa Leone non potrà che essere quello di portare ancora più in là il ponte ideale di Giovanni Paolo II, costruendo l'altra, immensa campata destinata a unire l’Europa occidentale alla Russia cristiana e ortodossa, dando nel breve termine nuova forza e linfa vitale alla mediazione americana, per far scendere la colomba della pace sulla martoriata terra ucraina. Suggerirei, poi, al futuro cardinale di Stato di Papa Leone di rileggere con grande attenzione quella parte della famosa risoluzione Onu 181 del 1947, in cui si parla di una Federazione israelo-palestinese per la gestione comune dell’economia e delle risorse naturali. E questa è la sola strada pannelliana per la pacificazione di due popoli nati nella stessa terra, visto che dal punto di vista pratico il tanto osannato e invocato Stato palestinese sarebbe solo un’ingestibile veste di arlecchino per la Cisgiordania, a meno di non voler praticare una sorta di pulizia etnica per cancellare con la forza gli insediamenti dei coloni israeliani, stratificatisi nei territori palestinesi dal 1948 a oggi. Se anche ci fosse attualmente un nuovo Ariel Sharon disposto a deportarli in massa in Israele, come accadde per Gaza nel Settembre 2005, a queste condizioni chi potrebbe evitare che si scateni una guerra civile tra i figli di Davide? Certo, se il Vaticano potesse “sedersi” al tavolo per l’aggiornamento e il potenziamento degli Accordi di Abramo, dando così grande forza morale all’attuale amministrazione Usa e agli Stati arabi moderati, forse non dovremo ancora percorrere quella famosa strada per l’inferno lastricata di buone intenzioni! Benvenuto a Roma Papa Leone!

Aggiornato il 14 maggio 2025 alle ore 09:33