Il lupo e il chiodo

Quanto è accaduto la scorsa settimana tra Germania e Romania, mi ha ricordato un manifesto dei repubblicani francesi dopo la caduta del Secondo impero, quando la Francia doveva ri-decidere se essere una repubblica o una monarchia. Nel manifesto si vedeva un chiodo con la testa di Marianna (simbolo della Repubblica) piantata nella Francia con sopra un martello che la batteva. La relativa didascalia di Alexandre Dumas figlio diceva: “Le opinioni sono come i chiodi, più li si colpisce, più li si pianta”. Intendendo così l’effetto contrario alle intenzioni della propaganda monarchica, la quale, demonizzando la repubblica, rafforzava i sentimenti repubblicani. Ho l’impressione che tale manifesto sia ignoto alla comunicazione mainstream e in genere ai globalizzatori (aiutantato compreso) perché ogni volta ricadono nel medesimo errore. Da ultimo proprio in Romania e Germania. In Romania l’eliminazione per via giudiziaria del candidato di estrema destra (??) ha solo prodotto che nelle rinnovate consultazioni l’estrema destra (cosiddetta dagli esorcisti mainstream) sia passata da circa il 23 per cento a oltre il 40 per cento dei voti espressi. In Germania la “ghettizzazione” post-elettorale dell’Afd pare (perché risultante dai sondaggi, sempre opinabili) abbia provocato l’aumento del gradimento di detto partito fino a promuoverlo a primo partito tedesco. Non è dato sapere quanto lucrerà l’Afd dal rapporto negativo dei servizi segreti della Repubblica federale, di cui si discute in questi giorni. Né se tutto abbia influito sul primo scrutinio (negativo con 18 “franchi tiratori”) per l’elezione di Friedrich Merz.

Ma appare chiaro da questo e dalle analoghe vicende in altri Paesi che il richiamo dei “poteri costituiti” alla legalità è affetto da costante e persistente “eterogenesi dei fini”, onde, di solito, si ottiene l’effetto contrario. Si ha l’impressione che, per ottenere quello voluto, sarebbe opportuno sostenere che Afd sia un partito di democrazia ineccepibile, o che Călin Georgescu è nemico giurato di Vladimir Putin. In fondo, aveva ragione Giorgia Meloni quando, mesi fa, parlando alla manifestazione di Atreju disse di aver stappato una bottiglia del vino migliore ascoltando le critiche mossele da Romano Prodi; le quali, alle orecchie della maggioranza degli italiani suonavano come (meritati) complimenti. Gridare “al lupo, al lupo” in assenza dello stesso è controproducente. Si possono enumerare varie ragioni per spiegare la credibilità inversa della propaganda delle élite decadenti. La prima – e la più ovvia – specie in Italia è che i modesti risultati di quelle ne rendono poco appetibili le soluzioni proposte. Sempre da noi, si aggiunge il fatto che spesso (come per il Jobs Act) il Pd (e non solo) quando sta all’opposizione propone rumorosamente di abrogare qualche riforma o provvedimento fatti stando al Governo (e perché li hanno posti in essere o almeno modificati prima?). La seconda, che ho sottolineato da mesi, è che il tutto può ricondursi a una contrapposizione tra legalità (la quale va dall’alto in basso) e legittimità (che segue il percorso inverso). La prima è perciò (anche) strumento del comando; l’altra produce obbedienza. La terza è che, proprio per esercitare e aver esercitato il potere, la legalità è comune alle élite decadenti, come la legittimità (di solito) alle emergenti. E si potrebbe continuare a enumerare, in particolare, per la Germania dalla normativa sui partiti e su chi decida, di cui all’articolo 21 della Grundgesetz tedesca e sulle sue implicazioni. Ma questa è un’altra storia.

Aggiornato il 09 maggio 2025 alle ore 10:09