
Continua a far discutere il fotomontaggio di Donald Trump vestito da pontefice postato sugli account social della Casa Bianca a pochi giorni dall’inizio del conclave che decreterà il nome del successore di Francesco. L’immagine in questione, raffigurante il presidente degli Stati Uniti d’America in abito talare, con tanto di mitra e crocifisso al collo, ha immediatamente monopolizzato l’attenzione dei media suscitando in parecchi casi rabbia e indignazione tra l’opinione pubblica. Purtuttavia, a ben vedere, quell’esercizio frettolosamente bollato dai molti detrattori del tycoon americano come infantile, ridicolo e clownesco si porta dietro un carico di significati ben più ampio rispetto alla semplicistiche ricostruzioni giornalistiche affiorate numerose in queste ultime ore.
Al di là dell’indignazione manifestata a più riprese da cardinali e vescovi, e delle etichette prontamente dispensate da politici e intellettuali vicini alla galassia dem, l’immagine di Papa Trump rappresenta molto più rispetto al banalissimo scherzo o all’oltraggiosa provocazione di cui i commentatori da ore parlano. Il messaggio che ha voluto lanciare la Casa Bianca con quel fotomontaggio è fin troppo chiaro, sebbene in molti, anche in Italia, si ostinino volutamente a non volerlo comprendere. Donald Trump segue con grandissima attenzione l’evoluzione dei lavori del Collegio cardinalizio che condurranno, nei giorni a venire, all’elezione del nuovo pontefice.
Nell’arco dell’ultimo decennio, infatti, molte sono state le frizioni tra Papa Bergoglio e il mondo conservatore americano. A cominciare dalle aperture del Vaticano alla Cina, assai poco apprezzate e mai veramente digerite dai repubblicani Usa, per arrivare fino alle posizioni ideologiche assunte negli anni dal pontefice in tema di politiche climatiche e migratorie. Tutti buoni motivi per cui l’amministrazione americana gradirebbe oggi una netta discontinuità rispetto al pontificato appena consegnato agli annali, con la conseguente elezione al Soglio di Pietro di un papa molto meno terzomondista rispetto a Francesco, e molto più attento alle istanze del mondo occidentale, come lo fu a suo tempo Karol Wojtyła.
Del resto, l’obiettivo dichiarato dell’amministrazione Trump è stato chiaro sin dal principio: liberare l’Occidente dalle deliranti logiche di matrice woke, imperanti in quest’ultimo decennio, così da renderlo di nuovo grande. Un proposito senza dubbio assai ambizioso, che, in quanto tale, non può assolutamente prescindere dalla costruzione di una fattiva collaborazione tra Washington e la Santa Sede, ovverosia, dal rinnovamento della Santa alleanza tra potere temporale e influenza spirituale.
Aggiornato il 06 maggio 2025 alle ore 09:57