
L’azienda statunitense infatti, dopo averla fatta franca con Samsung in varie battaglie legali, secondo quanto deciso da un giudice forense, dovrebbe versare centinaia di milioni di dollari all’università di Wisconsin-Madison, precisamente 234 (circa 206 milioni di euro). Secondo la Warf, fondazione di ricerca dell’università a cui il brevetto era intestato dal 1998, i loro strumenti, che puntano a migliorare l’efficacia e le prestazioni dei processori, sarebbero stati utilizzati appunto sui processori A7, A8 e A8X degli iPhone 5S, 6 e 6Plus e su vari modelli di iPad. Sullo stesso brevetto era caduta anche Intel nel 2008, pagando poi alla Warf 110 milioni di dollari.
“Quasi due decenni fa abbiamo cercato di anticipare come i computer avrebbero funzionato oggi. La nostra squadra ha investito 11 anni di lavoro per risolvere questo problema”. Queste le parole di Andreas Moshovos, Scott Breach, Terani Vijaykumar, e Gurindar Sohi, riconosciuti come gli inventori dei chip “rubati”. Martedì scorso, i giudici hanno accolto le loro richieste e respinto ogni tentativo di difesa da parte della Apple che avrebbe tentato di invalidare il brevetto e negare quindi qualsiasi genere di infrazione. “Questo è un caso in cui il lavoro duro dei ricercatori di una nostra università e l'integrità del sistema dei brevetti ha prevalso”, ha commentato soddisfatto Carl Gulbrandsen, direttore generale della organizzazione non-profit Wisconsin Alumni Research Foundation. Cupertino invece, che non ha voluto commentare l’esito sella sentenza, ha però confermato l’intenzione del colosso americano di far ricorso. L’azienda ha tenuto a precisare, infatti, che sarebbe stato più appropriato concordare un prezzo di 7 centesimi per ogni dispositivo per cui è stato fatto uso, secondo l’accusa illegalmente, dei brevetti in possesso dell’università del Wisconsin. In questo modo, la somma totale sarebbe stata di 10 milioni di dollari, contro i 400 milioni richiesti quando la causa fu aperta nel gennaio 2014. Il risarcimento danni è però stato limitato dal giudice, secondo cui l’utilizzo del brevetto è stato attuato “involontariamente”.
Niente di grave per la compagnia di Tim Cook, se si considera che la cifra da versare è pari allo 0,004 per cento del fatturato del 2014.
Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 02:56