Una rivelazione shock. Secondo l’agenzia Axios, Russia e Stati Uniti avrebbero lavorato a un piano di pace per l’Ucraina. Alle spalle di Kiev. Il presunto iter in 28 punti redatto all’ombra del Pentagono, però, non sarebbe mai arrivato a una delle due parti in causa, ovvero Mosca. Il Cremlino, attraverso la portavoce del Ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha smentito qualsiasi interlocuzione formale. Come riportato da Rbc, Zakharova ha chiarito che “se la parte americana avesse una qualsiasi proposta, l’avrebbero comunicata attraverso i canali in uso tra i ministeri degli Esteri dei due Paesi”, aggiungendo che il Dicastero degli Esteri russo “non ha ricevuto niente di simile dal Dipartimento di Stato”.
A Washington, intanto, il segretario di Stato Marco Rubio ha preso posizione sul dibattito rilanciato dai media, sostenendo su X che per mettere fine al conflitto è indispensabile che “entrambe le parti accettino concessioni difficili ma necessarie”. Rubio ha ribadito che “porre fine a una guerra complessa e mortale come quella in Ucraina richiede un ampio scambio di idee serie e realistiche. E il raggiungimento di una pace duratura richiederà che entrambe le parti accettino concessioni difficili ma necessarie. Ecco perché stiamo sviluppando e continueremo a sviluppare un elenco di potenziali idee per porre fine a questa guerra, basate sul contributo di entrambe le parti coinvolte nel conflitto”.
Sul versante europeo, le prime valutazioni sono arrivate dall’alto rappresentante Kaja Kallas, che ha ricordato come “Noi europei abbiamo sempre sostenuto una pace duratura e giusta e accogliamo con favore qualsiasi sforzo volto a raggiungerla. Ovviamente, affinché qualsiasi piano funzioni, è necessario il coinvolgimento degli ucraini e degli europei. Questo è molto chiaro”. Un monito cui Kallas ha aggiunto un richiamo alle responsabilità russe: “Inoltre, dobbiamo comprendere che in questa guerra c’è un aggressore e una vittima. Non abbiamo sentito parlare di alcuna concessione da parte russa. Se la Russia volesse davvero la pace, avrebbe potuto accettare già da tempo un cessate il fuoco incondizionato. Invece, anche questa notte abbiamo assistito a bombardamenti su civili. Il 93 per cento degli obiettivi russi sono state infrastrutture civili – scuole, ospedali, condomini – per uccidere quante più persone possibile e causare il maggior numero possibile di sofferenze. E questa è la nostra posizione”.
A Bruxelles, il ministro degli Esteri francese Jean-Noël Barrot ha ribadito la linea europea: “Vogliamo una pace giusta e duratura, per prevenire una nuova aggressione da parte della Russia. In questo spirito continuiamo a sostenere l’Ucraina con il piano di finanziamento basato sui prestiti di riparazione e con la cooperazione militare”. Una premessa seguita da un avvertimento netto: “La pace non può significare però la capitolazione: gli ucraini, che lottano eroicamente da tre anni, rifiuteranno ogni tipo di capitolazione”. La ricetta, secondo Barrot, passa da una “tregua sulla linea di contatto” come condizione preliminare ai negoziati. L’unico ostacolo, ribadisce, “è Vladimir Putin”.
A margine del Consiglio affari esteri dell’Ue è intervenuto anche il ministro danese Lars Løkke Rasmussen, sottolineando che la possibilità che “la cessione di territori” possa essere tematizzata in un futuro accordo “non deve essere negoziata senza gli ucraini”. Rasmussen ha richiamato la linea già espressa dall’amministrazione Trump: “Continuiamo a ribadire la posizione originale di Trump, ovvero un cessate il fuoco immediato e condizionato”. Per il ministro, la leva economica resta uno strumento decisivo, in un momento in cui “l’economia russa è molto, molto debole”. Da qui la necessità di nuove misure restrittive e di un sistema di sanzioni “più efficiente”, capace di colpire anche la cosiddetta flotta ombra.
Un dato particolarmente critico è stato poi reso noto dalla Svezia. La ministra degli Esteri Maria Malmer Stenergard ha evidenziato come, dall’inizio dell’invasione su vasta scala, i paesi europei abbiano sostenuto l’Ucraina con 187 miliardi di euro, a fronte di importazioni energetiche dalla Russia pari a 201 miliardi di euro. Sommando le altre voci commerciali, il totale arriva a 311 miliardi, traducendosi in un saldo negativo di 124 miliardi per Kiev. “Questo non è altro che una vergogna”, ha dichiarato la ministra, sottolineando come “il sostegno all’Ucraina non è abbastanza consistente, mentre quello alla Russia è troppo consistente”. La soluzione, per Stenergard, passa dall’aumento della pressione economica su Mosca e dall’utilizzo dei beni russi congelati “a beneficio dell’Ucraina”.
Dal Cremlino, intanto, è arrivata una precisazione: “Al momento non si tengono vere e proprie consultazioni”, bensì semplici “contatti” con Washington sulla questione ucraina, come ha spiegato il portavoce Dmitry Peskov all’agenzia Interfax. “Ci sono certamente contatti. Ma un processo che si possa definire di consultazione non è in corso”. Nelle stesse ore, in una visita sul campo, la prima ministra ucraina Yulia Svyrydenko ha incontrato il segretario dell’Esercito Usa Daniel P. Driscoll. Come riportato dal Guardian, Svyrydenko ha sottolineato che i due hanno potuto “valutare la situazione sul campo e di assistere in prima persona alle conseguenze dell’aggressione russa”. La premier ha ribadito che, mentre la Russia continua a “uccidere civili innocenti, distruggere case e prendere di mira infrastrutture critiche”, la strategia di pressione internazionale sta producendo effetti. Da qui l’appello a rafforzare ulteriormente “le sanzioni energetiche e finanziarie contro lo Stato aggressore”. E, significativamente, nessun riferimento alla presunta iniziativa sul piano di pace.
Aggiornato il 20 novembre 2025 alle ore 14:24
