UK, norme più severe per i richiedenti asilo

Niente giri di parole, diritti al punto. In tempi di marketing globale, c’è chi non vuole necessariamente piacere a tutti. Londra vuole rimanere molto attraente per i soldi, ma non per le persone. Soprattutto chi sbarca − se ci riesce − con mezzi di fortuna.

Le nuove norme sull’immigrazione, come ha affermato il ministro dell’interno, Shabana Mahmood, vogliono agire sui “fattori di attrazione” per i richiedenti asilo e sulle “condizioni ingiuste” che offrono loro disposizioni migliori rispetto ai cittadini del Regno Unito. Il governo le definisce le riforme “più significative del sistema di asilo dalla seconda guerra mondiale” (sempre a proposito di marketing).

Coloro a cui verrà concesso asilo dovranno attendere 20 anni prima di poter presentare domanda per stabilirsi definitivamente. Alcuni potrebbero essere in grado di presentare domanda con qualche anno d’anticipo, se sono entrati da “vie sicure e legali” e contribuiscono all’economia britannica. I richiedenti asilo vedranno inoltre il loro status di rifugiato rivisto ogni due anni e mezzo, anziché cinque. Saranno rimpatriati se il loro Paese d’origine sarà considerato sicuro, ma saranno molti, compresi i trasgressori della legge, quelli che potrebbero vedersi revocati l’alloggio o i pagamenti. Si prevede anche di porre fine ai ricorsi multipli. Le persone saranno limitate a un singolo ricorso che, se respinto, comporterà l’espulsione. Si prevede inoltre che il ministero degli interni riveda l’interpretazione di alcune normative sui diritti umani, incluso il diritto alla vita familiare ai sensi della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, applicandolo solo a coloro che hanno familiari stretti nel Regno Unito, come motivo di soggiorno.

La nuova legge prevede anche l’accelerazione delle espulsioni dei migranti irregolari, una revisione della legislazione sui diritti umani e per eludere i molteplici ricorsi contro l’espulsione. Downing Street minaccia poi di sospendere la concessione di visti a persone provenienti da quei Paesi africani i cui governi non miglioreranno la cooperazione in materia di espulsioni dei migranti irregolari, in particolare da Angola, Namibia e Repubblica Democratica del Congo.

Tra i vari cambiamenti radicali, c’è quello del sostegno alle famiglie la cui richiesta di asilo è stata respinta ma che non hanno lasciato il Paese. Sostegno che potrebbe essere revocato. Il ministero dell’interno, attualmente, non dà priorità all’espulsione delle famiglie la cui richiesta di asilo è stata respinta. Ciò significa che continuano a vivere in alloggi finanziati dal governo e a ricevere un certo sostegno. Le tariffe attuali sono di 49 sterline a persona a settimana se non ricevono i pasti in alloggio, con un supplemento di 5,25 sterline per le donne incinte o per i genitori con figli di età inferiore ai tre anni. Queste “esitazioni”, come le definisce il governo, hanno creato “incentivi perversi”, tra cui i famosi gommoni che provano a solcare la Manica, su cui viaggiano bambini nel tentativo di ricongiungersi con le famiglie, o mancate espulsioni secondo la legge, come accaduto di recente con 700 famiglie albanesi. La linea dura, però, si fa notare, potrebbe entrare in conflitto con altre leggi che impongono al Regno Unito di garantire che i bambini non siano lasciati indigenti o esposti a rischi in altri modi. Dal ministero chiariscono che la preferenza è per i rientri volontari e attendono di valutare come il piano funzionerà nella pratica. Il governo, tuttavia, continuerà a puntare su un sistema di incentivi in denaro per incoraggiare le persone ad andarsene. Questa è una politica consolidata seguita da molti governi, rilevano da Downing Street, perché i pagamenti che spingono qualcuno ad andarsene per iniziare una nuova vita sono più economici di una causa legale.

Secondo l’Osservatorio sulle migrazioni dell’Università di Oxford, la riforma di Mahmood renderà il sistema di immigrazione del Regno Unito “tra i più severi d’Europa”. Il che, però, non significa necessariamente che il numero di arrivi diminuirà. “Questa non sarà la panacea e credo che il governo lo riconosca”, ha detto alla BBC Peter Walsh, ricercatore senior dell’osservatorio. Il governo, rileva, “sta adottando un approccio più ampio, concentrandosi sull’applicazione delle norme e sugli accordi di rimpatrio. Le persone saranno sufficientemente informate sulle restrizioni da scoraggiarle? Bisognerà aspettare e vedere”.

Per il ministro Mahmood, riformare “un sistema di asilo in crisi” e “unire quello che oggi è un Paese diviso”, è “un dovere morale”. Il governo, ha affermato, “sta lavorando per chiudere tutti gli hotel che ospitano richiedenti asilo il prima possibile”. Londra, ha assicurato, non abbandonerà la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu), come richiesto dai conservatori, ma perseguirà la riforma, in particolare per quanto riguarda l’articolo 8, che si riferisce al diritto alla privacy e alla vita familiare. Secondo i Tories, che accusano il governo di voler avviare una politica migratoria simile a quella della Danimarca, il controllo dei confini britannici passa proprio dall’uscita dalla Cedu, proposta che Mahamood definisce un “espediente irrealizzabile”.

Aggiornato il 19 novembre 2025 alle ore 10:16