La politica del presidente ad interim siriano Ahmed al-Sharaa segna un punto di svolta della Siria nel panorama geopolitico non solo mediorientale. Una trasformazione da jihadista a statista moderato e credibile, probabilmente con tendenze oggi non integraliste, una nuova immagine che può sorprendere se si osserva con generalità. Ma approfondendo minimamente la sua storia, si può definire il suo processo di “trasformazione” sicuramente politico, mentre la parte ideologica dovrà essere approfondita e accertata nel tempo, con una osservazione attenta alle minoranze religiose ed etniche del Paese ed al mondo femminile, soprattutto ai ruoli che le donne siriane rivestono ed andranno a ricoprire.
In pratica le “azioni politico/armate” praticate per il raggiungimento del “potere” hanno fatto perno, come accade in genere in questa tipologia di dinamiche umane, sul lato ideologico per l’aggregazione dogmatica della massa, che soprattutto nell’islam ha aspetti radicati, quindi facilmente manipolabili. Pertanto l’ideale della lotta per il “jihad” è stato lo strumento fondamentale per ottenere il “dominio”. Una volta ottenuto il governo della regione, l’ideologia professata da al-Qaeda, prima bandiera del presidente ad interim siriano, viene apparentemente disconosciuta o ignorata, a favore di accordi internazionali strumentali alla stabilizzazione del potere e che quindi sponsorizzano flussi di denaro enormi verso Damasco. Così quello che viene professato come il “Jihad” – il vero significato non ha nulla a che fare con guerra santa ma rappresenta Al-Jihad al-Akbar, ovvero il “grande sforzo spirituale”, si è diluito in una articolato sistema di accordi e convenienze a largo spettro. Tuttavia come la Siria sotto gli ex regnanti Assad era una pedina strategica nello scacchiere mediorientale, anche la Siria di al-Sharaa rappresenta una colonna portante per l’equilibrio non solo del Medio Oriente.
In realtà, anche se la Siria mantiene il suo peso strategico nel vicino Oriente, sia con il passato regime che con l’attuale, i due “poteri siriani” una differenza dal peso geopolitico enorme la evidenziano, ed è il rapporto con l’Iran. Ricordo che la Siria presieduta dalla famiglia Assad era collocata nella sfera di influenza dell’Iran, sia perché la stirpe governate apparteneva alla confessione sciita di cui l’Iran è la rappresentazione massima, anche se la corrente “sub confessionale” era alawita e raccoglieva almeno il 20 per cento della popolazione siriana, sia perché Damasco rappresentava un anello fondamentale della “mezza luna sciita” insieme agli Houthi yemeniti, agli Hezbollah libanesi ed a varie aggregazioni militari sciite sia irachene che siriane. Inoltre la Siria era il punto di smistamento delle armi che Teheran inviava sia in Libano che ai sunniti di Hamas. Ora. la Mezza luna sciita è praticamente sgretolata, situazione che nel mondo sunnita è stata accolta con grande favore.
Quindi, l’incontro alla Casa Bianca di lunedì tra Donald Trump e Ahmed al-Sharaa, da jihadista Abu Muhammad al-Jolani, la prima vista ufficiale di un presidente siriano negli Stati Uniti dall'indipendenza del 1946, tratteggia un passaggio politico fondamentale per gli obiettivi di The Donald di “seminatore di pace e stabilità”, ma anche disegna un nuovo bilanciamento del potere in tutta la regione. Va considerato in questa dinamica dalle articolate sollecitazioni, che solo un anno fa gli Stati Uniti offrirono una ricompensa di dieci milioni di dollari per “la testa”' del comandante al-Jolani a capo del gruppo Hayat Tahrir al-Sham, ex ramo siriano di al-Qaeda. Ma in che modo le nuove relazioni tra Stati Uniti e Siria potrebbero rimodellare le dinamiche di potere in Medio Oriente? Intanto Washington, fonte siriana, sta programmando di stabilire una base militare vicino a Damasco, ufficialmente anche in funzione anti jihadista. Ricordo che l’Isis, lo Stato islamico, fu sconfitto militarmente in Siria nel 2019 dalle Sdf, Forze democratiche siriane a guida curda, e che ora stanno negoziando la loro integrazione nell’esercito siriano. Quindi al-Sharaa, nel ruolo di presidente ad interim della Siria, ha posizionato il suo Paese come attore regionale formalizzando la sua adesione alla coalizione globale contro l’Isis.
Inoltre, Trump sta preparando la strada per fare aderire al-Sharaa, ovvero la Siria, agli Accordi di Abramo, altro passo strategico per la ridistribuzione del potere nel vicino Oriente, ma in particolare un potenziale aumento del peso politico di Damasco. Considerando che il leader siriano, appena raggiunto il potere, oltre ad avere chiaramente rotto con il suo passato jihadista, ha stretto legami sia con l’Occidente che con le ricche monarchie arabe. Tuttavia l’esercito di Tel-Aviv sta effettuando attacchi aerei in Siria contro i gruppi anti-israeliani residui facenti parte dell’Asse della resistenza. Va anche ricordato che una delle prime azioni diplomatiche di al-Sharaa da presidente, è stata quella di avviare negoziati con Israele, un Paese con cui la Siria era in guerra. Non è improbabile che questa costruzione di una nuova Siria che vede Trump come attore principale, non possa ridefinire il disegno di un nuovo Medio Oriente con relative ripercussioni che vanno dalla Turchia alla Russia, passando per l’Iran nemico giurato degli Usa ad oggi mutilato del suo più solido anello che è la Siria.
Aggiornato il 13 novembre 2025 alle ore 10:58
