
La Polonia ha invocato l’articolo 4 della Nato. Dopo l’incursione di alcuni droni – almeno 10 – ritenuti di fabbricazione russa, nel proprio spazio aereo. L’annuncio è stato dato in Parlamento dal primo ministro Donald Tusk, che nelle prime ore del mattino aveva riunito d’urgenza i vertici militari insieme al presidente Karol Nawrocki. Quest’ultimo ha definito l’episodio un “momento senza precedenti nella storia dell’Alleanza”. Mai prima d’ora, infatti, velivoli senza pilota erano stati abbattuti nei cieli di un Paese membro della Nato. Resta incerta la portata complessiva dell’attacco, protrattosi per tutta la notte. Tusk ha riferito di 19 violazioni dello spazio aereo e di almeno tre droni abbattuti, grazie anche al supporto di caccia olandesi e aerei da ricognizione italiani. Sono stati rinvenuti finora i resti di sette droni e di un proiettile non identificato. Non si registrano vittime; i danni si limitano a un’abitazione e a un’auto nel villaggio di Wyryki, nella regione orientale di Lublino.
L’articolo 4 dell’Alleanza atlantica – attivato dalla Polonia in risposta alla violazione russa del suo spazio aereo – stabilisce che i Paesi membri possano sottoporre al Consiglio nord atlantico qualsiasi questione che, a loro giudizio, minacci “l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti”. Una volta invocato, il Consiglio avvia consultazioni e può decidere eventuali azioni comuni. Dal 1949 a oggi, l’articolo è stato invocato sette volte: cinque dalla Turchia, tra il 2003 e il 2020, in relazione alle crisi lungo il confine siriano e all’avanzata dello Stato islamico; una volta dalla Polonia, il 3 marzo 2014, durante le tensioni connesse alla crisi ucraina; e collettivamente da vari membri il 24 febbraio 2022, in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato di aver avvertito Varsavia con anticipo dell’arrivo dei droni, parte dello stormo di centinaia di Shahed lanciati nella notte da Mosca contro l’Ucraina. Ha inoltre ribadito l’urgenza di un sistema comune di difesa aerea europeo. Secondo Zelensky, Putin ha “tentato di umiliare un Paese chiave” creando un “precedente pericolosissimo”. Resta però incerta la reale intenzionalità dell’incursione. Tusk ha escluso che vi sia motivo di parlare di uno stato di guerra, pur sottolineando la necessità di “prepararsi a diversi scenari”. Fonti Nato precisano che l’episodio non viene trattato come un attacco deliberato. Il segretario generale Mark Rutte ha parlato di una valutazione ancora in corso sull’intenzionalità dello sconfinamento, definendolo comunque “assolutamente sconsiderato” e “assolutamente pericoloso”. Più netta la posizione dell’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas, secondo la quale “le indicazioni suggeriscono” un’incursione “intenzionale, non accidentale”.
Dal Cremlino, per ora, non arrivano spiegazioni. “I vertici dell’Ue e della Nato accusano la Russia di provocazioni ogni giorno, il più delle volte senza nemmeno provare a presentare alcun argomento”, ha replicato il portavoce Dmitry Peskov, precisando che Varsavia non ha avanzato alcuna richiesta di contatto. Convocato d’urgenza al Ministero degli Esteri polacco, l’incaricato d’affari russo Andrei Odarsz ha ribadito l’assenza di prove sulla provenienza dei velivoli. A sostenere la tesi dell’incidente è la Bielorussia, tradizionale alleata di Mosca. Minsk ha rivendicato di aver collaborato con Varsavia nelle operazioni di localizzazione e abbattimento. Secondo il capo di Stato maggiore Pavel Muraveiko, diversi droni sarebbero stati deviati dai sistemi elettronici di guerra in Ucraina e Russia, tanto che alcuni apparecchi ucraini avrebbero sorvolato la Bielorussia per errore, venendo intercettati anche con l’aiuto della Polonia.
VON DER LEYEN ALL’UE: “IN LOTTA PER IL NOSTRO FUTURO”
L’Europa “è in lotta. Una lotta per un continente unito e in pace. Per un’Europa libera e indipendente. Una lotta per i nostri valori e le nostre democrazie. Una lotta per la nostra libertà e la nostra capacità di determinare autonomamente il nostro destino. Non ci siano dubbi: questa è una lotta per il nostro futuro”. Queste le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in apertura del suo discorso sullo Stato dell’Unione in plenaria al Parlamento europeo. “Ho riflettuto a lungo se iniziare questo discorso sullo stato dell’Unione con una valutazione così dura. Dopotutto, noi europei non siamo abituati – né ci sentiamo a nostro agio – a parlare in questi termini. Perché la nostra Unione è fondamentalmente un progetto di pace. Ma la verità è che il mondo di oggi è spietato”, ha aggiunto. Per questo motivo “non possiamo nascondere le difficoltà che gli europei incontrano ogni giorno. Sentono il terreno scivolare sotto i loro piedi. Sentono che le cose si fanno più difficili proprio mentre lavorano di più. Sentono l’impatto della crisi globale. Del costo della vita più elevato. Sentono la velocità del cambiamento che influenza le loro vite e le loro carriere. E si preoccupano dell’infinita spirale di eventi che vedono al telegiornale, dalle scene devastanti di Gaza all’incessante bombardamento russo sull’Ucraina”, ha aggiunto. Per poi evidenziare: “Non vediamo l’ora che questa tempesta passi. Quest’estate ci ha dimostrato che non c’è spazio né tempo per la nostalgia. In questo momento si stanno tracciando le linee di battaglia per un nuovo ordine mondiale basato sul potere. Quindi, sì, l’Europa deve lottare. Per il suo posto in un mondo in cui molte grandi potenze sono ambivalenti o apertamente ostili all’Europa”.
Aggiornato il 10 settembre 2025 alle ore 16:56