
C’è la firma italiana sulla diga più grande del continente africano. Dopo oltre 14 anni di lavori e programmazione, l’Etiopia ha inaugurato ufficialmente la Grande diga della rinascita (Gerd) sul Nilo Azzurro, il più grande impianto idroelettrico mai realizzato in Africa. “È una grande conquista per tutte le persone di colore”, ha dichiarato il primo ministro Abiy Ahmed, rivendicando l’opera nonostante le forti tensioni con i Paesi a valle. Il progetto, avviato nel 2011 con un investimento stimato in 4 miliardi di dollari, si estende per quasi due chilometri di larghezza e 170 metri di altezza, con una capacità di invaso pari a 74 miliardi di metri cubi, secondo i dati forniti da Webuild, l’azienda italiana che ha realizzato la diga. Per l’Etiopia, seconda nazione più popolosa d’Africa con circa 130 milioni di abitanti, di cui il 45 per cento privo di accesso all’elettricità, il Gerd rappresenta una svolta epocale.
“Il Gerd cambia la vita di 30-40 milioni di persone in Etiopia, garantendo loro l’accesso” all’energia elettrica, ha sottolineato Pietro Salini, l’amministratore delegato dell’azienda, Pietro Salini. “Gerd è molto più di una diga. Il progetto incarna una visione di sviluppo sostenibile per tutta l’Africa con l’obiettivo di produrre energia rinnovabile equivalente a tre centrali nucleari, con una potenza installata di oltre 5.000 Megawatt. La visione che immaginava di trasformare l’acqua dei grandi fiumi in energia e progresso è una realtà e noi di Webuild siamo orgogliosi di aver contribuito, con la nostra esperienza, alla consegna agli etiopi di questa opera”, ha aggiunto Salini in un colloquio con il Corriere della Sera.
“Il Piano Mattei è una strategia concreta per costruire partenariati paritari con i Paesi africani – ha spiegato l’amministratore delegato di Webuild – La recente visita della premier Giorgia Meloni ad Addis Abeba ha sottolineato l’importanza dell’Etiopia come partner strategico nel Corno d’Africa. Il progetto Gerd, iniziato nel 2011, è in linea con gli obiettivi del Piano: portare acqua, energia, sanità e infrastrutture dove servono, con investimenti che generano sviluppo reale, perciò il coinvolgimento delle imprese italiane risulta strategico”. E ancora: “L’opera permetterà di raddoppiare la capacità energetica del Paese, rendendo possibile l’esportazione di energia verso Sudan, Gibuti, Tanzania e Yemen”. Per Salini, si tratta di un progetto che “risponde a una doppia esigenza, garantire l’accesso all’elettricità a quasi 130 milioni di persone e permettere lo sviluppo industriale, in secondo luogo la nuova diga trasforma l’Etiopia in un hub energetico per l’intera regione dell’Africa orientale. Si aggiunga che il nostro intervento non si è limitato alla diga: abbiamo costruito un ecosistema fatto da villaggi per 10mila persone, scuole, ospedali, ponti, strade e una pista d’atterraggio”.
Un opera colossale che ha richiesto anche la deviazione del “corso del Nilo Azzurro. Per costruire le due dighe che formano un bacino lungo 172 chilometri, con strutture per la gestione controllata delle acque. Il progetto ha richiesto due grandi cantieri in un’area completamente priva di infrastrutture, dove hanno lavorato 25mila persone, locali e italiani. Gerd è il simbolo di un’Africa che sceglie di investire nel proprio futuro, con coraggio e visione”, ha chiosato Salini.
Il mega impianto, di cui alcune turbine sono già operative dal 2022, raggiungerà una capacità di 5.150 megawatt, oltre il doppio dell’attuale potenza elettrica del Paese. Sebbene inferiore ai giganti cinesi delle Tre Gole (22,5 Gigawatt) e di Baihetan (16 Gigawatt), rimane la più grande infrastruttura idroelettrica africana. Secondo Abiy Ahmed, i ricavi derivanti dalla vendita di energia potrebbero superare il miliardo di dollari all’anno. Alla cerimonia inaugurale di Guba era presente anche il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, che ha annunciato un imminente accordo con Addis Abeba per l’acquisto di elettricità. E al di fuori dei confini etiopi, il progetto continua a suscitare tensioni. L’Egitto lo ha definito una “minaccia esistenziale” e martedì ha inviato una lettera di protesta al Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, accusando Addis Abeba di una scelta “unilaterale” in contrasto con il diritto internazionale. Il Nilo Azzurro, che nasce in Etiopia e confluisce in Sudan prima di unirsi al Nilo Bianco, rappresenta fino all’85 per cento della portata complessiva del fiume. L’Egitto, con 110 milioni di abitanti, dipende dal Nilo per il 97 per cento del fabbisogno idrico, in particolare agricolo. Anche il Sudan ha espresso riserve sulla gestione del bacino.
Aggiornato il 10 settembre 2025 alle ore 14:34