Avanti su Gaza City, la promessa di Netanyahu

All’indomani della riunione del Gabinetto di sicurezza sulla situazione a Gaza, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato un messaggio dai toni criptici: “È iniziato a Gaza e finirà a Gaza”. Nel corso di un evento a Gerusalemme a sostegno delle colonie, il premier ha ribadito la linea dura dello Stato ebraico: “Non lasceremo lì quei mostri; libereremo tutti i nostri ostaggi; faremo in modo che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele”. E ancora: “Ho detto che avremmo impedito la creazione di uno Stato palestinese, e lo stiamo facendo, insieme. Ho detto che avremmo costruito e mantenuto parti della nostra terra, della nostra patria, e lo stiamo facendo”.

Parole che arrivano in un Paese scosso dalle manifestazioni quotidiane. Anche oggi migliaia di israeliani sono scesi in strada chiedendo la fine della guerra e il rientro degli ostaggi. La pressione della piazza non ha però mutato la strategia dell’Esecutivo, determinato a portare avanti l’offensiva di terra fino alla conquista di Gaza City. Secondo diverse testimonianze, le Forze di difesa israeliane stanno demolendo interi quartieri periferici, mentre ha diffuso un rapporto sull’attacco contro l’ospedale Nasser di Khan Younis, episodio che ha suscitato indignazione internazionale. L’esercito sostiene di aver colpito convinto che una telecamera fosse “utilizzata da Hamas” e che nel blitz sarebbero stati uccisi “sei terroristi”. La giornata di ieri è stata scandita dalle proteste indette dal Forum delle famiglie degli ostaggi e dei dispersi ancora nelle mani di Hamas. Le manifestazioni hanno paralizzato arterie principali, con blocchi, copertoni incendiati e slogan diretti contro il governo e in particolare i ministri della destra tradizionalista. A Gerusalemme, centinaia di persone hanno marciato verso l’ufficio del primo ministro, scortate dalla polizia in assetto antisommossa. Nonostante la tensione, non si sono registrati scontri, e la folla ha potuto sfilare chiedendo a gran voce la liberazione dei prigionieri.

Il Gabinetto di sicurezza, riunito per oltre tre ore, si è chiuso “senza alcuna discussione sull’ultima proposta di tregua di Hamas”, secondo i media israeliani, e senza un voto formale. L’intenzione rimane quella di proseguire l’offensiva. La seduta è stata interrotta in anticipo per permettere ai ministri di partecipare a una cena di gala del Binyamin Regional Council, l’ente che rappresenta le colonie e gli insediamenti in Cisgiordania. All’arrivo, gli esponenti del governo hanno trovato i manifestanti ad attenderli, questa volta gridando: “celebrate mentre gli ostaggi muoiono di fame”. La tensione si è estesa anche in Cisgiordania, dove l’Idf ha condotto un’operazione in pieno centro, mirata a “colpire un sistema di finanziamento occulto di Hamas”. Nel corso del blitz sono stati sequestrati fondi ritenuti collegati ai terroristi e arrestate cinque persone. Le autorità palestinesi avrebbero denunciato un intervento violento: i militari avrebbero occupato i tetti, sparato colpi e lanciato gas lacrimogeni. Secondo la Mezzaluna Rossa i feriti sarebbero 58, tra cui un tredicenne colpito all’addome, ricoverato in condizioni critiche.

Intanto, l’esercito resta al centro delle polemiche per l’attacco di lunedì all’ospedale Nasser, che avrebbe provocato la morte di almeno 21 persone, tra cui cinque giornalisti e diversi soccorritori. Nel rapporto preliminare diffuso dal portavoce militare si legge che la brigata Golani ha preso di mira una telecamera installata sul tetto del centro sanitario, ritenendo che “fosse stata piazzata lì da Hamas per monitorare i movimenti dei combattenti”. Si sarebbe trattato invece dell’attrezzatura della Reuters, gestita dal giornalista Hussam al Masri, rimasto ucciso. Tra le vittime, sostiene l’Idf, “sono stati identificati sei terroristi di Hamas, incluso uno che partecipò alle stragi del 7 ottobre”. Il capo di Stato maggiore israeliano ha tuttavia ordinato ulteriori verifiche, lasciando intendere che l’operazione potrebbe essere stata condotta senza un’autorizzazione formale del comando centrale.

Aggiornato il 27 agosto 2025 alle ore 09:39