
Per spiegare il “pensiero” di Hamas basterebbe ricordare quanto pronunciato dai suoi leder appena la Francia, alcuni giorni fa, insieme al Regno Unito e ad altre Nazioni, ha dichiarato che a settembre all’Assemblea generale delle Nazioni unite, Parigi riconoscerà lo Stato della Palestina. A seguito di questa dichiarazione così si è pronunciato il gruppo terroristico islamista: “Il riconoscimento dello Stato di Palestina è il risultato dell’attacco a Israele del 7 ottobre 2023”. E in realtà, secondo le strategie di Hamas, la corrente filopalestinese in espansione è il risultato di ogni azione che il sanguinario gruppo islamico di Gaza, mascherato da partito politico, ha voluto mettere sul tavolo con l’obiettivo di isolare politicamente lo Stato ebraico. Tuttavia, anche se Hamas era a conoscenza della terrificante reazione di Israele, ha spietatamente e cinicamente sacrificato decine di migliaia di palestinesi, si parla di 60mila, la maggior parte vittime innocenti, basandosi sul principio che era necessario stare sulla notizia, e soprattutto rinvigorire la vena antisemita che serpeggia sempre più in modo preoccupante a livello globale.
Quindi nonostante Hamas sia riuscito ad avere notorietà negativa mondiale, l’obiettivo di essere conosciuto e ricercato anche per dialoghi e mercanteggiamenti vari, è stato raggiunto. Ma ora anche molti Stati arabi chiedono il disarmo del gruppo terroristico e lo scioglimento, intanto che proliferano gli Stati non arabi che vorrebbero riconoscere lo Stato palestinese. Ma quale Stato palestinese? Inoltre, l’ultima uscita di Hamas, che ha filmato l’ostaggio ebreo scheletrico che “coreograficamente” in un tunnel si scava la fossa, dimostra almeno due fattori: il primo è che i tunnel ancora sono agibili e utilizzati, e l’altro è che la tattica di fare “pubblicità” tramite atrocità è ancora l’arma che ritengono sia più utilizzabile, se non l’unica rimasta. Così, la macabra sceneggiata degli ostaggi segregati da Hamas nel sottosuolo di Gaza, sconvolge la società israeliana; ma tale operazione, ovvero la trasmissione di video umilianti, giustifica maggiormente la strategia del governo di Benjamin Netanyahu, di continuare nel voler stanare i carnefici del sottosuolo a scapito dei palestinesi di Gaza.
Hamas ha voluto così colpire nuovamente la società israeliana con nuove immagini che si sono aggiunte a quelle che da mesi raccontano la sofferenza dei palestinesi a Gaza. Pubblicate dal gruppo terroristico il 31 luglio, mostrano ora due ostaggi israeliani, Rom Braslavski e Evyatar David, affogati nel buio labirinto di tunnel costruiti dalla milizia islamista – con il supporto tecnico ed economico iraniano dato che l’operazione edile è stata di rilevante spessore ingegneristico – per proteggersi dai bombardamenti, mentre la popolazione palestinese in superficie subisce scempi e fatica a trovare cibo. Gli ostaggi sono tenuti prigionieri dalla loro cattura avvenuta il 7 ottobre 2023. Scene scandalose e oscene rappresentazioni di crimini di guerra, sulla linea di quelle similmente atroci che hanno accompagnato il rilascio degli ostaggi a gennaio e febbraio, in seguito a un cessate il fuoco.
Ma queste manifestazioni macabre manifestano quello che in realtà è Hamas, ovvero una cinica organizzazione terroristica che sta mantenendo la propria forza economica con il traffico di ogni genere, anche alimentare, materiale che arriva nelle zone ancora da loro vagamente controllate. Queste azioni confermano che Hamas è totalmente screditato, anche se in Europa cellule di ignoranza assoluta e spesso manipolate ad hoc, sventolano la sua bandiera. E dopo il barbaro attacco perpetrato 22 mesi fa il gruppo islamista non potrà più rivendicare alcun ruolo a Gaza quando le armi taceranno, magari grazie a Israele, e purtroppo dopo che la popolazione palestinese avrà pagato un pedaggio in vite innocenti imbarazzante. Tuttavia, i filmati e le immagini prodotte abilmente da Hamas ci ricordano anche che la guerra da sola non è in grado di ottenere il risultato prefissato dalla coalizione al potere in Israele, ovvero lo sradicamento totale e definitivo di Hamas. La cacciata del gruppo terroristico può essere ottenuta solo al momento che potrà subentrare una prospettiva politica che ne delegittima lo spietato estremismo; fino ad allora si dovranno registrare anche i richiami dell’estrema destra israeliana che prevedono la pulizia etnica di quella stretta striscia di terra, per poi toccare intere parti della Cisgiordania occupata.
In un documento intitolato “Fermiamo la guerra a Gaza!” pubblicato il 4 agosto scorso da oltre 500 ex alti funzionari della sicurezza dello Stato ebraico, si esplicita che i principali obiettivi di guerra israeliani sono stati raggiunti e che l’ultimo, il rilascio degli ultimi ostaggi, possa essere ottenuto solo “attraverso un accordo”. Gli ex funzionari della sicurezza hanno anche affermato che la pressione, attraverso l’alleato americano, è l'unico modo per costringere Netanyahu a cedere. Il loro messaggio è accompagnato da un video in cui l’ex direttore della sicurezza israeliana afferma che la guerra di Gaza “ha cessato di essere una guerra giusta e sta portando lo Stato di Israele a perdere la sua identità”. Queste figure auspicano la creazione di una coalizione regionale-internazionale che possa come primo obiettivo sostenere, quindi guidare, l’Autorità nazionale palestinese, che prima deve essere totalmente riorganizzata, per poi offrire ai cittadini di Gaza e a tutti i palestinesi un’alternativa ad Hamas. Questa eventuale iniziativa è sulla strada che è stata appena tracciata, non casualmente, da Francia e Arabia Saudita per salvare dall’oblio la soluzione dei due Stati. Quindi un cessate il fuoco è necessario, ma senza un orizzonte diplomatico è impensabile anche un accenno ad una risoluzione.
L’internazionalizzazione del conflitto israelo-palestinese attraverso la mobilitazione di una coalizione di buona volontà è ormai una necessità, come è necessario annichilire definitivamente Hamas. Forse l’occupazione di Gaza da parte delle Forze di difesa israeliane (Idf), agevolerebbe la fornitura alimentare alla popolazione palestinese, ricondurrebbe l’area verso una normalità, e stanerebbe più facilmente i carnefici di Hamas delegittimati anche dai palestinesi stessi. Resta solo il dubbio se una volta occupata Gaza da parte di Israele tale condizione diventerà strutturale.
Aggiornato il 07 agosto 2025 alle ore 09:45