Il riconoscimento da parte della Francia di uno Stato palestinese immaginario

Il 24 luglio 2025, la Francia ha annunciato la sua decisione di riconoscere a settembre l’esistenza di uno “Stato palestinese”. Il presidente Emmanuel Macron ha definito tale mossa un atto di “giustizia” e di “pace”. In realtà, tuttavia, questo riconoscimento è una finzione geopolitica. Ancora una volta, la Francia si trova dalla parte sbagliata della storia. Non dalla parte dei diritti umani, né dalla parte della pace, ma da quella della menzogna, del disonore e della collaborazione con i nemici dell’umanità.

1) Quale Stato?

Il diritto internazionale, e in particolare l’articolo 1 della Convenzione di Montevideo del 1933, specifica che uno Stato deve avere: una popolazione permanente, un territorio definito, un governo efficace e la capacità di intrattenere relazioni con altri Stati. Nessuna delle due entità politiche palestinesi soddisfa questi criteri.

Da una parte c’è l’Autorità Palestinese (Ap), guidata da Mahmoud Abbas, che rappresenta un debole residuo amministrativo, palesemente corrottodetestato dal suo popolo e privo di legittimità democratica. Non sono state indette elezioni presidenziali dal 2005. La limitata autorità dell’Ap si estende solo a una parte della Cisgiordania e, anche lì, opera con il consenso condizionato di Israele e sotto la stretta supervisione dell’esercito israeliano, da cui dipende per la propria sicurezza.

Dall’altra parte si trova la Striscia di Gaza, controllata dall’organizzazione islamista Hamas, designata come gruppo terroristico da Unione EuropeaStati Uniti, Canada, Regno Unito, Australia e Giappone. Hamas, che ha perpetrato il massacro del 7 ottobre 2023, non è un attore statale, ma una milizia teocratica. Sta conducendo una guerra non solo contro Israele, ma anche contro la fazione Fatah guidata da Mahmoud Abbas. Nel 2007, Hamas espulse con la forza l’Autorità Palestinese dalla Striscia di Gaza, in una guerra civile che ha causato centinaia di vittime nel corso degli anni.

Pertanto, lo “Stato palestinese” che la Francia pretende di riconoscere non ha alcun governo unitario, né ha il monopolio dell’uso legittimo della forza e nemmeno una sovranità effettiva. Esiste solo sui documenti di alcune rappresentanze diplomatiche, e non nella realtà.

2) Quale territorio?

Riconoscere uno Stato implica riconoscerne il controllo su un territorio, anche se conteso ai margini. Eppure, anche su questo punto regna la confusione, e per una buona ragione: le rivendicazioni territoriali palestinesi sono tutt’altro che coerenti. Le linee dell’armistizio del 1949 (spesso erroneamente chiamate “confini del 1967”) non sono mai state riconosciute come confini internazionali, né da Israele né dalle principali risoluzioni delle Nazioni Unite, tra cui la Risoluzione 242 del 1967. Tale risoluzione richiede il ritiro entro “confini sicuri e riconosciuti”, ma ne lascia aperta la definizione.

Hamas, al contrario, rifiuta qualsiasi idea di coesistenza con Israele. Il suo Statuto del 1988 (rivisto nel 2017) continua a invocare esplicitamente la distruzione di Israele, e la revisione del 2017 rivendica tutto il territorio “dal fiume Giordano a est al Mediterraneo a ovest”, ovvero tutto Israele, la Cisgiordania e Gaza. Questa visione implica necessariamente lo sradicamento dello Stato di Israele e lo sfollamento, o sterminio, della sua popolazione.

Riconoscere uno Stato senza un territorio definito, le cui rivendicazioni territoriali implicano una pulizia etnica, significa legittimare un progetto genocida.

3) Quale autorità?

Da quando Israele ha lanciato l’Operazione Iron Swords in risposta al massacro jihadista del 7 ottobre 2023, Hamas ha perso il controllo di vaste aree della Striscia di Gaza. L’Idf ora vi conduce operazioni quotidiane, smantellando sistematicamente l’infrastruttura militare e l’apparato amministrativo di Hamas. Il cosiddetto “governo” di Hamas non ha più ministeri funzionanti, né un bilancio né capacità logistiche significative. I suoi leader sono morti, in esilio o in clandestinità.

In Cisgiordania, l’Autorità Palestinese ha perso credibilità. La stragrande maggioranza della popolazione la considera corrotta, autoritaria e sottomessa a Israele. Non controlla né confini né risorse. Non riesce nemmeno a mantenere l’ordine pubblico in molte città, come Jenin e Nablus, che sono diventate roccaforti di fazioni paramilitari senza legge.

In sintesi, non esiste alcuna autorità palestinese che eserciti il controllo sovrano su alcuna porzione di territorio.

Una finzione giuridica, un disastro morale

Per il diritto internazionale, il riconoscimento di uno Stato è un atto sovrano, discrezionale ma non arbitrario. Si basa sul principio secondo cui fatti oggettivi dimostrano l’esistenza di un vero Stato nel senso giuridico del termine. Scegliendo di riconoscere uno “Stato palestinese” che chiaramente non soddisfa questi criteri stabiliti, la Francia si discosta dal diritto internazionale. La dichiarazione di Macron non è una questione di riconoscimento giuridico, ma un gesto politico, ideologico ed elettorale, mascherato da diplomazia.

La tempistica non fa che aggravare il problema. Un anno e otto mesi dopo le atrocità del 7 ottobre 2023, atti di barbarie contro i civili, tra cui donne, bambini, anziani e neonati, questo riconoscimento è una ricompensa al terrorismo. Non offre alcun beneficio umanitario. Come ha dichiarato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump: “Ciò che dice Macron è irrilevante, non cambierà nulla”. L’unico risultato concreto è la legittimazione politica di un movimento jihadista, antisemita e genocida.

Per chi ancora dubita di questa realtà, i leader di Hamas hanno espresso i loro obiettivi con agghiacciante chiarezza. In un’intervista del 24 ottobre 2023 all’emittente tv libanese Lbc, Ghazi Hamad, membro dell’ufficio politico di Hamas, ha dichiarato:

“Dobbiamo dare una lezione a Israele, e lo faremo ancora e ancora. L’alluvione di Al-Aqsa [nome dato da Hamas all’invasione di Israele del 7 ottobre, N.d.T.] è solo la prima volta, e ce ne sarà una seconda, una terza, una quarta, perché abbiamo la determinazione, la volontà e le capacità per combattere”.

Quando gli è stato chiesto se ciò significasse l’annientamento di Israele, ha risposto senza esitazione: “Sì, certo”.

Ancora una volta, la Francia si trova dalla parte sbagliata della storia. Non dalla parte dei diritti umani, né dalla parte della pace, ma da quella della menzogna, del disonore e della collaborazione con i nemici dell’umanità.

(*) Tratto dal Gatestone Institute

(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada

Aggiornato il 05 agosto 2025 alle ore 11:13