Iran: la taglia sui dissidenti

La guerra tra Israele ed Iran durata 12 giorni (13-24 giugno 2025) e bloccata da Donald Trump, sta producendo effetti che confermano quanto uno Stato tramortito, ma non annichilito, possa accentuare azioni dettate più dall’affanno politico che dalle strategie. Così il barcollante regime iraniano, ma che ancora ha dalla parte sua i guardiani della Rivoluzione, i pasdaran, che permettono il controllo del Paese con opprimente ferocia, sta intensificando la repressione interna, e sta continuando ad agire in operazioni estere vocate all’eliminazione di personaggi ritenuti nemici del regime.

Quindi, la Repubblica islamica viene accusata in questi ultimi giorni da una quindicina di Paesi occidentali con in testa gli Stati Uniti, di avere avviato una nuova “politica” di assassini e rapimenti nelle proprie nazioni. Questione già nota da tempo, ma che ora si è intensificata. Tale affermazione è stata spiegata, giovedì 31 luglio, in una dichiarazione congiunta dei Paesi accusatori i quali incriminano i servizi segreti iraniani di manovre atte a rapire ed eliminare, ma anche opprimere con minacce, persone presenti in Nord America ed Europa. Tra i firmatari di tale dichiarazione oltre gli Stati Uniti, si annoverano Regno Unito, Austria, Canada, Francia, Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Finlandia, Repubblica Ceca, Germania, Svezia, Spagna, Albania. Nonostante non risulti siano stati rivelati dettagli su queste azioni lanciate dal Governo degli ayatollah, le nazioni firmatarie hanno dichiarato che sono in atto azioni di contrasto congiunte, quindi operazioni di controspionaggio per impedire che simili atti possano continuare a verificarsi, e contestualmente è stato chiesto alle autorità iraniane di fermare immediatamente questi omicidi e rapimenti.

In particolare, solo nel Regno Unito risultano almeno 15 casi dove si sono verificati omicidi e rapimenti di cittadini iraniani o persone legate all’Iran; anche in questi accadimenti i dettagli delle azioni non sono state rivelate, chiaramente per questioni strategiche, ma l’Isc, Commissione per l’intelligence e la sicurezza del Parlamento britannico, in un rapporto elaborato due settimane fa, ha affermato che la minaccia di omicidi, rapimenti e aggressioni da parte di sicari iraniani sul suolo britannico è in forte aumento. Stessa osservazione prodotta in un rapporto dell’intelligence olandese, dove è chiarito che dietro alle aggressioni e ad alcuni omicidi o tentativi di assassinio, sul territorio dei Paesi Bassi ai danni di iraniani li presenti, c’è la responsabilità certa dell’Iran. Tuttavia, la rete di cooperazione dei servizi segreti tra gli Stati interessati da queste azioni di Teheran è attiva, e rivolta sia a contrastare le azioni iraniane nei Paesi interessati, che a livello diplomatico direttamente verso il Governo iraniano.

Ma a seguito di queste accuse di omicidi e rapimenti all'estero, l’Iran ha reagito affermando che sono accuse infondate. Così Esmail Baghai, portavoce del Ministero degli Esteri iraniano, ha estratto dal “cilindro” delle crisi geopolitiche, la carta della “questione Palestina”, dichiarando che le accuse sono finalizzate a distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dalla questione più critica del momento, ovvero quello che impropriamente definiscono “genocidiodi Gaza nella Palestina occupata. Una “carta” quella iraniana che presenta molte facce, in quanto l’Iran è stato il più importante fornitore di armi e strategie belliche ad Hamas, che ricordo è la causa prima della distruzione di Gaza e della morte di decine di migliaia di palestinesi della Striscia, ma che con il cambio di regime in Siria ha indubbiamente ridotto pesantemente la sua influenza sulla regione. Baghai ha inoltre accusato l’Occidente di diffondere idee iranofobe, con lo scopo di premere sul Governo di Teheran per indebolirlo.

Ma intanto che si propagano accuse reciproche, a livello interno il Governo degli ayatollah intensifica la crudele campagna di repressione aumentando le esecuzioni, infatti secondo quanto dichiarato dall’Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani, nei primi sei mesi di questo anno in Iran sono stati condannati a morte oltre 600 tra donne e uomini, il doppio rispetto ai primi sei mesi del 2024.  Venerdì 25 luglio sono stati impiccati Behrouz Ehsani e Mehdi Hassani. Le due vittime avevano rispettivamente 69 e 48 anni erano stati arrestati tra settembre e dicembre 2022. Condannati a morte a gennaio di quest’anno in quanto accusati di appartenere all’organizzazione di opposizione MeK, Mujahideen-e Khalq, ideologicamente di stampo marxista-islamista. durante il processo, che è durato pochi minuti, non è stato permesso agli imputati di difendersi, in quanto erano stati privati della possibilità di incontrare i loro avvocati negli ultimi due anni. In concreto, Behrouz Ehsani e Mehdi Hassani sono stati condannati alla pena capitale con l’accusa di  odio contro Dio”, “ribellione armata” e “portatori di corruzione sulla Terra”.  Attualmente circa 50 persone sono nel braccio della morte nelle prigioni iraniane.

Resta il fatto che la “guerra dei 12 giorni” doveva servire quantomeno per interrompere la produzione dell’uranio impoverito necessario per completare l’ordigno nucleare. Ma il Governo degli ayatollah oltre a continuare a far funzionare le “centrifughe nucleari” dopo la tregua della guerra con Israele voluta da Donald Trump, e subita da Benjamin Netanyahu, ha aperto una nuova collaborazione sul nucleare a scopo militare con Russia e Cina. In questo caso si è dimostrato il fallimento di una tregua, ovvero di una guerra abortita, ma in particolare l’inutile speranza per l’Occidente di poter convincere, con qualsiasi mezzo, l’oscuro governo apparentemente condotto dalla guida suprema l’ayatollah Ali Khamenei, di imboccare una strada diversa dall’oppressione, dal complotto e dall’ottenimento della bomba atomica.

Aggiornato il 04 agosto 2025 alle ore 10:31