
Negli ultimi anni, il volto dello spionaggio russo in Europa è profondamente cambiato. Il rapporto annuale 2024 dei servizi di sicurezza cechi e le indagini parallele condotte in Polonia e in altri Paesi Nato confermano che Mosca ha modificato radicalmente le sue strategie di intelligence, abbandonando le tradizionali operazioni diplomatiche per fare ricorso a metodi più informali, opachi e difficilmente tracciabili. In questo nuovo contesto, rifugiati, migranti e residenti stranieri vulnerabili sono diventati strumenti essenziali della guerra ibrida condotta dal Cremlino. Secondo le autorità ceche, l’Fsb ha reclutato migranti provenienti da Paesi terzi attraverso canali di comunicazione come Telegram, utilizzandoli per compiere attività illegali con l’obiettivo di destabilizzare l’opinione pubblica, minare la fiducia nelle istituzioni democratiche e ridurre il sostegno all’Ucraina. Un modus operandi simile è emerso in Polonia, dove il controspionaggio ha arrestato individui coinvolti in attività di raccolta informazioni sulle rotte logistiche utilizzate per inviare aiuti militari a Kyiv.
Le operazioni includevano l’installazione di telecamere nei pressi di infrastrutture critiche e il monitoraggio dei trasporti militari. Questi episodi confermano un’evoluzione tattica ormai evidente. Prima dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina nel 2022, l’intelligence russa – in particolare Svr e Gru – agiva principalmente tramite coperture diplomatiche. Gli agenti operavano all’interno di ambasciate e consolati, svolgendo attività di spionaggio classico e di reclutamento. Parallelamente, Mosca alimentava la sua influenza attraverso ong, think tank, fondazioni e conferenze internazionali. Strutture come il Dialogue of Civilizations Institute, fondato a Berlino da Vladimir Yakunin, miravano a promuovere una visione multipolare del mondo e a legittimare la posizione geopolitica russa, attirando anche personalità dell’élite politica occidentale.
Con la guerra, però, questi strumenti sono diventati inefficaci. L’espulsione di centinaia di diplomatici, l’inasprimento delle sanzioni e il rafforzamento delle misure di controspionaggio hanno reso impraticabili le tradizionali operazioni sotto copertura. Mosca ha quindi avviato un riposizionamento: invece di agenti protetti dall’immunità diplomatica, si preferiscono ora individui senza esperienza, facilmente sacrificabili e socialmente vulnerabili. Questi “agenti di strada” vengono selezionati proprio per la loro marginalità: migranti con status giuridico incerto, rifugiati in difficoltà economiche, studenti stranieri isolati, persone prive di reti sociali stabili nei Paesi ospitanti. Questa nuova strategia si serve di contesti instabili e territori di confine. Le indagini condotte in Polonia, Repubblica Ceca e Germania dimostrano come adolescenti e giovani uomini siano stati adescati tramite Telegram e indotti a compiere atti di sabotaggio o a fornire informazioni sensibili. Al contempo, alcuni agenti russi si sono finti funzionari doganali o guardie di frontiera nei Paesi baltici, conducendo veri e propri interrogatori informali nei centri di transito, durante i colloqui di accoglienza o alle frontiere.
Le domande vertevano su logistica militare, rapporti con l’esercito ucraino, e possibili contatti con i servizi segreti di Kyiv. Le operazioni, tuttavia, non si limitano al piano fisico. Parallelamente, il Cremlino ha intensificato campagne di disinformazione online. Un rapporto del Centro ucraino per il contrasto alla disinformazione ha documentato un’operazione social volta a diffondere fake news sull’instabilità causata dai rifugiati ucraini, enfatizzando un presunto “pericolo per la sicurezza” in Paesi come la Polonia. L’obiettivo è chiaro: dividere le società occidentali, erodere il sostegno politico alla causa ucraina e favorire la retorica populista e anti-migratoria. Nel frattempo, le agenzie di controspionaggio europee, in particolare l’Agenzia per la sicurezza interna polacca (Abw), hanno intensificato le operazioni di monitoraggio. Nel 2023, nove individui sono stati arrestati in Polonia per aver installato dispositivi di sorveglianza su infrastrutture strategiche. Altri episodi riguardano atti incendiari, sabotaggi e la creazione di “cellule dormienti”, gruppi pronti ad attivarsi in caso di necessità operativa.
Un caso emblematico è l’arresto del cittadino russo Igor Rogov e di sua moglie, accusati di far parte di una rete incaricata di inviare pacchi bomba a magazzini e centri logistici nell’Ue. La totale assenza di supporto diplomatico da parte della Federazione russa ha confermato l’approccio cinico delle agenzie russe: questi agenti non ufficiali sono considerati strumenti sacrificabili. Anche i migranti russofoni, pur non coinvolti attivamente, possono diventare bersagli o sospetti. Tuttavia, secondo lo studio “OutRush”, la percezione di discriminazione nei loro confronti è diminuita tra il 2022 e il 2024. Resta però elevato il senso di alienazione burocratica e sfiducia nei confronti dei governi ospitanti, fattori che – se non affrontati – potrebbero creare un terreno fertile per nuovi reclutamenti. In definitiva, la nuova strategia russa si basa su tattiche ibride, manipolazione sociale e sfruttamento delle fratture interne ai Paesi Nato. Non si tratta più solo di spionaggio, ma di un’offensiva su più livelli, il cui obiettivo è indebolire la resilienza democratica dell’Occidente. In questo confronto, la vittoria non dipenderà solo dalle armi, ma dalla capacità di riconoscere le nuove minacce e rispondere con fermezza, intelligenza e coesione.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
Aggiornato il 24 luglio 2025 alle ore 10:12