
Parigi, 21 giugno scorso. Fȇte de la Musique 2025. Dieci anni fa le orchestre suonavano tranquillamente per le strade. Le famiglie passeggiavano e si fermavano ad ascoltare. La sicurezza regnava sovrana ed era data per scontata. Negli ultimi anni, l’atmosfera è cambiata, radicalmente. Le famiglie non escono più. Giovani provenienti dai quartieri o dalle aree urbane con una concentrazione significativa di popolazione musulmana impediscono ai musicisti di suonare, urlando insulti e lanciando minacce, e aggredendo chiunque si metta sulla loro strada. Quest’anno, sono state presentate alla polizia più di un centinaio di denunce per stupro. Innumerevoli attacchi con coltello hanno causato decine di feriti. I negozi vengono saccheggiati. Ciò che è accaduto a Parigi ha avuto luogo in tutte le principali città francesi.
Tre settimane prima, il 31 maggio, la vittoria di una squadra di calcio francese aveva scatenato lo stesso caos. Giovani provenienti dalle periferie a predominanza islamica hanno invaso Parigi, appiccando incendi negli ingressi degli edifici e nei negozi saccheggiati. I vigili del fuoco prontamente intervenuti sono stati aggrediti. Le ambulanze che trasportavano malati o feriti sono state bloccate. Le persone che si trovavano nelle strade per una passeggiata serale sono state aggredite e costrette ad abbandonare i loro veicoli a saccheggiatori e piromani. Gli striscioni della squadra di calcio vittoriosa si vedevano a malapena, ma le bandiere algerine e palestinesi erano ovunque.
Da anni, in Francia, ogni festeggiamento ha portato a rivolte, saccheggi e violenze. La polizia interviene raramente. Se un manifestante viene ferito da un agente di polizia, quest’ultimo potrebbe finire in prigione. Gli arresti si contano sulle dita. Spesso chi viene arrestato viene subito rilasciato.
L'ex deputato Philippe de Villiers ha definito la situazione una “conquista dell’islamismo” che sta creando un “jihad civilizzazionale”. “Abbiamo importato un’altra civiltà”, ha affermato de Villiers. “I politici francesi non vogliono capirlo”.
Al contrario, i politici francesi, con poche eccezioni, sembrano optare per una cecità volontaria. Non parlano mai di ciò che sta accadendo. Quando Éric Zemmour, presidente di Reconquest, un partito di centro-destra da lui creato nel 2021, ne ha parlato, è stato condannato al pagamento di pesanti ammende. “ È possibile”, ha scritto di recente su X, “porre domande imbarazzanti: da dove vengono quelli che fanno questo? E perché sono ancora qui?”.
Non è difficile capire da dove vengano. Più di 500 mila nuovi immigrati entrano in Francia dal mondo arabo e dall’Africa subsahariana. La polizia e i servizi segreti lo sanno. È altrettanto facile capire perché siano ancora qui. Quando gli immigrati irregolari vengono arrestati, a tutti viene imposto “l’Obbligo di Lasciare il Territorio Francese” (Obligation de Quitter le Territoire Français/Oqtf) e l’ordine di lasciare immediatamente la Francia. Ma nessuno, nemmeno la polizia, li espelle, pertanto, la maggior parte non lascia il Paese.
Oltre alle rivolte, vengono compiuti omicidi ripugnanti. Fanno notizia per qualche giorno e poi vengono dimenticati. La maggior parte degli assassini sono persone che avrebbero dovuto essere espulse, ma così non è stato. Quando arriva il momento di processarli, il sistema giudiziario francese è lassista. Il 27 aprile 2024, un giovane migrante afghano irregolare uccise a coltellate Matisse, un quindicenne di Chateauroux, una piccola e tranquilla cittadina nella Valle della Loira. Il giovane migrante è stato condannato il 28 maggio 2025 a otto anni di reclusione. Se non creerà problemi lì, verrà rilasciato dopo quattro anni. A volte un assassino non viene nemmeno processato, ma è ritenuto da un giudice non responsabile delle sue azioni. Nel 2017, Kobili Traoré picchiò, torturò e gettò dalla finestra del suo appartamento, una nonna ebrea, la dottoressa Sarah Halimi, provocandone la morte, al grido di “Allahu Akbar!”. L’uomo venne giudicato non colpevole perché aveva agito sotto effetto di marijuana e fu ricoverato in un istituto psichiatrico. Mohamed L. (il cui cognome non è stato reso noto dalle autorità francesi), autore dell’uccisione di Alban Gervaise (un medico militare sgozzato davanti alla figlia il 22 maggio 2022, a Marsiglia), che non agì sotto effetto di droghe, dichiarò di aver ucciso in nome di Allah. Il 25 giugno scorso, un giudice ha dichiarato che l’uomo era mentalmente incapace di sostenere un processo e verrà monitorato da uno psichiatra per alcuni mesi. La vedova di Gervaise ha pubblicato una dichiarazione in cui si dice fiduciosa che lo Stato francese “chieda perdono”.
Gli attacchi contro gli ebrei in Francia sono leggermente diminuiti nell’ultimo anno. Dopo il 7 ottobre 2023 ce ne sono stati così tanti che la maggior parte degli ebrei del Paese continua a nascondere la propria ebraicità. Anche il loro numero in Francia è in calo. Oggi è inferiore a 400 mila. Chi rimane è spesso troppo povero per andarsene.
Il numero di musulmani, al contrario, è in aumento. Non tutti in Francia, ovviamente, sono rivoltosi o criminali; molti vogliono solo vivere in pace. La percentuale di immigrati irregolari tra loro, tuttavia, è aumentata, così come il loro rifiuto a integrarsi nello stile di vita francese. Questa tendenza è particolarmente elevata tra i giovani musulmani. Un sondaggio di qualche anno fa ha mostrato che il 65 per cento degli studenti musulmani delle scuole superiori antepone la sharia alle leggi della Repubblica. Inoltre, nelle 751 “no-go zones” del Paese, tutto si basa sulla sharia. Imam radicali affermano, in conformità con il dogma islamico, che l’Islam deve regnare su tutta la Terra e che in Francia regnerà presto sovrano.
Nel maggio scorso, il Ministero dell’Interno francese ha pubblicato un rapporto di 73 pagine intitolato “Fratelli Musulmani e islamismo politico in Francia”, che descrive minuziosamente come i Fratelli Musulmani si siano infiltrati e radicati nel sistema scolastico, nell’esercito, nelle associazioni sportive e nella polizia. Il rapporto parla di una “minaccia alla Repubblica” e aggiunge che i Fratelli Musulmani non avanzano attraverso la violenza e gli attacchi, ma in modo meno visibile. In risposta, il governo ha promesso di agire. Ma non ha fatto nulla. A meno che non si verifichi un cambiamento politico radicale, il governo probabilmente continuerà a non muovere un dito.
Ciò che sta prendendo forma in Francia, e che è in atto da più di tre decenni, come analizzato da schiere di autori, è la tanto derisa “Grande Sostituzione” dei cristiani con i musulmani e del Cristianesimo con l’Islam, allo stesso modo in cui il grande Impero bizantino fu soppiantato in tutta la Turchia.
La Francia è devastata dall’avanzata dell’Islam.
Quando Renaud Camus pubblicò nel 2012 il suo libro Le Grand Remplacement, , i media mainstream lo definirono un complottista. Non è mai stato invitato in televisione e i suoi editori non vogliono più pubblicare ciò che scrive.
Vent’anni fa, nel 2006, lo storico Georges Bensoussan pubblicò Les Territoires Perdus de la Republique. Da allora, i “territori perduti” sono cresciuti in modo esponenziale.
Solo quest’anno, il 31 gennaio scorso, Jean-Luc Mélenchon, leader del partito di Sinistra La France Insoumise, ha rilevato che “sì, c’è una grande sostituzione”. Ma quando ha sottolineato, bizzarramente, che la grande sostituzione era “necessaria e positiva”, nessuno lo ha definito un complottista.
Alle elezioni presidenziali del 2022, Jean-Luc Mélenchon ottenne il 21,95 per cento dei voti e il 69 per cento dei voti degli elettori musulmani. Ha intenzione di ricandidarsi alle elezioni presidenziali del 2027. A quanto pare, spera che prima o poi la “grande sostituzione” lo elegga.
La France Insoumise, un partito decisamente anti-israeliano, si rifiuta di definire Hamas un movimento terroristico. Ne fanno parte diversi parlamentari dichiaratamente antisemiti e Rima Hassan, una deputata europea apertamente pro-Hamas.
Il presidente Macron, presumibilmente intenzionato a evitare rivolte ancora più gravi, invia messaggi di acquiescenza a chi governa le cosiddette “no-go zones”. Dopo il 7 ottobre 2023, ha sostenuto Israele per alcuni giorni, per poi adottare una posizione decisamente “filo-palestinese”. Ha accusato falsamente l’estremamente attento esercito israeliano di aver deliberatamente ucciso donne e bambini e ha affermato che spetterebbe agli storici decidere se ciò che l’esercito israeliano stava facendo a Gaza costituisse un genocidio. Si è rifiutato di partecipare a una manifestazione contro l’antisemitismo organizzata a Parigi il 12 novembre 2023, quando gli attacchi antisemiti erano in aumento. Il mese scorso, dal 17 al 20 giugno, Macron ha cercato di riconoscere uno “Stato palestinese” nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania e di organizzare un grande evento “filo-palestinese” alle Nazioni Unite. L’azione dell’esercito israeliano contro il regime iraniano e la distruzione dei suoi principali siti nucleari da parte degli Stati Uniti lo hanno costretto a rimandare i suoi piani. Ha poi annunciato di disapprovare l’operato di Israele e degli Stati Uniti in Iran. Il governo israeliano ha dichiarato che Macron stava conducendo una “crociata contro lo Stato ebraico”. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha osservato che riconoscere uno “Stato palestinese” a meno di due anni dal massacro del 7 ottobre 2023 sarebbe “una grande ricompensa per il terrorismo”. Macron non ha replicato.
Boualem Sansal, 80 anni, scrittore algerino divenuto cittadino francese e critico della minaccia islamica, è stato arrestato in Algeria e condannato a cinque anni di reclusione per aver scritto un “attacco all’unità nazionale”. Il premier francese François Bayrou ha dichiarato che la condanna è “inaccettabile”, ma non ha mai affrontato l’Algeria. “Le uniche armi di cui disponiamo oggi in Francia”, ha commentato lo scrittore francese Pascal Bruckner, amico di Sansal, “sono la supplica, la genuflessione e la speranza”.
Le elezioni presidenziali francesi del 2027 saranno cruciali. La Francia è il Paese europeo con il maggior numero di musulmani, e questa parte della popolazione è in rapida crescita. Il crescente peso del voto musulmano significa che, come sembra sperare il partito La France Insoumise, la situazione della Francia sarà irreversibile. La Francia rimane anche il Paese europeo con la più grande popolazione ebraica. Ogni anno, il numero di città in cui gli ebrei possono vivere in sicurezza diminuisce.
“[L]e possibilità che (...) la Francia si trasformi in un Paese afro-mediterraneo non sono da scartare”, scriveva il giornalista francese Michel Gurfinkiel nel 1997. Ventotto anni dopo, l’islamizzazione della Francia, come da lui previsto, si è, in gran parte, rivelata vera.
Ciò che sta accadendo in Francia riguarda, ovviamente, anche altri Paesi dell’Europa occidentale. Il Belgio sta subendo una rapida islamizzazione. Bruxelles è musulmana al 23 per cento ed è una città in cui il discorso islamico radicale e antisemita è ormai diffuso. Nei Paesi Bassi, l’Islam è diventato la seconda religione del Paese e il 6-7 novembre 2024 ad Amsterdam si sono verificati violenti episodi antiebraici.
Anche il Regno Unito, con una percentuale di musulmani inferiore a quella della Francia o del Belgio, sembra subire una lenta sottomissione all’Islam. I sindaci di alcune grandi città, come Londra, Oxford, Leeds e Birmingham, sono pii musulmani. Hamid Patel, un mufti (un esperto giuridico abilitato a emettere sentenze su questioni religiose), è attualmente a capo dell’Ofsted, l’Office for Standards in Education, Children's Services and Skills, l’agenzia britannica incaricata di controllare le organizzazioni che forniscono servizi di istruzione, formazione e assistenza all’infanzia.
Le elezioni presidenziali in Francia del 2027 saranno di cruciale importanza. Secondo i sondaggi, Marine Le Pen, leader di Rassemblement National, ha buone possibilità di essere eletta presidente. Ha dichiarato che, in caso di vittoria, avrebbe limitato rigorosamente l’immigrazione in Francia e combattuto l’islamizzazione del Paese. Si è trovata immediatamente condannata a cinque anni di ineleggibilità, presumibilmente per appropriazione indebita di fondi europei. È stata accusata di aver usato i fondi dell’Ue per pagare gli assistenti parlamentari europei che lavoravano anche a Parigi. François Bayrou ha fatto esattamente la stessa cosa ed è stato assolto da un tribunale penale di Parigi. Le Pen ha fatto ricorso in appello, ma potrebbe non essere in grado di candidarsi.
Anche il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, 29 anni, avrebbe potuto candidarsi, ma il 9 luglio la polizia ha fatto irruzione nella sede del partito, dopo che due giudici lo avevano accusato di aver finanziato illegalmente le campagne elettorali del 2022 e del 2024, minacciando di impedirgli di candidarsi nel 2027. “Mai un partito di opposizione ha subito una persecuzione così spietata sotto la Quinta Repubblica”, ha osservato Bardella.
In Belgio, il nuovo primo ministro, Bart De Wever, è membro della Nuova Alleanza Fiamminga, un partito contrario all’islamizzazione del Paese. Sta almeno cercando di agire.
Nei Paesi Bassi, Geert Wilders, vincitore delle elezioni legislative del novembre 2023, dovette subito affrontare una coalizione di tutti gli altri partiti del Paese, che si unirono per impedirgli di diventare Primo Ministro. Wilders ha di recente chiesto ai deputati del suo partito di far cadere il governo. Nuove elezioni sono state indette per il 29 ottobre prossimo.
Nel Regno Unito, recenti sondaggi mostrano che Reform Uk, un partito politico di Destra impegnato a contrastare l’avanzata dell’Islam, potrebbe ottenere il maggior numero di seggi alle elezioni politiche e che il suo leader, Nigel Farage, potrebbe poi diventare primo ministro. Le prossime elezioni nel Regno Unito, tuttavia, non sono previste a breve.
In Germania, alle elezioni di qualche mese fa, Alternative für Deutschland [AfD] si è aggiudicato il secondo posto ed è ora il partito di maggioranza del Paese. Già si chiede la sua messa al bando.
I partiti politici al potere da decenni in tutti i Paesi dell’Europa occidentale, tranne l’Italia, sembrano farsi deliberatamente illusioni circa il pericolo che li minaccia. Qualsiasi partito disposto ad assumersi la responsabilità della “grande sostituzione” viene deliberatamente tenuto fuori dal potere.
Le elezioni olandesi saranno seguite con attenzione. Se a ottobre Wilders vincesse di nuovo le elezioni, questa vittoria elettorale potrebbe segnare una rinascita per i Paesi Bassi, un secondo Illuminismo, e una rigenerazione per l’Europa.
Le popolazioni dell’Europa occidentale percepiscono un pericolo incombente: il Vecchio Continente sembra essere sull’orlo di un collasso e di una trasformazione della civiltà. La sopravvivenza dell’Europa e i valori della civiltà occidentale sono seriamente in gioco.
(*) Tratto dal Gatestone Institute
(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada
Aggiornato il 25 luglio 2025 alle ore 10:13