
Il 6 giugno, la compagnia militare privata Wagner (Pmc) ha annunciato il ritiro dei suoi mercenari dal Mali, ponendo fine a una presenza durata tre anni e mezzo. Tuttavia, la presenza militare russa nel Paese non si sta esaurendo, ma è stata assunta da una nuova formazione paramilitare direttamente sotto il controllo delle Forze armate russe: l’Africa Corps. La transizione avviene in un contesto segnato dalla ribellione di Yevgeny Prigozhin, ex leader di Wagner, che il 23 giugno 2023 ha guidato una marcia armata contro il Ministero della Difesa russo. Prigozhin accusava il ministro Sergei Shoigu e il capo di stato maggiore Valery Gerasimov di attacchi contro le retrovie delle forze Wagner. Lo scontro, inizialmente militare, si è rapidamente politicizzato, attirando l’attenzione dei media statali e del presidente Vladimir Putin. In molte zone, le forze regolari russe si rifiutarono di contrastare i “ribelli”, sollevando interrogativi sull’autorità centrale del Cremlino nei distretti federali. La rivolta si è conclusa in breve tempo, ma le sue conseguenze hanno inciso profondamente sul futuro della presenza paramilitare russa all’estero. La ribellione ha avviato un processo di trasformazione delle operazioni di Wagner e del suo ruolo nel sistema militare russo.
Il Cremlino ha riconosciuto la necessità di smantellare i centri di potere indipendenti, come quello guidato da Prigozhin, avviando un progressivo riassorbimento delle attività estere del gruppo da parte dello Stato. A partire dal 2017, Wagner aveva consolidato una vasta rete d’influenza in Africa, grazie anche all’abilità organizzativa di Prigozhin. Questa rete si è rivelata utile al Cremlino per espandere la propria influenza geopolitica, accedere a risorse strategiche e sostenere regimi alleati. La presenza del gruppo si estendeva a Paesi come la Repubblica Centrafricana, Sudan, Libia, Burkina Faso, Niger, Ciad, Mozambico e Mali. Nonostante il divieto legale imposto in Russia all’uso delle Pmc, le autorità hanno tollerato le operazioni di Wagner in Africa, poiché altamente redditizie per Mosca. In Repubblica Centrafricana, ad esempio, oltre mille mercenari Wagner garantivano la sicurezza personale del presidente Faustin-Archange Touadéra, controllando al contempo giacimenti d’oro e diamanti. Il rappresentante di Wagner, Valery Zakharov, è arrivato a ricoprire il ruolo di consigliere per la sicurezza del presidente. In altri Paesi, i mercenari fornivano sicurezza ai regimi locali in cambio dell’accesso a risorse naturali, creando una fitta rete di relazioni economiche e militari.
Dopo l’invasione su larga scala dell’Ucraina nel 2022, la Russia ha utilizzato l’oro africano esportato tramite questi canali per aggirare le sanzioni internazionali. Secondo stime indipendenti, tali esportazioni hanno fruttato oltre 2,5 miliardi di dollari, contribuendo a finanziare lo sforzo bellico russo. Parallelamente, la presenza di Wagner è stata segnata da gravi abusi. Diverse inchieste giornalistiche hanno documentato torture, uccisioni e rapimenti a scopo di estorsione. In Mali, i mercenari hanno creato una rete di prigioni segrete per detenere sospetti collaboratori di militanti islamisti o separatisti tuareg. Le denunce sulle atrocità sono emerse in coincidenza con l’annuncio del ritiro di Wagner dal Paese, ma la decisione appare legata più alla ristrutturazione organizzativa del gruppo seguita alla morte di Prigozhin nell’agosto 2023 che non alle rivelazioni giornalistiche. Dopo la sua scomparsa, il Ministero della Difesa russo e il Gru (Direzione principale dello Stato maggiore) hanno assunto il controllo delle operazioni estere, consolidandole sotto la nuova entità dell’Africa Corps. Le unità armate di Wagner sono state gradualmente integrate nelle agenzie di sicurezza dello Stato, pur mantenendo inalterati i principali schemi commerciali stabiliti da Prigozhin.
La nascita dell’Africa Corps ha segnato la fine dell’epoca Wagner in Africa, ma non quella dell’influenza russa sul continente. Il Cremlino ha infatti cercato di rendere le operazioni più centralizzate e meno legate a figure controverse. Oggi, Mosca affida all’Africa Corps il compito di consolidare la sua influenza regionale e contrastare la presenza occidentale. Ex combattenti di Wagner sono stati ridispiegati in Stati alleati come Repubblica Centrafricana, Burkina Faso, Libia, Mali e Niger. In Mali, l’Africa Corps ha partecipato a scontri armati al fianco delle forze governative contro il Fronte di liberazione dell’Azawad. Secondo i ribelli, 21 mezzi militari sono stati distrutti e decine di combattenti russi uccisi negli scontri nel nord del Paese. Mosca sembra aver intensificato il flusso di armi verso la regione per rafforzare la propria presenza, in particolare nell’Africa occidentale. Un’inchiesta dell’Associated Press ha rivelato che navi cargo russe, soggette a sanzioni internazionali, stanno trasportando carri armati, veicoli blindati, artiglieria e sistemi di guerra elettronica verso i porti africani. L’immissione di tali armamenti potrebbe aggravare ulteriormente i conflitti in corso. Mentre le attività di Wagner permettevano al Cremlino di mantenere una certa distanza dalle responsabilità operative, l’Africa Corps è ora una struttura ufficiale, direttamente subordinata al Ministero della Difesa russo. I benefici geopolitici ed economici derivanti dal rafforzamento della presenza in Africa sembrano, agli occhi di Mosca, superare i rischi reputazionali.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
Aggiornato il 17 luglio 2025 alle ore 10:21