
C’è una categoria di viaggiatori molto speciale, abituata a gridare ogni giorno contro la decadenza dell’Occidente, la russofobia dilagante e l’inesorabile declino dei valori europei. Poi, appena spengono le telecamere, fanno la valigia e volano felici verso Parigi, Barcellona o la Toscana. Sono i propagandisti di Mosca, il volto e la voce della retorica antioccidentale, che in vacanza si scoprono teneramente innamorati proprio di quel mondo che in tivù accusano di ogni nefandezza possibile. Mentre invocano sanzioni, chiusure e “guerra al neocolonialismo”, questi paladini del patriottismo posticcio si rilassano beatamente tra i vicoli di Trastevere, le spiagge catalane o i boulevard di Vienna. In prima linea nella battaglia mediatica contro i “valori corrotti dell’Europa”, ma pronti a prenotare un tavolo stellato in Costa Azzurra non appena il palinsesto lo consente. Prendiamo Anatoly Kuzichev, volto noto di Channel One. In onda parla di “Occidente marcio”, ma poi, quando ha un paio di giorni liberi, vola dritto a Parigi. Non disdegna nemmeno Amsterdam o Barcellona, ma la Ville Lumière resta la sua preferita. Un patriota globale verrebbe da dire. C’è poi Mikhail Demin, pezzo grosso di Gazprom-Media, che ha fatto della Spagna la sua seconda patria.
Attico a Barcellona, casa a Blanes, villa con piscina a Lloret de Mar – il sogno iberico in versione filogovernativa. Non risulta sanzionato, quindi può godersi il sole mediterraneo senza troppe preoccupazioni, tra un servizio sulla “minaccia occidentale” e l’altro. A seguirlo a ruota ci sono i colleghi della sua stessa holding, da Alexey Zemsky di Ntv a Alexander Gordon di Channel One, quest’ultimo noto per tuonare contro “l’Europa russofoba” mentre si rilassa tra Barcellona, Malaga, e qualche salto in Italia e Montenegro. Fortunatamente, né l’Ue né i Balcani sembrano troppo disturbati dalla sua coerenza vacillante. In Italia, invece, sembra essersi trasferita mezza redazione di Gazprom-Media: l’ex capo della censura online e ora ceo Aleksandr Zharov ama portare la famiglia a Roma, Pisa o Napoli. Da quando ha lasciato il ruolo da funzionario statale, guadagna un milione di rubli al giorno. Perché non spenderli in mozzarella di bufala e Brunello? Con lui ci sono presentatori, direttori di programmi, responsabili di palinsesti – tutti ben felici di godere dell’ospitalità italiana, anche se nei loro programmi la narrativa resta quella del “decadimento morale occidentale”. L’unico vero decadimento, a quanto pare, è quello della logica. Anche la Germania è tra le mete preferite. Vladimir Kondratyev, vicino a Vladimir Putin e onnipresente alle sue conferenze stampa, adora Berlino. Nonostante il suo canale, Ntv, insista a dipingere i tedeschi come ostili ai russi, lui continua a visitare la capitale tedesca con la costanza di un pendolare. Altri colleghi preferiscono Monaco, come la direttrice della ricerca di Gazprom-Media Daria Pugacheva e il presentatore Dmitry Guberniev, vecchio volto fidato della campagna elettorale di Putin.
E poi c’è chi preferisce i piaceri di Grecia e Cipro. Il regista Karen Shakhnazarov, habitué del talk show di Solovyov dove discetta “sull’inganno delle élite occidentali”, trova ogni anno il tempo per una bella vacanza a Larnaca, sull’isola cipriota. Un’altra “vittima della russofobia”, evidentemente. Atene e Salonicco piacciono molto anche ad altri presentatori e dirigenti, mentre Vienna è meta prediletta per Andrei Pisarev, dietro le quinte dei talk show più tossici della tivù russa. Tra un dibattito televisivo e una campagna elettorale confezionata a dovere, Pisarev ha volato a Vienna circa 50 volte. Deve essere affetto da una grave forma di nostalgia asburgica. Finlandia, infine, è il rifugio perfetto per chi cerca tranquillità e salmone affumicato. Alexander Afanasyev, dirigente tecnico della Vgtrk, ha varcato il confine finlandese anche dopo l’inizio della guerra, comodamente a bordo della sua Bmw X5. Con lui, una pattuglia di altri fedelissimi del Cremlino, che preferiscono Helsinki alla dacia.
Del resto, la propaganda può aspettare, il relax no. Ma il punto non è che questi signori viaggino. Il punto è che lo facciano mentre in tivù invocano chiusure, guerre culturali, “fortezze russe” e anatemi contro l’Europa, mentre nella vita reale si abbronzano nel Mediterraneo, si commuovono davanti alla Tour Eiffel e si comprano casa in Catalogna. Alcuni possiedono ancora immobili nell’Unione europea e nessuno di loro è stato ancora colpito da sanzioni personali. Fanno parte di quella schiera di privilegiati che riescono a vivere benissimo con due anime: una che accusa e una che incassa. Chissà se tra un brindisi al Chianti e una siesta a Marbella si rendano conto della tragicommedia che stanno recitando. Forse no. O forse sì, e ci ridono su. Tanto, per ora, non c’è niente che impedisca loro di sbarcare in Occidente. Né la coerenza, né le sanzioni.
(*) Docente universitario di Diritto internazionale e normative per la sicurezza
(**) Le persone ritratte nella vignetta (da sinistra verso destra): Karen Shakhnazarov, Aleksandr Zharov, Anatoly Kuzichev, Mikhail Demin, Alexey Zemsky
Aggiornato il 16 luglio 2025 alle ore 10:33