Che confusione al vertice Brics di Rio

Assenze e contraddizioni. Il vertice un po’ paradossale dei Brics, inaugurato a Rio de Janeiro dal presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, è iniziato con due assenze pesantissime. I rappresentanti della “R” e della “C”, ovvero il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo cinese Xi Jinping. Una doppia assenza che non incrina, però, la determinazione del blocco a consolidare la propria agenda strategica nel 17° summit della sua storia. Tra le priorità del vertice figurano i dazi statunitensi e la gestione dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente. Il leader cinese, spiegano fonti diplomatiche, sarebbe trattenuto dalla consueta “distanza strategica” di matrice confuciana, mentre Putin è ufficialmente impossibilitato a viaggiare per via del mandato di cattura emesso dalla Corte penale internazionale dellAja (Cpi) per crimini di guerra commessi in Ucraina. Tuttavia, come hanno confermato le immabgini e gli organizzatori, il presidente russo è intervenuto in videoconferenza.

Magra consolazione – assieme alla videocall – l’arrivo a a Rio del il ministro degli Esteri di Mosca Sergej Lavrov, eminenza grigia della diplomazia russa, mentre Pechino è rappresentata dal premier Li Qiang. Quest’ultimo ha trovato terreno fertile con il presidente brasiliano Lula, consolidando un’intesa che spazia dall’economia digitale alla transizione verde, dall’innovazione tecnologica all’industria aerospaziale. Un asse che affonda le radici nella missione di Lula in Cina dello scorso maggio, quando i due Paesi avevano sancito la costruzione di una “comunità Cina-Brasile con un futuro condiviso”, sostenendo il multilateralismo e promuovendo una cooperazione di alta qualità nell’ambito della Belt and Road Initiative.

Il nome stesso dell’organizzazione racconta la sua genesi: Brasile, Russia, India e Cina, a cui nel 2010 si è aggiunto il Sudafrica. Un fronte nato nel 2009 per provare a sfidare l’egemonia occidentale del dollaro e contrapporsi a forum come G7 e G20. Oggi, il blocco conta una decina di membri, che pur non essendo i big player storici dello scacchiere internazionale, rappresentano complessivamente il 49 per cento della popolazione mondiale e quindi vorrebbero ridefinire gli equilibri economici globali attraverso l’uso delle valute locali. Un obiettivo che per Mosca si traduce anche nella necessità di aggirare le sanzioni internazionali seguite all’invasione dell’Ucraina nel 2022. Dal 2024 sono entrati a far parte del gruppo anche Egitto, Etiopia e Iran. Proprio Teheran, recentemente colpita da raid israeliani e statunitensi, ha annunciato l’assenza del presidente Massoud Pezeshkian, così come il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Quest’anno, dopo la presidenza russa con il vertice di Kazan, il timone è passato al Brasile, che ha fissato sei aree prioritarie: sanità globale, commercio e finanza, transizione climatica, governance dell’Intelligenza artificiale, pace e sicurezza, e sviluppo istituzionale.

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha comunicato via Telegram che il suo Paese “esprime riserve” sulla proposta di una soluzione a due Stati – uno israeliano e uno palestinese – inserita nella dichiarazione finale dei leader dei Brics, diffusa nella serata di ieri. Secondo titolare del dicastero iraniano, Teheran formalizzerà la propria contrarietà in una nota ufficiale. Nel suo intervento, il ministro ha denunciato i recenti attacchi contro l’Iran come un “colpo letale alla diplomazia, alla legge e al Trattato di non proliferazione nucleare”, di cui Teheran è firmataria, e che limita l’uso della tecnologia atomica a scopi esclusivamente civili. Araghchi ha inoltre ribadito che “la Repubblica islamica dell’Iran ritiene che una soluzione giusta per la Palestina sia un referendum con la partecipazione di tutti gli abitanti originari, compresi ebrei, cristiani e musulmani, e che questa non sia una soluzione irrealistica o irraggiungibile”.

Durante la stesura del documento finale, la delegazione iraniana ha esercitato forti pressioni affinché fosse inserita una condanna più netta ai bombardamenti israeliani e statunitensi, ma gli alleati non ne hanno voluto sapere. E infine, a margine del vertice, sulla spiaggia di Ipanema, l’organizzazione non governativa StandWithUs ha messo in scena una protesta contro la repressione delle donne e delle minoranze in Iran. L’Ong ha installato bandiere arcobaleno e cappi simbolici nell’area più frequentata dalla movida gay, accompagnati dallo slogan “L’Iran uccide sulla pubblica piazza”. A quanto pare, alcuni nuovi membri dei Brics non si sono esattamente inseriti nell’Organizzazione.

Aggiornato il 07 luglio 2025 alle ore 13:44