Khamenei abdica e cede il passo ai nuovi Pasdaran declericalizzati

In Iran, l’esperienza teocratica avviata dopo la Rivoluzione islamica del 1979 potrebbe essere giunta al capolinea. La Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, è ormai braccato. Un leader isolato e pienamente consapevole del fatto che la medesima amara sorte spettata ad alcuni degli uomini chiave del regime fondamentalista islamico potrebbe raggiungere presto anche lui. A comprovare l’estrema condizione di debolezza in cui si trova attualmente la Repubblica islamica sono le stesse decisioni assunte nelle ultimissime ore dalla guida spirituale iraniana, che di per sé bastano a rendere l’idea di quanto fragile possa essere oggi la leadership di Ali Khamenei.

Stando alla notizie riportate da Iran International, canale televisivo e agenzia di informazione digitale legata ad ambienti dell’opposizione iraniana in esilio, l’ayatollah si sarebbe infatti convinto a trasmettere alcuni suoi poteri esecutivi direttamente al Consiglio supremo dei Guardiani della Rivoluzione, i cosiddetti Pasdaran, per intenderci. La decisione, per certi versi inattesa, sarebbe maturata in seguito alle difficoltà incontrate in queste ultime ore dalla Guida suprema nel gestire la linea di comando dal bunker, sito probabilmente a Lavizan, in cui Khamenei si sarebbe rifugiato per motivi di sicurezza già da qualche giorno insieme ai membri della sua famiglia. Ma questa, si badi bene, è soltanto la versione ufficiale fornita dai funzionari di regime per giustificare la parziale abdicazione del leader iraniano. Le reali motivazioni sono in realtà ben altre.

Il popolo persiano è ormai allo stremo e non è più disposto a tollerare le nefandezze del regime degli ayatollah. A ciò, si aggiunge, inoltre, la difficile condizione economica in cui verte attualmente il Paese, che rischia di divenire presto insostenibile se le ostilità con Israele dovessero ulteriormente protrarsi, nonché l’indebolimento militare scaturito dai ripetuti attacchi subiti dalle forze armate israeliane. Proprio le operazioni condotte da Tel Aviv hanno recentemente mutilato i vertici militari del regime teocratico, decimando, in particolare, i fedelissimi della Guida suprema, e risparmiando, invece, gli esponenti di spicco della seconda generazione dei Pasdaran. Tutti uomini, questi ultimi, molto meno legati al clero rispetto ai loro predecessori, ma, al contempo, assai desiderosi di potersi affermare, già nel prossimo futuro, ai vertici del regime. Talmente tanto, da poter persino pensare di approfittare del momentaneo vuoto di potere derivante dell'eliminazione dei fedelissimi di Khamenei, e della conseguente fuga dell’ayatollah, per cercare di assumere essi stessi il pieno controllo della Repubblica islamica.

Non è certamente un caso, del resto, che i servizi di intelligence israeliani siano riusciti a intercettare ed eliminare chirurgicamente tutti i funzionari più vicini alla Guida suprema, posti dallo stesso ai vertici del regime. Non a caso, tutti esponenti della prima generazione di Pasdaran, quella emersa dal processo rivoluzionario e di espressione prevalentemente clericale. Cosa diversa, invece, sono i “nuovi” Pasdaran, quelli fino ad oggi risparmiati dalle forze israeliane (sarà anche questo un caso?), uomini più slegati dagli ambienti clericali e perlopiù espressione degli apparati militari del regime iraniano. Gli stessi gruppi, per intenderci, nelle cui mani Ali Khamenei ha appena rimesso una parte consistente dei suoi poteri esecutivi affinché questi possano portare avanti il conflitto con il nemico giurato Israele in caso di sopravvenuta morte dell’ayatollah.

Attenzione però: perché questa mossa, attuata dalla Guida suprema dell’Iran per scongiurare il rischio di gettare il Paese nel caos in seguito ad una sua eventuale prossima eliminazione, potrebbe risultare, nei fatti, proprio ciò che il governo israeliano si auspicava di raggiungere con la sua azione destabilizzante: indebolire significativamente la leadership della Repubblica islamica, spodestare una volta per tutte gli ayatollah e scrivere la parola fine sulla teocrazia di Teheran. Lo step successivo, sarebbe poi quello di favorire la trasformazione dell’Iran in una repubblica presidenziale de-teocratizzata, da realizzare attraverso “l’istituzionalizzazione” (vera o anche solo presunta) e la presa di potere della nuova generazione di Pasdaran ormai affrancata dalle vecchie logiche clericali.

Aggiornato il 19 giugno 2025 alle ore 11:19