
La storia più vecchia del mondo (o quasi): un giro di tangenti in cambio di appalti pubblici. Parte da qui il terremoto che sta scuotendo dal capo alle fondamenta il Partito socialista operaio spagnolo (Psoe), il cui segretario è Pedro Sánchez, il capo del Governo di Madrid. Emergono sempre più dettagli del presunto sistema di tangenti che coinvolgerebbe tre ex dirigenti socialisti, fra i quali l’ex segretario di Organizzazione del Psoe, Santos Cerdán, costretto alle dimissioni dal partito e dal seggio di deputato, che sta scuotendo nelle fondamenta il governo progressista spagnolo. L’Unità centrale operativa (Uco), l’organo centrale del Servizio di polizia giudiziaria della Guardia Civil, che indaga sul caso, ha sequestrato martedì in casa di un imprenditore in Biscaglia un documento che attesta che Santos Cerdán aveva acquisito il 45 per cento delle azioni di Servinabar, una delle principali aziende collegate alla presunta rete di tangenti su appalti pubblici, secondo quanto anticipato dai media iberici, fra i quali l’agenzia Efe. Si tratterebbe di “una scrittura privata di compravendita di partecipazioni societarie” fra l’imprenditore Alonso Egurrola e l’ex numero tre del Psoe, datato 1 giugno 2016, un anno dopo l’inizio delle presunte corruzioni, ipotizzate dagli investigatori. Sulla base degli indizi raccolti, l’Uco redigerà un nuovo rapporto che sarà inviato al giudice istruttore della Corte suprema, titolare dell’inchiesta.
Nel question time al Congresso, il leader del Partito popolare – che guida l’opposizione – Alberto Núñez Feijóo, ha attaccato frontalmente il premier. “Il lupo che ha guidato un branco corrotto in tutti questi anni. È un presidente intrappolato in una rete di corruzione”, ha affermato, incalzando Sánchez con una domanda retorica quanto velenosa: “È vero che l’hanno avvertita da mesi che il signor Cerdán era un corrotto?” E ancora: “Non deve salvare gli spagnoli da sé stessi, gli spagnoli devono salvarsi da lei e aspettano la sua lettera di dimissioni”, ha aggiunto il politico che è andato più vicino a “spodestare” Sánchez negli ultimi anni.
Non meno severo è stato il giudizio proveniente dall’interno del Psoe. Emiliano García-Page, presidente della Castiglia-La Mancia e figura di spicco dell’ala critica del partito, ha definito Sánchez “in un labirinto senza via d’uscita, soprattutto senza una via d’uscita dignitosa”. Intervistato da Cope, ha sostenuto che “ciò che più preoccupa Sánchez non si può ancora leggere sui giornali”, riferendosi ai possibili sviluppi dell’inchiesta che coinvolge anche l’ex ministro José Luis Ábalos. García-Page ha parlato di una dinamica di “bunkerizzazione tremenda, allucinante”, dove il presidente dipende da alleati che “sono più azionisti che altro”. E ha letto nell’ultima conferenza stampa del leader socialista l’implicito riconoscimento di non essere più in grado di ricandidarsi: “Ha sostenuto che se convocasse le elezioni stravincerebbe l’estrema destra”.
Il clima tra i partner di governo è carico di tensione. Dopo una serie di incontri alla Moncloa, le forze che nel novembre 2023 avevano garantito la fiducia al secondo mandato di Sánchez – Movimento Sumar, Sinistra repubblicana di Catalogna (Erc), Junts per Catalunya, Partito nazionalista basco (Pnv), Bildu e Coalición Canaria – si mostrano sempre più caute e sospettose. Le spiegazioni del premier non vengono ritenute sufficienti. A dominare è la richiesta unanime di “trasparenza” e “prudenza”, con il timore che lo scandalo, noto come caso Koldo, possa allargarsi ulteriormente. Il segnale politico più chiaro è la crescente sensazione che la legislatura sia ormai giunta al termine. “Fine ciclo”, ha dichiarato Ione Belarra, segretaria generale dei socialisti di Podemos, che ha colto l’occasione per definire l’esecutivo come “toccato” e visibilmente in difficoltà. Alcuni partner intendono sfruttare questo momento di debolezza per ricalibrare gli equilibri politici: Sumar, guidata dalla vicepremier Yolanda Díaz, preme per un “reset” legislativo con una nuova agenda sociale; mentre Junts, sotto la guida di Carles Puigdemont, ricorda con fermezza gli impegni presi e mai mantenuti da Sánchez.
Per ora, nessuno sembra voler provocare apertamente la caduta del governo, ma il sostegno fino al 2027 appare tutt’altro che garantito.Gli alleati del Psoe condizionano il loro appoggio alla trasparenza nell’inchiesta e a misure concrete contro la corruzione, tra cui l’interdizione dalle gare pubbliche per le aziende coinvolte. Un punto chiave su cui insistono il Pnv e Sumar, nel tentativo di disinnescare una bomba politica che potrebbe ridisegnare il quadro istituzionale spagnolo ben prima della scadenza naturale della legislatura.
Aggiornato il 19 giugno 2025 alle ore 10:24