Eiland: 15 giorni per lasciare Teheran senza missili

Israele si prepara. Dopo il lancio rispettivo di missili con l’Iran, lo stato ebraico pensa a una campagna militare a obiettivi limitati ma strategicamente rilevanti. A delineare i contorni delloperazione è il generale Giora Eiland, già capo del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano, che in un colloquio con il quotidiano La Stampa ha chiarito l’intenzione dello Stato ebraico di colpire l’infrastruttura militare iraniana in tempi ristretti. “Abbiamo due concreti obiettivi militari. Primo, infliggere un danno significativo alla tecnologia militare iraniana che non possiamo distruggere. Secondo, mettere fuori uso l’industria dei missili balistici a lungo raggio. Ci servono 15 giorni in tutto”.

Secondo Eiland, l’eventuale caduta del regime a Teheran sarebbe una conseguenza non cercata: “Se poi l’esito fosse la fine del regime meglio: ma non è lo scopo della guerra”. In questo scenario, l’attenzione si sposta anche sugli Stati Uniti. Secondo il generale, Donald Trump starebbe valutando con crescente serietà l’ipotesi di un coinvolgimento diretto. “Sul piano tecnico è così, solo gli Stati Uniti dispongono di una bomba da 14 tonnellate. Cosa farà Trump? Può entrare in guerra, il sogno di Benjamin Netanyahu – prosegue – ma tuttora lo ritengo difficile. Può godersi lo spettacolo e lasciarci colpire: improbabile. Oppure, lo scenario più verosimile, può convincere l’Iran a tornare al negoziato per poi chiederci di cessare il fuoco: intanto noi raggiungeremo gli obiettivi della guerra”.

Tra le ipotesi sul tavolo della diplomazia internazionale si è fatto anche il nome di Vladimir Putin, evocato come possibile mediatore tra le parti. “Non mi spaventa che Putin possa essere coinvolto. Nel 1973, quando Israele fu attaccato da Egitto e Siria, la cooperazione tra Stati Uniti e Russia portò al cessate il fuoco – ricorda Eiland – non escludo che si riproponga una soluzione simile. Specialmente se Trump dovesse vedervi un tornaconto. La nostra preoccupazione è piuttosto che Mosca possa rifornire l’Iran di armi, preferiamo di gran lunga una sua presenza politica”. L’ex consigliere per la sicurezza israeliana avverte però dei rischi di una vittoria militare non accompagnata da un successo diplomatico. “Abbiamo già vinto guerre e perso sul piano politico, può accadere di nuovo. Se Trump però, d’intesa con il G7, l’Europa e forse la Russia, riuscisse a riportare l’Iran ai negoziati evitando che si doti del nucleare sarebbe la migliore vittoria politica. Dico che lo farà”, ha concluso il generale, aprendo così alla possibilità di una soluzione multilaterale, guidata da Washington, che porti una parvenza di equilibrio e stabilità in Medio Oriente.

Aggiornato il 18 giugno 2025 alle ore 12:49