
Giusto il tempo per accordarsi su una dichiarazione comune per la de-escalation tra Iran e Israele, e poi Donald Trump ha fatto ritorno a Washington. Il tycoon, infatti, non parteciperà alla seconda giornata del G7. È tornato alla Casa Bianca per “occuparsi di questioni molto importanti”. E ha convocato immediatamente il Consiglio per la sicurezza nazionale nella situation room. Secondo fonti dell’amministrazione, il commander-in-chief avrebbe incaricato alcuni collaboratori di avviare un canale di contatto con funzionari iraniani, con l’obiettivo di valutare concretamente la disponibilità di Teheran a una soluzione diplomatica della crisi. Prima di lasciare il summit, Trump potrebbe comunque incontrare la premier italiana Giorgia Meloni, come promesso in un breve scambio informale nelle scorse ore.
Salta invece il bilaterale con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, atteso a breve in Canada. Una cancellazione che si potrebbe intrecciare con i messaggi politici rilanciati da Trump nelle ultime ore, in particolare quelli volti a favorire una graduale riabilitazione diplomatica del presidente russo Vladimir Putin. Nel frattempo, i leader del G7 sono riusciti a trovare un equilibrio sul linguaggio della bozza finale, convincendo anche il presidente statunitense a sottoscrivere una “dichiarazione sui recenti sviluppi tra Israele e Iran”, superando un iniziale titubanza. Nel documento, si riafferma “l’impegno per la pace e la stabilità in Medio Oriente”, riconoscendo che “Israele ha il diritto di difendersi” e ribadendo il “sostegno alla sicurezza di Israele”, pur sottolineando “anche l’importanza della protezione dei civili”. I sette accusano l’Iran di essere “la principale fonte di instabilità e terrore nella regione” e confermano la posizione storica secondo cui “l’Iran non deve mai ottenere un’arma nucleare”.
Il passaggio politicamente più delicato è quello emerso dopo un’intensa revisione della formulazione iniziale: “sollecitiamo che la risoluzione della crisi iraniana porti a una più ampia de-escalation delle ostilità in Medio Oriente, compreso un cessate il fuoco a Gaza”. Una clausola che si collega anche alla preoccupazione dei mercati, con l’impegno dei leader a garantire stabilità. “Resteremo vigili rispetto alle implicazioni per i mercati energetici internazionali e pronti a coordinarci, anche con partner che condividono i nostri stessi valori, per tutelare la stabilità del mercato”. Un primo risultato politico per il padrone di casa del G7, il premier canadese Mark Carney, che ha saputo coordinare le diplomazie occidentali mantenendo, almeno per ora, la coesione del gruppo.
ISRAELE HA ELIMINATO IL COMANDANTE DELL’ESERCITO IRANIANO
Questa notte, l’Aeronautica militare israeliana (Iaf) ha colpito un centro di comando nel cuore di Teheran, eliminando il generale Ali Shadmani, a capo del quartier generale militare Khatam al-Anbiya. Era subentrato solo pochi giorni fa al tenente generale Gholamali Rashid, anch’egli ucciso in un precedente attacco attribuito alle Forze di difesa israeliane. “Per la seconda volta, l’Idf ha eliminato il capo di Stato Maggiore dell’Iran in tempo di guerra, il massimo comandante militare del regime. A seguito di precise informazioni ricevute dalla direzione di Intelligence dell’Idf e di un’improvvisa opportunità nella notte tra martedì e venerdì, la Iaf ha attaccato un centro di comando nel cuore di Teheran e ha eliminato Ali Shadmani, il capo di Stato Maggiore in tempo di guerra, il comandante militare di grado più alto e la figura più vicina alla Guida suprema iraniana Ali Khamenei”, si legge nel comunicato delle Forze di difesa pubblicato su Telegram.
“All’inizio dell’operazione, era stato nominato comandante delle Forze armate iraniane dopo che il suo predecessore, Alaa Ali Rashid, era stato eliminato nell’attacco iniziale dell’Operazione Leone Nascente” – prosegue la nota – Il centro di comando di emergenza Khatam al-Anbiya, sotto il suo comando, era responsabile della gestione delle operazioni di combattimento e dell’approvazione dei piani di fuoco dell’Iran. Nei suoi vari ruoli, ha influenzato direttamente i piani operativi dell’Iran che prendevano di mira lo Stato di Israele”, ha chiosato il comunicato, che celebra l’ennesimo obbiettivo sul campo dello Stato ebraico.
Aggiornato il 17 giugno 2025 alle ore 10:31