L’Iran non rinuncerà al progetto nucleare

Le magniloquenti utopie della politica internazionale raggiungono livelli paradossali quando si impegnano nel diffondere programmi di negoziati dal valore geostrategico ma dall’esito negativo scontato. Ciò accade in quasi tutti i campi di confronto, da quello russo-ucraino, a quello israelo-palestinese – o meglio, Hamas – ma in generale nel quadro regionale del Medio Oriente e della sponda asiatica del Golfo Persico, quindi anche Iran. La questione del nucleare iraniano nella fattispecie è annosa e ha dimostrato che i vari accordi, formali e informali, tra l’occidente, Stati Uniti in particolare e l’Iran (2015) sono stati solo degli alibi a favore dello scorrimento del tempo, ma in pratica inefficaci. Tanto è che l’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) del 17 maggio – ai cui membri però è interdetto il libero accesso ai siti di operatività nucleare iraniani – riporta che Teheran possiede al momento novecento libbre, ovvero 408,2 chilogrammi, di uranio arricchito al 60 per cento, aumentato del 50 per cento rispetto alle scorte di febbraio 2025. L’Aiea riferisce anche che se questa quantità venisse arricchita al 90 per cento di uranio di qualità militare, potrebbe essere sufficiente per strutturare una decina di ordigni nucleari.

Quindi, a quale scopo esaltare i vertici tra Washington e Teheran se l’Iran continua a far lavorare le sue centrifughe per l’arricchimento dell’uranio? Potrà sembrare limitativo, ma la questione è prevalentemente di stampo politico. Così Abbas Araghchi, ministro degli Esteri iraniano, ha affermato sabato che il rapporto Aiea è stato redatto solo a scopo politico e che non presenta una valutazione completa e accurata dei fattori che incidono sulla situazione attuale. Affermando inoltre che i dati Aiea sono frutto di informazioni di fonti israeliane, considerate da Teheran inaffidabili e fuorvianti, quindi strumentali. Da parte sua, il portavoce dell’ufficio di Benjamin Netanyahu, ha confermato che l’Iran è determinato a completare il suo programma verso il possesso di armi nucleari, nonostante i moniti della comunità internazionale.

La realtà è che un tale processo di arricchimento dell’uranio lo si riscontra solo in quelle nazioni che operano per dotarsi di armi nucleari. Infatti, se lo scopo fosse ad uso civile, come sostiene il governo degli Ayatollah, non esistono giustificazioni ai piani che Teheran sta portando avanti nei suoi siti di arricchimento dell’uranio. Quindi, ad oggi viene confermato il giudizio/risoluzione espresso a novembre 2024 quando l’organismo delle Nazioni unite, su richiesta dell’Occidente, elaborò un dettagliato rapporto secondo il quale l’Iran viene dichiarato non collaborativo in quanto avrebbe omesso di rispondere a molte interrogazioni, non dando risposte tecnicamente giustificabili alle domande dei tecnici dell’Aiea circa le attività legate al nucleare; oltre ad avere reso inutili ed ostacolato ispezioni sui siti di Varamin, Turquzabad e Lavizan-Shian.

La questione nucleare iraniana, pertanto, è al centro – oltre che di negoziati moderati dal Sultanato dell’Oman sviluppati sia nello Stato arabo che a Roma – anche di un confronto internazionale basato sui dati del mercato dell’uranio, guidato dagli Stati Uniti e da Israele, nemico giurato dell’Iran, che tuttavia è lo stato che ha le informazioni più attendibili circa i progetti atomici di Teheran. Tanto è che i servizi di informazioni israeliani hanno il sospetto che Teheran oltre a sviluppare il suo programma verso il nucleare ad uso militare, stia cercando di acquisire armi nucleari. Teheran nega tali accuse, ma ribadisce il diritto ad avere l’energia nucleare civile, soprattutto per utilizzo energetico, rimarcando l’osservanza del concetto (utopico) delle disposizioni emanate dal Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) del 1968, di cui la Repubblica islamica è firmataria (2015), ma notoriamente con immense ambiguità.

Quindi, l’arricchimento dell’uranio è un punto chiave di contesa per gli accordi tra Washington e Teheran. L’Iran che difende quello che ritiene il suo diritto a perseguire un programma pacifico di energia nucleare, e gli Stati Uniti che definiscono il progetto iraniano una “linea rossa” da non valicare. Lunedì scorso Donald Trump ha rimarcato che qualsiasi accordo possa essere sottoscritto con l’Iran, non sarà permesso alcun arricchimento dell’uranio. Ma Araghchi ha ribadito che continuare l’arricchimento sul suolo iraniano è “la nostra linea rossa”, quindi il loro obiettivo; ma ha altresì affermato che sarà presentata una proposta basata sul principio che i progetti saranno per il bene dell’Iran e del popolo iraniano. Insomma, una linea rossa che viene letta da Trump come invalicabile e dal governo degli ayatollah come finalità. Intanto i negoziati favoriscono lo scorrimento del tempo e le centrifughe iraniane continuano a produrre uranio arricchito.

Aggiornato il 05 giugno 2025 alle ore 09:38