
Il patron di Tesla ha confermato le sue dimissioni dal Governo degli Stati Uniti a guida Donald Trump. Infatti, l'incarico di 130 giorni a guida del suo Ministero DOGE scadrà domani, il 30 maggio. Dopo aver espresso “delusione” per il megaprogetto fiscale e di bilancio del repubblicano che – secondo Elon Musk – “compromette” il suo lavoro di consulente per l’efficienza. E di conseguenza del suo Dicastero. Secondo il magnate di origini sudafricane, il disegno di legge, noto come One Big, Beautiful Bill Act, aumenterebbe in modo sostanziale il disavanzo federale e vanificherebbe gli sforzi compiuti dal dipartimento del miliardario – incaricato della razionalizzazione della macchina statale – che, nel frattempo, ha già avviato una drastica riduzione dell’organico, con il licenziamento di decine di migliaia di dipendenti pubblici.
Fino a poche settimane fa, Musk era considerato uno degli imprenditori più vicini al commander-in-chief. Aveva partecipato a diversi incontri strategici e rappresentava una delle voci più ascoltate sul fronte della modernizzazione della governance e non solo. Tuttavia, l’approvazione del nuovo pacchetto economico ha segnato un punto di rottura. “Sono rimasto deluso nel vedere il massiccio disegno di legge sulla spesa, francamente, che aumenta il deficit di bilancio, invece di ridurlo, e mina il lavoro che il team DOGE sta facendo”, ha dichiarato Musk in un’intervista concessa a Cbs News, in programma per domenica mattina nella trasmissione Sunday morning dell’emittente. Il provvedimento, approvato lo scorso venerdì dalla Camera dei rappresentanti e ora al vaglio del Senato, rappresenta il cuore dell’agenda economica interna del presidente Trump. Prevede ampi sgravi fiscali, tagli alla spesa e un significativo ridimensionamento dell’apparato statale. Tuttavia, secondo le stime dei principali analisti fiscali, la legge potrebbe comportare un incremento del deficit federale di circa 3.000 miliardi di dollari nel prossimo decennio, sollevando preoccupazioni trasversali, anche tra alcuni sostenitori del presidente.
“Una legge può essere grande o può essere bella. Ma non so se può essere entrambe le cose. È la mia opinione personale”, ha aggiunto Musk nel corso del colloquio con la Cbs, sottolineando la distanza crescente dalle scelte economiche dell’amministrazione. In risposta, la Casa Bianca ha tentato di ridimensionare la portata dello strappo, senza citare direttamente il nome dell’imprenditore. “Il Big Beautiful Bill non è una legge di bilancio annuale”, ha scritto su X Stephen Miller, vice capo di Gabinetto del presidente, precisando che “tutti i tagli al DOGE dovrebbero essere effettuati attraverso una legge separata che miri alla burocrazia federale, secondo le regole del Senato degli Stati Uniti”.
Nonostante le rassicurazioni, la presa di posizione di Musk rappresenta una frattura significativa all’interno del fronte che ha sostenuto la rielezione del tycoon nel 2024. Il patron di Tesla è stato infatti uno dei principali finanziatori della campagna repubblicana, contribuendo non solo con fondi ma anche con una visione strategica incentrata sull’innovazione e sull’efficienza amministrativa.
Aggiornato il 29 maggio 2025 alle ore 12:27