
Il Dipartimento per la sicurezza nazionale chiarisce che gli studenti stranieri attualmente iscritti a Harvard devono trasferirsi o perderanno il loro status legale.
Anche tre italiani dovranno trovare una nuova collocazione. L’istruzione universitaria è finita – da tempo – nel mirino di Donald Trump e della sua amministrazione. Il presidente degli Stati Uniti – tramite Kristi Noem, titolare della Sicurezza interna a stelle e strisce – ha revocato ad Harvard la possibilità di iscrivere studenti internazionali. Una decisione che scuote l’alta accademia americana. E rischia di estendersi ad altri atenei. La mossa rappresenta un ulteriore colpo a una delle più prestigiose università del mondo, già bersaglio di pesanti tagli ai finanziamenti pubblici da parte dell’amministrazione repubblicana, con la quale è in “guerra” sin dall’insediamento del tycoon. Il Dipartimento per la Sicurezza interna, che accusa l’ateneo di aver perso il controllo del proprio campus. “La leadership di Harvard ha creato un ambiente universitario non sicuro consentendo ad agitatori antiamericani e filo-terroristi di molestare e aggredire fisicamente individui, tra cui molti studenti ebrei, e di ostacolare in altri modi il suo un tempo venerabile ambiente di apprendimento”, ha affermato in una nota il dipartimento guidato da Kristi Noem, puntando il dito anche su presunti legami dell’università con il Partito comunista cinese.
Il provvedimento è arrivato a poche settimane dalla scadenza dell’ultimatum imposto a Harvard: entro la fine di aprile, l’ateneo avrebbe dovuto identificare e denunciare gli iscritti responsabili di “azioni illegali e violente”. Non essendo pervenuta una risposta soddisfacente, Noem ha optato per la linea dura, inserendo Harvard nel cuore della sua campagna contro le politiche progressiste nel mondo accademico, in particolare quelle legate alla diversità, equità e inclusione. “Questa amministrazione sta ritenendo Harvard responsabile per aver fomentato violenza, antisemitismo e per essersi coordinata con il Partito comunista cinese nel suo campus. È un privilegio, non un diritto, per le università iscrivere studenti stranieri e beneficiare delle loro tasse universitarie più elevate, contribuendo così ad aumentare i loro fondi multimiliardari”, ha dichiarato la segretaria Noem. La replica dell’ateneo potrebbe non farsi attendere. Secondo quanto riferito dal New York Times, è probabile che Harvard presenti un nuovo ricorso legale contro la stretta di Trump, sulla scia della causa intentata il mese scorso per contrastare i tentativi del governo di modificare le sue pratiche di ammissione e assunzione.
Nel frattempo, l’impatto sulle iscrizioni internazionali è già tangibile. Quest’anno, gli studenti stranieri a Harvard sono circa 6.800, il 27 per cento del totale, in crescita rispetto al 19,7 per cento del 2010. La selezione è estremamente competitiva: dall’Italia, dei 500 candidati solo tre sono riusciti ad essere ammessi, tutti con borse di studio, secondo quanto riferito da Uni Student Advisors, l’organizzazione che li ha seguiti nella domanda. Ma l’allarme non si ferma a Harvard. “È un avvertimento a tutte le università”, ha dichiarato Kristi Noem all’emittente Fox News, lasciando intendere che la campagna contro gli atenei più schierati potrebbe allargarsi a macchia d’olio in tutto il Paese.
Aggiornato il 23 maggio 2025 alle ore 13:49