Donald Trump: oggi in Qatar

Ieri a Riad, oggi dagli “amici del Qatar”, a Doha. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump continua il suo tour in Medio Oriente tra gli emirati. In una Nazione vicina agli Usa “da lungo tempo, lavorando insieme possiamo portare la pace”, ha esordito il tycoon appena arrivato in Qatar secondo l’agenzia Bloomberg. A catalizzare l’attenzione è stato però l’incontro con al-Sharaa, identificato dai media come Ahmed al-Sharaa, nome civile di Abu Mohammad al-Jolani, leader del Fronte al-Nusra e capo di Stato siriano. Trump ha definito positivamente il faccia a faccia: “È un giovane attraente. Un tipo duro”, avrebbe detto ai giornalisti a bordo dell’Air Force One.

Secondo una nota della Casa Bianca, durante il colloquio The Donald ha chiesto formalmente alla controparte siriana di normalizzare le relazioni con Israele, di firmare gli Accordi di Abramo e di accettare il trasferimento dei prigionieri jihadisti detenuti nelle carceri nel nord-est della Siria. Il presidente ha inoltre sollecitato la deportazione dei “terroristipalestinesi, sottolineando la necessità di un nuovo assetto regionale: “Nel primo colloquio con un leader siriano in 25 anni, Trump ha chiesto ad al-Sharaa di deportare i terroristi palestinesi, di firmare gli Accordi di Abramo con Israele e di assumersi la responsabilità dei centri di detenzione dellIsis nel nord-est”, si legge nella dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca. L’amministrazione statunitense punta ora a rilanciare il dialogo per il rilascio degli ostaggi ancora trattenuti a Gaza e per porre fine al conflitto in corso. I negoziati si svolgono a Doha, con la partecipazione degli inviati americani Steve Witkoff e Adam Boehler, giunti in Qatar insieme a una delegazione israeliana e ai rappresentanti di Hamas.

Nonostante le pressioni esercitate da Washington, il margine negoziale degli emissari israeliani resta però ridotto. La delegazione di Gerusalemme è vincolata allo schema predisposto da Witkoff, che prevede il rilascio di dieci ostaggi ma non contempla aperture su un cessate il fuoco né discussioni sul futuro politico e amministrativo della Striscia. Secondo fonti diplomatiche, Israele ha autorizzato i propri inviati a trattare esclusivamente nei limiti del mandato iniziale, escludendo scenari di compromesso più ampi. Trump ha rivendicato il ruolo centrale degli Stati Uniti nei negoziati: “Questo viaggio è positivo per Israele, è un bene che io abbia i rapporti che ho con questi Paesi, è essenziale. Penso sia molto buono per Israele”, ha dichiarato ai giornalisti che lo accompagnano. E a bordo dell’Air Force One, il presidente ha sottolineato il coinvolgimento diretto della sua amministrazione nella liberazione degli ostaggi: “Penso che il mio popolo meriti molto credito. Forse il massimo”, ha detto, riferendosi in particolare al caso di Idan Alexander. “Guardate, l’ostaggio liberato Idan Alexander non sarebbe dov’è ora se non fosse stato per noi, non sarebbe vivo in questo momento. Probabilmente ne abbiamo 20 ancora vivi”, ha aggiunto.

Nel frattempo, da Gerusalemme si apprende che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tenuto una serie di colloqui telefonici con Steve Witkoff e con la squadra negoziale americana incaricata del dossier ostaggi. “Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha appena concluso una serie di lunghe conversazioni (telefoniche) con l’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Steve Witkoff, e con la squadra negoziale incaricata della questione degli ostaggi”, riferisce l’ufficio del premier israeliano. Con l’arrivo di Trump a Doha, i riflettori tornano puntati sul fragile equilibrio mediorientale, mentre gli Stati Uniti tentano di riprendere l’iniziativa diplomatica.

Aggiornato il 14 maggio 2025 alle ore 15:39