
Dunque, nelle Marche naufraga miseramente la “flottiglia” del campo largo. Matteo Ricci, che non ha molto a che vedere con il bolscevismo di risulta incarnato da Elly Schlein, ne esce con le ossa rotte, insieme a una coalizione in cui la componente più moderata sembra essere stata inghiottita dalla palude del radicalismo montante. Da questo punto di vista, mi sembra evidente che, al netto delle questioni legate al territorio di una Regione ancora molto produttiva, la politica nazionale abbia giocato un ruolo abbastanza importante, se non addirittura decisivo. In particolare, la scelta di sostenere con tutto il clamore possibile la causa palestinese, attaccando il Governo e accusandolo di essere quasi complice del presunto genocidio che Israele starebbe perpetrando a Gaza, mi sembra che abbia avuto tre significativi effetti: spingere il voto moderato ancor più verso il centrodestra unito, allontanare dal campo largo buona parte dell’elettorato mobile e rinforzare, a tutto danno dei suoi alleati – soprattutto i 5 stelle – il Partito democratico.
Un Pd il quale, se si dovesse ripetere il naufragio marchigiano, si troverà costretto a gestire l’inevitabile presa di distanza da parte del partito di Giuseppe Conte, il quale dovrà per forza marcare una qualche forte differenza per non consegnare ciò che resta del suo elettorato alla pasionaria che guida il Pd. Tuttavia, a prescindere da come si riorganizzerà questa sorta di armata Brancaleone, continuando a perseguire l’attuale strategia di duro contrasto a tutto campo, è assai probabile che l’attuale maggioranza resti agevolmente in sella anche nella prossima legislatura.
Aggiornato il 30 settembre 2025 alle ore 09:29