
In aleis strenua in pugna invicta (valorosa nei rischi, invincibile in battaglia). Sapete cos’è? È il motto di nave Fasan (F591), la fregata Fremm della nostra Marina militare che il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha spedito a protezione e soccorso – è stata inviata anche la fregata Fremm, nave Alpino (F594), in appoggio all’altra, già operativa nell’area – dell’allegra “Flotilla” di fighetti radical-chic, possessori di barche del valore di centinaia di migliaia di euro ciascuna, in navigazione verso la costa di Gaza. A questo ci siamo ridotti, a inviare due navi da guerra per assicurarci che una banda di imbecilli, desiderosi di sfidare Israele e la prudenza del governo italiano, non si facciano del male giocando a fare la guerra a uno Stato che è realmente in guerra. Quelli della Global Sumud Flotilla sono dei provocatori? Sì, lo sono. E della peggiore specie, perché portare aiuti umanitari è sola la facciata splendente, grondante di umanità, lo specchietto per le allodole annidate nell’opinione pubblica, mentre la verità, stampata sul rovescio della medaglia pacifista, è che della popolazione di Gaza ai “buoni” non frega nulla. Ciò che vogliono non è alleviare le sofferenze degli abitanti della Striscia in fiamme ma è cercare l’incidente con le forze navali israeliane nella speranza che qualche Paese occidentale reagisca in loro difesa; nella speranza che il conflitto in corso nell’area si ampli; che cresca l’isolamento internazionale di Israele e, soprattutto, che nella confusione che ne deriverebbe il mondo si scordi di Hamas e della necessità per la sicurezza globale di eliminarla, senza pietà.
Bisogna ammettere che su una cosa i fighetti radical-chic hanno fatto breccia: sono riusciti a far parlare di loro i media nostrani. Ma cosa sperano di ottenere questi quattro idioti in cerca di (vana)gloria in nome di una falsa causa umanitaria? Che una nave italiana scateni un conflitto a fuoco con unità della Marina militare israeliana? Se lo tolgano dalla testa, non accadrà. Il governo di Roma non sarà mai tanto sconsiderato da ordinare l’impiego dei missili Aster 15/30 o dei missili antinave Teseo Mk2a, alloggiati nelle celle lanciamissili di nave Fasan (posto che vi siano e non che quelle celle siano vuote), per difendere la scampagnata marittima degli utili idioti di Hamas. Sappiano costoro che neanche un solo proiettile verrà esploso dalle mitragliere OtoBreda da 25 millimetri di nave Fasan. Perciò, se qualcuno si farà del male nel folle tentativo di forzare il blocco, il problema sarà suo e soltanto suo. E all’opposizione di sinistra, che ha abbracciato in toto la loro causa pur di dare fastidio al Governo Meloni, lo diciamo dritto per dritto: non ci provi nemmeno a fare la parte della vittima. Anzi, se vi sarà sangue versato sappiano che quel sangue resterà appiccicato sulle loro mani.
Questa volta Elly Schlein e compagni non se la caveranno con un’alzata di spalle o scaricando la responsabilità dello scontro sull’avversario (nemico) politico. Stanno fomentando la rissa facendo intendere che dovere del Governo sarebbe di difendere gli italiani imbarcati sugli yacht della “Flotilla”. Che significa? Abbiano il coraggio di dirlo chiaramente: entrare in conflitto con Israele. È questo che farebbero se fossero al governo della Nazione? È questo che ordinerebbe alla nostra Marina una Elly Schlein, presidente del Consiglio dei ministri di un governo di sinistra? Non si nascondano dietro il dito della furbizia retorica. Vi diamo una notizia: in mare aperto non c’è niente dietro cui nascondersi. E non provino a buttarla in caciara, rispondendo la qualunque a una domanda secca: cosa dovrebbe fare un’unità militare italiana se una nave da guerra israeliana aprisse il fuoco, al limite delle proprie acque territoriali, su un’imbarcazione privata battente bandiera italiana? Qui non si tratta di menare il can per l’aia, evocando i bambini di Gaza morti di fame, la carestia, la violenza sui civili, le bombe, i droni, la destra israeliana, le mancate sanzioni ai criminali contro l’umanità, il genocidio, Benjamin Netanyahu il terrorista e tutto il repertorio di amenità di cui dispone la retorica propagandistica antisemita della sinistra occidentale.
A domanda concreta si deve solo una risposta concreta: si risponde al fuoco israeliano, sì o no? Sappiamo bene che tra le molte “doti” possedute dai “compagni” spicca la vigliaccheria nel saper tirare la pietra con destrezza e con altrettanta destrezza nascondere la mano. Stavolta, però, non sarà così facile allestire il giochetto di prestigio. Stavolta, se ci sarà sangue, la mano progressista resterà impigliata dentro la sua stessa trappola. Epperò, onestà morale e intellettuale comanda che nulla vada chiesto di fare a qualcun altro che non ci si disponga a fare in prima persona. Perciò, non chiederemo ai “compagni” di manifestare apertamente le loro intenzioni prima di aver chiarito le nostre opinioni nel merito, oltre ogni ragionevole dubbio. Al riguardo, con la “Flotilla”, gli israeliani si regolino come meglio credono. Il fatto che vi siano coinvolti italiani non significa che debbano essere obbligatoriamente sostenuti e avallati nel loro scellerato comportamento. Ciò che intendono fare (forzare il blocco navale) è sbagliato perché è funzionale agli interessi politici di un’entità terrorista qual è Hamas, che invece desideriamo vedere annientata fino al suo ultimo componente. Quindi, i fighetti radical-chic pro-Hamas sono liberissimi di andarsi a schiantare contro il muro della difesa israeliana, ma non hanno alcun diritto di pretendere che lo Stato italiano intervenga ad aiutarli nella realizzazione dei loro progetti dissennati e ambigui.
L’augurio, che corrisponde a una certezza, è che a bordo di nave Fasan vi siano sufficienti bende, cerotti, tinture di iodio, stecche, pomate, ghiaccio secco, aghi e filo per rammendare tagli e sistemare qualche osso rotto degli “eroici” navigatori pro-Hamas. Tuttavia, se i nostri militari fossero costretti a perdere tempo ad assistere gli sfigati, auspichiamo vivamente che l’Agenzia delle Entrate recapiti agli “eroi” ripescati e ricuciti il conto delle spese da pagare perché deviare una nave per soccorrerli ha un costo; l’assistenza in mare ha un costo e non possono essere sempre gli italiani a saldare il conto. In ultimo, un consiglio disinteressato alla maggioranza di centrodestra: non continuino a cascare nella trappola apparecchiata dalla sinistra. Mostrino di avere gli attributi decidendo di disinteressarsi delle sorti della crociera mediterranea dei fighetti pro-Hamas. Pensino alle cose serie che angosciano gli italiani e mostrino maggiore fiducia in loro perché la gente non è stupida e capisce benissimo ciò che stanno facendo gli allegri croceristi, e perché. E se mai capitasse che qualcuno tra i croceristi dovesse spaccarsi il cranio, nessun nostro connazionale di buonsenso penserebbe che quella zucca rotta fosse da addebitare a Giorgia Meloni e al suo Governo.
Aggiornato il 26 settembre 2025 alle ore 09:41