
In merito al caso emblematico di Garlasco, quasi ogni giorno veniamo a conoscenza di qualche magagna, ad esser buoni, della prima indagine. L’ultima della serie è la scoperta di un Dna femminile, repertato nel 2007, e rimasto nel cassetto degli inquirenti fino alla riapertura dell’inchiesta. Lo spiega con dovizia di particolare l’ottima Rita Cavallaro in un articolo pubblicato su Il Tempo sabato scorso. In particolare, malgrado il partito di chi osteggia la nuova indagine porti “avanti la falsa narrazione che nella villetta di via Pascoli non vi siano tracce di altre persone”, spiega la giornalista, “a rafforzare la presenza di più complici sulla scena del delitto” ci sarebbero tutta “una serie di elementi sotterrati nelle decine di migliaia di pagine della vecchia inchiesta”.
Il materiale genetico femminile fu repertato dagli specialisti del Ris, all’epoca comandati da Luciano Garofano, nel corso dei primi sopralluoghi in tre luoghi dell’appartamento riconducibili all’azione omicidiaria: “sul pomello della porta a soffietto della cantina, dove il corpo di Chiara è stato gettato esanime dopo la mattanza, sulla leva del miscelatore del rubinetto del lavabo del bagno, dove l’assassino Alberto Stasi si sarebbe ripulito del sangue, come sostiene la sentenza di condanna, e sulla maniglia interna del portone d’ingresso, poco sotto l’impronta 10 lasciata da uno degli aggressori in fuga dalla scena del crimine”. Ora, sempre da quanto riportato nell’articolo, sembra che all’epoca “la caratterizzazione del Dna aveva portato a risultati non utili, probabilmente con un numero di marcatori inferiori agli standard minimi per l’attribuzione”. “Eppure – spiega Cavallaro svelando un altro punto dolente della vecchia indagine – sebbene il codice genetico fosse insufficiente a individuare una compatibilità, avrebbe potuto essere comparato per esclusione con i tamponi salivari prelevati all’epoca a tutte le persone di sesso femminile che avevano frequentato casa Poggi nei giorni precedenti al delitto”. Ma ciò non fu fatto. O meglio fu fatto solo per escludere la vittima, la povera Chiara Poggi.
Ora, senza entrare in ulteriori dettagli, ancora una volta in questo caso, che non è certamente l’unico a presentare falle nelle indagini, si manifesta in modo chiarissimo quella nefasta visione ristretta che tende a concentrare l’azione degli inquirenti su un’unica pista, costruendo un ardito teorema accusatorio sul sospettato di turno e, conseguentemente, e tralasciando tutto ciò che possa sconfessare il teorema medesimo. Ed in questo, occorre sottolinearlo con forza, troppo spesso ha svolto un ruolo non indifferente gran parte dell’informazione. Una informazione la quale, anziché fare le pulci a chi sostiene l’accusa, soprattutto quando i processi si basano su labili prove indiziarie, finisce per allinearsi acriticamente alle tesi delle varie procure. Basti ricordare che quando fu letta la sentenza di condanna in Corte di Assise a carico di Enzo Tortora, in quello che può essere considerato come il più celebre errore giudiziario della storia repubblicana, gran parte dei giornalisti presenti manifestarono grande soddisfazione.
Questo uno stralcio molto efficace di un articolo senza firma pubblicato nel 2018 sul sito errorigiudiziari.com: “La stragrande maggioranza dei media si schierò su posizioni colpevoliste. Tranciando giudizi che oggi suonano impietosi, paradossali, spietati nella loro ferocia gratuita. Ma nello stesso tempo ridicoli perché basati sul nulla. La gogna mediatica, oggi divenuta una costante delle vicende giudiziarie italiane, cominciò allora a farsi sentire pesantemente”. Ebbene, in tal senso la riapertura del caso di Garlasco, dopo il fallimento della riapertura del processo di Olindo Romano e Rosa Bazzi – altra vicenda paragonabile a quella in oggetto – potrebbe rappresentare un momento di svolta per un sistema mediatico-giudiziario che, sempre in caccia del mostro da sbattere in prima pagina, si è da tempo specializzato nel trasformare in prove schiaccianti tutta una serie di suggestioni e di leggende metropolitane.
Aggiornato il 26 agosto 2025 alle ore 09:53